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Galantino: Basta strabismo, aiutiamo davvero le famiglie

Manif pour tous Roma – it

DR / LMPT

Manif pour tous Roma

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 03/02/16

Il Segretario della Cei parla del Family day: «Una giornata positiva»

«Basta affrontare il tema in maniera strabica e ideologica. Bisogna prendere atto della situazione reale della famiglia oggi in Italia». Il vescovo Nunzio Galantino, segretario della Cei, partecipa ad Abano Terme al seminario nazionale di pastorale sociale «Vie nuove per abitare il sociale» e nella sua prima uscita pubblica dopo il Family Day risponde alle domande di Vatican Insider – La Stampa.

Che impressione ha avuto della manifestazione di sabato scorso?
«È stata un’esperienza certamente positiva, per tanti motivi. Non fosse altro perché abbiamo sperimentato concretamente il valore delle parole rivolteci dal Papa: noi non dobbiamo essere vescovi-piloti. Ma questo non significa essere gente disattenta e distratta. Il tema del Family day  e dei relativi dibattiti può trovare adeguata collocazione e diventare occasione di confronto leale, per la politica e per la stessa comunità ecclesiale»

Come si continua ora, rispetto all’iter della Cirinnà? Si può trovare un punto d’incontro?
«Si sta discutendo nelle aule parlamentari, per rispetto non voglio entrare nel dibattito politico. La posizione della Chiesa è chiara ed è stata già chiaramente espressa».

Che cosa è importante oggi per la famiglia?
«Non bisogna affrontare il tema in maniera strabica e ideologica. Strabismo è non rendersi conto – agendo di conseguenza – che la famiglia è uno strumento necessario prima di tutto per la tenuta della società stessa».

Qual è la situazione reale in Italia?
«Comincio da una banalità che sembra ignorata: le famiglie composte da padre, madre e figli sono assolutamente maggioritarie rispetto ad altre forme di convivenza. Dinanzi a questa realtà è ovvio chiedersi: ma quanto investono i nostri governanti per tenere viva e produttiva questa realtà? Il vero ammortizzatore sociale oggi, anche rispetto alla crisi e al lavoro che manca, è la famiglia. Poi c’è la sempre più bassa natalità: bisogna intervenire a più livelli perché la crisi demografica impoverisce il nostro Paese e mortifica le prospettive di futuro».

Francesco a Firenze ha invitato la Chiesa italiana a non essere ossessionata dal potere anche quando assume l’aspetto positivo della «rilevanza sociale». A che punto siete?
«Il Papa ci ha invitato ad abbandonare ogni tentazione di concepirci come un potere accanto ad altri poteri. A non cercare e non esercitare un potere nemmeno per raggiungere fini positivi. Questo non significa non avere la responsabilità, la libertà e la passione di occuparci della città degli uomini, della dimensione sociale e politica. Non “cercare” rilevanza sociale e politica non significa non “avere” (anche) rilevanza sociale e politica, ma usare quest’ultima, che può essere solo il frutto di una testimonianza di vita autenticamente evangelica, a servizio del bene comune e non per il conseguimento di privilegi ingiustificati. Le persone oggi accolgono la Chiesa se si mantiene alla larga da logiche di potere e si sforza di testimoniare il Vangelo attraverso scelte credibili».

Il Papa ha chiesto ai vescovi di non fare i «piloti» dei laici. Quanto pesa ancora il clericalismo?
«Il clericalismo, ha detto una volta Papa Francesco, è come il tango: lo si balla sempre in due! È il risultato dell’incontro tra due debolezze: un clero che ama pensarsi come una casta superiore, per posizione e per pensiero, quindi chiamata a “pilotare”, e un laicato incapace di riconoscere la sua dignità e di esigerne il rispetto. Quando il giro di tango dura a lungo, allora si fanno strada con una virulenza insopportabile, da un lato, indebite richieste di “benedizioni” (per sé) e antievangeliche richieste di “scomuniche” (per gli altri!); dall’altro lato, si fanno strada forme di collateralismo e di piaggeria funzionali al perseguimento dei soliti interessi, assai concreti e assai meschini, dei soliti noti, disponibili a ogni soluzione pur di riciclarsi  come uomini nuovi».

Casi di cronaca e scandali mettono in dito sulla piaga riguardante l’uso dei soldi. Come risponde?
«La Chiesa italiana si trova storicamente nella condizione di ricevere risorse provenienti dalla destinazione volontaria dell’8×1000 da parte di fedeli che ne apprezzano la presenza e il servizio svolto a favore di tutti, credenti e non credenti. Il cattivo uso che solo qualcuno, nella Chiesa, fa di queste risorse non giustifica le generalizzazioni strumentali e il rifiuto pregiudiziale di prendere atto di tutto quello che la Chiesa, attraverso le sue strutture e la sua presenza, restituisce in termini di risposte all’intera collettività, e in particolare alle fasce più deboli e indifese.
Quanto a quelli che vengono presentati come scandali e che, in alcuni casi, tali sono: nessuna giustificazione, anzi desiderio che gli abusi vengano denunziati perché l’azione della Chiesa non venga sporcata da comportamenti inaccettabili».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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