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È possibile che Dio mi chieda qualcosa che non posso dare?

preghiera

padre Carlos Padilla - pubblicato il 25/01/16

La mia vita acquista senso quando dico un “sì” gioioso alla mia esistenza per com'è oggi

Obbedire al Signore non è sempre così facile. Il cuore si aggrappa ai propri desideri e non vuole altro che vivere la felicità piena qui e ora. A volte si aggrappa a progetti che non placano la sete, e sogna di riposare un giorno in un luogo in cui gettare radici.

Spesso il mio cuore vive inquieto, e non sempre fa ciò che Dio vuole. Si ribella, si rifiuta. Perché quello che Dio mi chiede sembra non coincidere con ciò che desidero.

Vorrei saper obbedire sempre ed essere più docile alla volontà di Dio. Obbedire senza voler accontentare quelli che mi circondano, soddisfare le loro aspettative, rispondere ai loro desideri.

Vorrei saper placare più facilmente i miei appetiti e non lasciarmi trasportare solo da ciò che più mi interessa.

La mia vita spirituale non consiste nel vivere in continui rapimenti, nel voler stare solo con Dio, lontano dal rumore della vita e degli uomini.

L’obbedienza a Dio non mi chiede sempre di stare in preghiera, solo e in silenzio. Spesso mi chiederà altre cose apparentemente meno sante.

A volte Dio non chiede sacrifici né rinunce. Non ci chiede di smettere di fare qualcosa per essere più austeri.

Forse mi chiede di curare i miei cari, di rallegrarmi con loro, di godere la vita oggi perché del domani nessuno sa niente. Prendere ciò che è dolce e ciò che è amaro, come dice Santa Teresa: “La somma perfezione non sta nelle dolcezze interiori, nei grandi rapimenti, nelle visioni e nello spirito di profezia, bensì nella perfetta conformità del nostro volere a quello di Dio, in modo da volere anche noi – e fermamente – quanto conosciamo che Egli vuole, accettando con allegrezza tanto il dolce che l’amaro, quando in questo è il Suo volere”.

La mia volontà si modelli su quella di Dio. Che io non faccia se non ciò che dà gioia a Dio.

Ma come saperlo? Come essere capace di scandagliare l’anima cercandone i desideri più belli? Come non ingannarmi pensando che ciò che piace a me è ciò che piace a Dio?

Non abbiamo sempre certezze al momento di prendere decisioni. Cosa vuole Dio da me? Vorrei essere fedele ai suoi desideri.

Diceva padre Josef Kentenich: “Il vero amore è quello che non dice ‘è sufficiente’. La misura dell’amore è senza misura. Il nostro rapporto reciproco deve immergerci in modo sempre più profondo in questa misura senza misura, nell’eterno, nel Dio infinito”.

L’amore è l’unica risposta. Quando amiamo non diciamo mai che è sufficiente. Possiamo sempre dare di più. Vogliamo sempre di più. Perché l’amore vero non ha misura. Dice di sì, e continua a dare.

Le persone che ci amano dovrebbero aiutarci ad amare sempre di più. L’amore per Gesù dovrebbe portare a donarci senza misura. A obbedire senza misura.

Ma non è così facile. Forse il mio amore non è così grande, né così profondo. Lo dico sempre a Gesù. Gli dico che sono qui per fare la sua volontà. Ed Egli mi ascolta pazientemente.

Ma poi mi confondo e mi impegno a seguire il mio cammino e non il suo. Voglio accontentare gli uomini più di Lui. Giustifico le mie decisioni. Pretendo che a Dio piacciano i miei passi, le mie scelte. O che piacciano agli uomini che mi guardano e aspettano qualche risposta.

È vero che Dio sa quello che è meglio per me, ma io non lo so. Non mi è chiaro. So solo che la sua fedeltà mi colpisce. Non mi abbandona mai. Anche se spesso il cammino che seguo non è quello della Sua volontà. Anche se il Suo cammino non è sempre il più duro, né il più esigente.

A volte non mi chiede ciò che non mi piace. Non desidera la mia rinuncia né la mia perdita. Sono fatto per amare ed essere amato, mi ha creato così.

La mia vita acquista senso quando dico un “sì” gioioso alla mia vita per com’è oggi. Con le sue rinunce. Con le sue scelte. Con i suoi limiti. Con il suo orizzonte. “Sì” alle mie difficoltà e “sì” alle mie gioie. Un “sì” sincero al mio modo di essere, alla mia vita com’è.

È l’obbedienza quotidiana e costante. Quali sono quei “sì” che mi costa maggiormente pronunciare? Dov’è che Dio mi chiede di dirgli di sì in modo docile? L’obbedienza che fa male e pesa. Quell’obbedienza che rallegra l’anima e la rende più leggera.

Non voglio essere triste. La gioia in Dio è la mia forza. In Lui riposo. La gioia alla sua presenza, con Lui, al suo fianco. Non temo nulla.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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