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Il cardinale Angelo Scola chiede una svolta: festa a scuola anche per i musulmani

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VINCENZO PINTO

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/02/16

Il vescovo di Milano propone di festeggiare un evento caro al mondo islamico. Nel segno di una integrazione che viaggia tra parrocchie e Comuni

Una festa musulmana da celebrare nelle scuole milanesi. La proposta non viene dall’imam di una moschea, ma dall’arcivescovo Angelo Scola. E non era una battuta, ma la conclusione di un ragionamento che partiva dal “meticciato” – tanto caro al cardinale – e arrivava alla presenza di «almeno un 20 per cento di alunni stranieri nelle nostre classi» (La Repubblica, 31 gennaio).

“PLURALI E INCLUSIVI”

Quindi non si rinunci al presepe perché ci sono gli islamici a scuola, ma si accolgano anche le loro specificità. «Una società plurale deve essere il più possibile inclusiva, ma non può rinunciare al simbolo se no perde forza comunicativa – ha spiegato Scola – Se aumentano i bambini musulmani, bisogna prendere qualcuna delle loro feste ed inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare».

“UNA FESTA PER IL RAMADAN”

Un’idea che agli imam di Milano piace così tanto che il portavoce del coordinamento delle moschee milanesi Caim, Davide Piccardo, rilancia: «Non solo sono d’accordo e ringrazio Sua eminenza, ma mi spingo anche a proporre che le scuole restino chiuse in occasione di feste importanti come la fine del Ramadan o la Festa del sacrificio. Esattamente come per il Natale cristiano, così i bambini potranno celebrare la festa con la comunità» (La Repubblica, 1 febbraio).

INSIEME A SAN PIETRO

Se a Milano si apre un confronto nuovo e di largo respiro, un importante e altrettanto innovativo segnale di dialogo interrelligioso tra musulmani è cristiani si è verificato a Roma il 17 gennaio in occasione del Giubileo dei migranti. In quell’occasione sono arrivati in 7mila in piazza San Pietro. Oltre 30 le nazionalità presenti e più di duemila sono di fede musulmana.

UNITI PER PREGARE

Tutti giunti a Piazza San Pietro per pregare insieme ai cristiani. Spiegava Ahmad, originario del Togo, arrivato quattro mesi fa in Italia dopo aver superato deserti, prigioni e mari: «Sono musulmano, è vero, ma oggi reciterò le preghiere dei cristiani insieme con i cristiani perché siamo la stessa famiglia» (La Stampa, 17 gennaio).

“I CRISTIANI A LA MECCA”

Una piazza che recitava insieme a recitare il “Gloria”, l’ “Ave Maria” e che ha lanciato segnali inequivocabili. «Basta differenze tra cristiani e musulmani – chiede Suleyman, originario del Ghana, arrivato un anno e mezzo fa in Italia – Dobbiamo vivere insieme. Per me anche i cristiani dovrebbero poter andare alla Mecca come noi siamo venuti qui in mezzo ai pellegrini del Giubileo. E dovrebbero poter praticare in pace la loro religione. Siamo tutti uguali. Preghiamo solo un dio».

INTESA CON LE COMUNITA’ ISLAMICHE

E con questo spirito che si stanno strigendo “Accordi di convivenza civile” con le comunità islamiche in diverse città italiana. In questa logica di integrazione e di tenersi la mano l’un altro che Torino e Firenze hanno compiuto un passo in linea con l’apertura che offre la Chiesa Cattolica.

LEGALITA’ E CONVIVENZA

«Vogliamo dare vita ad un impegno reciproco – ha spiegato il sindaco di Firenze Nardella – che veda l’amministrazione e la comunità musulmana coinvolte in un’azione di valorizzazione della cultura della legalità e della convivenza, e di informazione, promozione e condivisone delle nostre regole di convivenza civile che trovano fondamento nella Costituzione Italiana» (Quinewsfirenze.it, 31 gennaio).

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