Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 28 Marzo |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

Il Papa alla Cina di Xi Jinping: la vostra saggezza serve al mondo

China flag and the Pope Francis – it

Jeffrey Bruno & Lianqing Li

Vatican Insider - pubblicato il 03/02/16

Intervista esclusiva ad Asia Times: Francesco esprime il suo amore per i cinesi e li incoraggia a far tesoro della loro storia.

di Gianni Valente

Papa Francesco manda un messaggio alla Cina di Xi Jinping. Un messaggio forte e chiaro. Un messaggio di amicizia. Raccomanda ai cinesi di rimanere sereni, di nutrire fiducia nella propria grande storia, senza auto-fustigarsi per le tragedie del passato. Ripete loro che il mondo attende il loro contributo di saggezza e di civiltà. Il vescovo di Roma scommette sulla possibilità che i rapporti tra la Repubblica popolare cinese e il resto della comunità internazionale contribuiscano a disegnare un futuro di pace. Ma senza ripetere Yalta fuori dalle logiche di chi pensa il mondo come una torna da spartire tra potenti.

Il «messaggio» di Papa Francesco alla leadership e al popolo cinese viene affidato a un’intervista pubblicata su Asia Times, quotidiano online in inglese, con base a Hong Kong e proprietà israelo-statunitense, molto seguito da tutte le cancellerie e le diplomazie asiatiche. A porre le domande al Successore di Pietro è lo studioso e analista Francesco Sisci, pechinese d’adozione, Senior Researcher di studi europei presso la Renmin University of China. Sisci dichiara nell’introduzione la «mission» specifica dell’intervista. Preavverte che non ha voluto intenzionalmente interrogare il Papa sulla questione cruciale dei rapporti tra Cina poplare, Chiesa cattolica e Santa Sede, nè porre domande su questioni strettamente politiche. Gli interessava invece interpellare il Papa sulle «questioni di fondo» che toccano i cinesi nel loro quotidiano: la rottura dei rapporti familiari tradizionali, la difficoltà a comprendere e a farsi comprendere dal resto del mondo, i sensi di colpa per esperienze del passato – come la Rivoluzione Culturale – e scelte più recenti, come la «politica del figlio unico», oggi in liquidazione.

Fin nell’incipit dell’intervista, il Vescovo di Roma dichiara la sua grande «ammirazione» per la Cina, il suo popolo e la sua civiltà: «Per me» confida all’intervistatore «la Cina è sempre stata un punto di riferimento di grandezza. Un grande Paese, ma più che un Paese, una grande cultura, con una saggezza inesauribile». Un’ammirazione percepita da Bergoglio fin da ragazzo, paragonata a quella di Matteo Ricci, il gesuita accolto dai cinesi come un saggio elargitore di scienza e saggezza all’inizio del XVII secolo. «Ricci» spiega il Papa «ci insegna che è necessario entrare in dialogo con la Cina, perché essa è un’accumulazione di saggezza e di storia. È una terra benedetta da molte cose. E la Chiesa cattolica, che ha tra i suoi doveri rispettare tutte le civiltà, davanti a questa civiltà, io vorrei dire che ha il dovere di riservarle un rispetto con la “R” maiuscola» aggiunge il Papa, nell’unico breve accenno alla relazione tra Cina e comunità ecclesiale. Bergoglio cita anche l’altro gesuita-artista Giuseppe Castiglione, amico della Cina, e ricorda la commozione provata mentre stava per entrare nello spazio aereo cinese, durante il volo Roma-Seoul, nell’agosto 2014. Poi, sollecitato dalle domande, affronta la questione delicata delle paure provocate dall’ascesa economico-geopolitica della Cina popolare: «La paura non è mai una buona consigliera» scandisce Bergoglio, quasi a voler esorcizzare i presagi devastanti di futuri conflitti tra la Cina e altre superpotenze globali. Secondo Papa Francesco, non occorre temere né innescare alcuna «sfida», visto che ognuno «ha dentro di sè la capacità di trovare vie di coesistenza, di rispetto e di ammirazione reciproca». Secondo il Papa gesuita, la saggezza, la cultura e le competenze tecniche cinesi «non possono rimanere chiuse in un Paese: esse tendono a espandersi, a diffondersi, a comunicare». Ma questo va visto come un contributo di ricchezza da accogliere, e non come un pericolo.

Non fare come a Yalta

Meccanismi di autodifesa e pose aggressive possono scatenare nuove guerre, riconosce Papa Francesco. Lui dal canto suo, scommette in una Cina che possa offrire un contributo sempre più rilevante al consolidamento di equilibri di pace. «Il mondo occidentale, il mondo orientale, e la Cina, tutti hanno la capacità di mantenere l’equilibrio della pace e la forza di farlo. Noi dobbiamo trovare la via. Sempre attraverso il dialogo, non c’è altra via». La via delle responsabilità condivise suggerita dal Papa non è quella della spartizione di interessi e di zone di influenza, sulla base di rapporti di forza: «Questo» sottolinea Papa Francesco, con un richiamo storico quanto mai eloquente «è ciò che è avvenuto a Yalta, e noi abbiamo visto i risultati». La prospettiva di Yalta era quella di «spartirsi la torta». Ma dividersi la torta, come a Yalta, «significa dividere l’umanità e la cultura in piccoli pezzi. E la cultura e l’umanità non possono essere divise in piccoli pezzi», ripete Francesco con immagini incalzanti. Al contrario, nell’assunzione comune di responsabilità condivise, «la torta rimane intera, e si cammina insieme. Insieme. La torta appartiene a tutti, è umanità, cultura… e ciascuno esercita un’influenza che contribuisce al bene comune di tutti». La prospettiva suggerita dal Papa è multipolare, non bipolare.

Riconciliarsi con se stessi. Senza masochismi. Ma sul presente e sul futuro della Cina – fa notare l’intervistatore in uno dei passaggi più intensi del colloquio – pesano ferite, sensi di colpa collettivi ed esperienze traumatiche, dai deliri della Rivoluzione Culturale fino alla sciagurata politica demografica del «figlio unico», da poco rinnegata. Nelle risposte, Papa Francesco non infierisce sulle disgrazie della storia e i sentieri sbagliati presi in passato dall’Ex Celeste Impero. Riconosce che in Cina, con la politica demografica degli ultimi decenni, «la piramide si è invertita»: un bambino dovrà portare il peso sociale di suo padre, di sua madre e dei suoi nonni e nonne. «E questo è sfiancante, disorienta. Non è la via naturale». Ma Bergoglio sottolinea anche che l’invecchiamento della popolazione che minaccia la Cina, in altri posti appare già realizzato. Di fronte alle artrosi della «Nonna Europa», con Paesi – come l’Italia – a crescita demografica allo zero («a Roma, se cammini per strada, si vedono pochi bambini», nota en passant Papa Francesco). Al Successore di Pietro, il popolo cinese comunque non appare ancora ripiegato su se stesso. Lui lo vede in cammino per «fare il suo futuro», e questo – dice il Papa – adesso rappresenta «la sua grandezza. Cammina, come tutti i popoli, attraverso luci e ombre». Ma cammina, è in movimento, come l’acqua di fiume «che è sana perché scorre», mentre «l’acqua ferma diventa stagnante». Solo se continua a camminare, il popolo cinese può riconoscere le strade sbagliate imboccate in passato: ma secondo Papa Francesco, occorre evitare di farsi schiacciare dai complessi di colpa, fino a disprezzare la propria storia. Il vescovo di Roma dà il suo consiglio: «Vorrei dire al popolo cinese: non essere amaro, ma stai in pace con il tuo cammino, anche se hai fatto errori». Secondo il Papa, non bisogna mai odiare la propria storia come una cosa «cattiva». Ogni popolo «deve essere riconciliato con la sua storia», e questo può accrescere «maturità», proprio evitando auto-fustigazioni e auto-condanne: «È sano per una persona avere misericordia verso se stessa. Non essere sadico o masochista…. Direi lo stesso per un popolo: è sano per un popolo essere misericordioso con se stesso» dice Papa Francesco, rispondendo alla domanda in cui Sisci ha accennato anche all’Anno Santo della Misericordia.

La «misericordia verso se stessi» è il suggerimento che Papa Francesco offre al popolo cinese e ai suoi leader attraverso l’intervista. Occorre evitare le recriminazioni auto-distruttive. Così proprio un atteggiamento magnanimo anche verso se stessi può aiutare a risolvere le gravi emergenze del presente e affrontare le incognite pericolose del futuro. Anche in Cina – suggerisce papa Francesco – lo scioglimento dei nodi e la ripartenza dopo tempi di crisi non passa attraverso l’omologazione a modelli importati, ma è assicurata solo dalla riscoperta cordiale della propria storia, e della propria saggezza antica: «La Cina – rimarca Bergoglio – ha nella propria stessa storia le risorse per uscire dalle proprie afflizioni». Occorre «accogliere la realtà così come viene», con «sano realismo». E proprio la «tensione bipolare» tra i problemi del presente la propria saggezza e creatività antica porta frutti. «Credo» dice Papa Francesco «che la grande ricchezza della Cina oggi consiste nel guardare al futuro da un presente che è sostenuto dalla memoria del suo passato culturale». E questa ricchezza può riemergere e facilitare il presente «proprio grazie al dialogo con le altre realtà del mondo». Il dialogo – rimarca il Papa – «non significa che mi arrendo».Nei rapporti tra differenti Paesi, occorre evitare il pericolo di «imposizioni occulte», o di «colonizzazioni culturali».

In linea con la lunghezza d’onda di tutta la conversazione, e su invito dell’intervistatore, il Papa conclude la sua intervista geopolitica rivolgendo al presidente Xi Jinping gli auguri per l’ormai prossimo Capodanno cinese, saluta il leader e tutti i cinesi, esprimendo l’auspicio che non perdano mai la «consapevolezza storica di essere un grande popolo, con una grande storia di saggezza, e che hanno molto da offrire al mondo. Il mondo guarda a questa vostra grande saggezza. Per favorire anche la cura della nostra casa comune e di tutti i popoli».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

Tags:
cinapapa francesco
Top 10
See More