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I veri cattolici amano febbraio

Snow

Randi Hausken CC

Tom Hoopes - Aleteia - pubblicato il 01/02/16

Accettano la croce dell'inverno e aspettano la primavera gloriosa

La scorsa settimana, stavo dissertando entusiasticamente sul potere della bellezza di penetrare lo scudo difensivo del mondo odierno quando ho notato che i miei studenti non accettavano l’idea.

Mi sono fermato e ho detto: “Aspettate. Cosa c’è che non va? Non ha senso?” In risposta, uno degli studenti cattolici del mio corso di Cristianesimo nei Mass Media ha guardato tristemente fuori dalla finestra. Era una giornata fredda, cupa e scura.

Ho detto ai miei studenti che i veri cattolici amano l’inverno. I veri cattolici amano il mese di febbraio. I cattolici vedono un febbraio lungo perché bisestile come quello di quest’anno e dicono “Andiamo!” Lasciatemi spiegare.

I cattolici amano febbraio perché amano la seconda stazione della Via Crucis

I testi della Via Crucis hanno formulazioni leggermente diverse dei nomi di ogni stazione. Cambio sempre la seconda stazione nella mia testa. Se si dice “Gesù riceve la croce”, “Gesù porta la croce” o “La croce viene posta su di lui”, io dico sempre “Gesù accetta la sua croce”.

Accettare le proprie croci è un prerequisito fondamentale per la felicità. Non si potrebbe smettere di ricevere croci da portare neanche volendo. Quello che si può fare è accettarle.

La gente che vive in luoghi caldi e soleggiati fa più fatica a capirlo di quella che vive nel “mondo reale”. Dovrei saperlo. Sono cresciuto in Arizona, e consideravo “mondo reale” quei luoghi che apparivano nei romanzi e nei film in cui la gente indossava un giaccone e aveva la neve.

Nel mondo reale, la Quaresima è il modo della Chiesa per “cambiare di marchio” alla sofferenza che dobbiamo affrontare a febbraio. In Arizona, dovevamo cercare le croci. Non ero bravo a farlo. Scivolavo nella vita sotto il bagliore del sole di febbraio in maniche corte.

I miei figli hanno una comprensione molto migliore dell’inevitabilità della sofferenza e della libertà di essere capaci di sorridere comunque. Spalano la neve e sorridono. Imparano ad aiutare gli altri e ad essere aiutati – tutti dobbiamo aiutarci a vicenda quando nevica. Imparano anche che perfino quando le cose vanno male non sono così negative. Quando la vita ti dà i limoni fai la limonata; quando la vita ti dà la neve vai sullo slittino.

I cattolici amano febbraio perché sanno quanta gioia arrecherà loro aprile.

Il musical preferito di ogni cattolico è ovviamente Tutti Insieme Appassionatamente, con la sua celebrazione vigorosa della vita di convento, delle famiglie numerose e della dottrina per cui Dio ha creato l’universo dal nulla.

L’altro musical preferito dai cattolici è Camelot, con la sua supplica appassionata a Santa Genoveffa e il buon re Artù, cattolico, che decreta il tempo ideale: “L’inverno è proibito fino a dicembre”. Camelot sembra più il Kansas che la California.

Nel Cantico dei Cantici, l’amore e aprile si fondono: “Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna
” (2, 10-12).

Ovviamente aprile è il massimo, ma l’enormità della sua gioia sarebbe impossibile se non fossimo passati attraverso le profondità del febbraio più oscuro per arrivarci.

In mezzo all’eternità, Dio ha misurato le persone che stava creando, ha soppesato le nostre necessità, le nostre forze e le nostre debolezze, e ha costruito accuratamente febbraio pensando a noi. Lo ha sigillato con il suo bacio, e ce lo ha mandato perché lo accettassimo con gioia. Chi siamo noi per rifiutare un simile dono?

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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cattolicesimo
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