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Preghiera del prigioniero: “Non voglio rinunciare ad essere una persona”

Nimba County Prison Inmates

Nimba county prison inmate looks through a window of a cell during a tour of the overcrowded facility by Henrietta Mensa-Bonsu, Deputy Special Representative of the Secretary-General for the United Nations Mission in Liberia (UNMIL) for Rule of Law.

Aleteia - pubblicato il 29/01/16

Gesù, anche tu sei stato un prigioniero, un torturato, un accusato e un condannato

Cristo, sono un prigioniero. Solo tu sai quanto costi pregare a un prigioniero.

Nel nostro essere più profondo esplode in ogni istante la ribellione.

È difficile pregare, è difficile credere quando ci si sente abbandonati dall’umanità.

Anche per te è stato difficile pregare sulla croce, e hai gridato la tua angoscia, la tua collera, la tua delusione, la tua amarezza: “Perché mi hai abbandonato?”

Forse questa è l’unica preghiera che possiamo recitare.

Un “perché”, che sulle tue labbra era diverso, perché tu eri innocente.

Noi non siamo innocenti: nessun uomo sulla terra lo è.

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”; ma il nostro “perché” è una richista di giustizia, anche se pochi vogliono ascoltarci e credono in noi come persone.

Gesù, anche tu sei stato un prigioniero, un torturato, un accusato e un condannato.

Tu, il cui ultimo scandalo è stato canonizzare, senza miracoli né processi, un ladrone condannato a morte.

A Te, Signore, vittima di tutte le ingiustizie commesse dalla giustizia umana, rivolgiamo il nostro grido.

Accettalo come preghiera. Perdona e dimentica tutto il male che abbiamo fatto. Anche se non tutti gli uomini ci perdonano e continuano ad additarci come delinquenti.

È terribile il marchio dei carcerati.

Signore, è un marchio che non rispetta neanche gli innocenti, perché qui tra noi ci sono anche degli innocenti. Povere vittime di famiglie distrutte, di amore non ricevuto, di abbandono nell’infanzia, di mancanza di cultura, di gioventù emarginata ed esclusa, di strutture sociali ingiuste. Signore, non vorrei perdere la mia dignità umana per il fatto di essere entrato in carcere.

Non voglio rinunciare ad essere una persona.

Voglio credere che almeno tu, il più giusto e innocente dei condannati nella storia, sia capace di comprendere le mie lacrime e la mia rabbia.

Sei il mio ultimo filo di vera speranza.

Perdona, Signore, se dietro queste grate guardo furioso e con rabbia a una società che mi addita e mi esclude.

Cristo, dammi fiducia nella vera libertà, in quella libertà che è dentro di noi e che nessuno può strapparci.

Dacci la fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di rigenerare la nostra vita secondo il modello che ci offri nel tuo Vangelo.

Madre Santissima della Mercede, prega per noi assetati di libertà, spezza le catene che ci schiavizzano e ci annullano come persone.

Veglia sulle nostre famiglie e proteggile.

Stendi il tuo manto materno su questa prigione, perché riusciamo a umanizzare e a rendere degna la nostra vita.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
preghiera
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