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Come rendere la Chiesa un luogo più accogliente per i single

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Jeffrey Bruno / Aleteia

David Mills - pubblicato il 21/01/16

Un’amica single ha inserito di recente un post sulla sua pagina Facebook: “Domenica sono andata in una nuova chiesa e il parroco ha annunciato che la serie di omelie del mese di novembre avrebbe riguardato il matrimonio. ‘E se non siete sposati?’, ha chiesto. ‘Beh, la Scrittura dice: ‘Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà’”. Non è il modo migliore per presentarlo. “Scusi?”, ha risposto la mia amica. “In altre parole, single, ingoiate il rospo”.

La maggior parte delle risposte erano a sostegno, come ci si aspetterebbe dagli amici, ma molti hanno respinto le sue obiezioni o le hanno detto, in vari modi, di ingoiare davvero il rospo e smettere di lamentarsi. Altre amiche single, incluse vedove e madri rimaste sole perché sono state lasciate dai mariti per la bellona di turno, mi hanno detto che non parlano delle loro lotte perché le possibilità che ciò che dicono venga criticato o di essere trattate con condiscendenza sono troppo alte.

Un’amica ha menzionato le difficoltà di essere single e il fatto che la gente in genere molto premurosa la liquidi o rida di lei, come se fosse un’adolescente che si lamenta di un difetto quasi invisibile. Le persone circondate dalle loro amorevoli famiglie risponderanno subito con qualche dichiarazione sulle sfide del matrimonio e a volte con una tirata sulle benedizioni del fatto di essere single. Le buone maniere richiederebbero che ascoltassero e almeno simulassero simpatia, ma non lo fanno.

Il giorno successivo a quello in cui la mia amica aveva postato la sua nota, la blogger cattolica Katrina Fernandez ha scritto un contributo toccante sulla solitudine che implica il fatto di essere una madre single. “La Chiesa può essere un luogo incredibilmente solitario. È per questo che per un po’ ho smesso di andarci. Perché certe domeniche riesco a malapena a trascinarmi lì solo per sedermi nel banco da sola. Circondata da famiglie. E da coppie sposate. Tante famiglie e tante coppie”.

Una madre single lavoratrice di più di 35 anni ha notato: “Sono troppo vecchia per i Ministeri per i Giovani Adulti, troppo divorziata per i Ministeri per le Persone Sposate, troppo impegnata per partecipare durante la giornata al Gruppo Mamme e non ho tempo libero per fare volontariato. In termini di servizio, come genitore single sento di non avere letteralmente nulla da offrire alla Chiesa, e quindi non sono neanche un bip sul suo radar. Insignificante, non importante, una persona che non contribuisce”.

Ascoltando le omelie, leggendo i contributi dei cristiani che scrivono in rete e sentendo altre persone parlare dei cattolici single (quando lo fanno), spesso mi sembra che le uniche persone single che interessano agli altri cristiani siano gli omosessuali, e solo perché vengono visti come una minaccia. Ci sono invece poche prove di qualsiasi preoccupazione pastorale consapevole per chi non è sposato, se non per la formazione di associazioni di single, che potrebbero aiutare ma anche ghettizzare i single. Potrebbe essere un gesto di attenzione, ma può sembrare anche un invito ad andare via.

Perfino il Sinodo straordinario sulla famiglia ha fallito nel far fronte alla questione delle famiglie monoparentali, o di single in generale, anche se in teoria doveva affrontare “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Come ha scritto la Fernandez parlando della Relatio post Disceptationem, “si parla solo di cattolici divorziati e risposati e di cattolici gay con i loro ‘doni speciali’”. La dichiarazione finale del Sinodo afferma solo che “speciale attenzione va data all’accompagnamento delle famiglie monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che devono portare da sole la responsabilità della casa e l’educazione dei figli”. E sulle vedove e i loro figli, di cui San Giacomo ha detto “la religione pura e senza macchia consiste nel visitare gli orfani e le vedove nella loro afflizione”, niente.

In chiesa sentiamo molto parlare di matrimonio, sentiamo lodare chi è sposato da molto tempo, esprimere simpatia per chi ha un matrimonio problematico, incoraggiamento ad andare avanti. Poco di tutto questo è fatto per le persone single. Ma il problema non è solo il fatto che a livello generale i single vengano ignorati, o la speciale e frequente attenzione data alle persone sposate. È la versione del matrimonio di cui sentono parlare le persone sposate. Il messaggio che viene inviato non è che tutti abbiamo la nostra chiamata e le nostre lotte, ma che le persone sposate sono speciali e privilegiate.

Quante di quelle omelie sul matrimonio sfidano davvero le persone sposate al punto da far male? Nelle chiese cattoliche, quanto spesso un sacerdote dice che oltre ad essere una chiamata e una benedizione il matrimonio è anche un dovere, e che uno dei doveri che implica è l’essere aperti alal vita? Quanto spesso il pieno significato della castità viene dichiarato alle persone sposate così come a quelle single? Ai single viene detto che non devono fare sesso. Alle persone sposate dovrebbe essere ricordato che possono fare sesso ma solo in un modo di totale donazione di sé che produrrà dei figli – probabilmente più di quanti se ne progettavano in origine, o di quanti si pensa di potersi permettere.

La famiglia “vende”. È una parte consistente del problema. Quando ero episcopaliano, ho sentito un ministro episcopale, pastore di una parrocchia suburbana di successo, dire a un gruppo che doveva predicare sulla famiglia e promuovere i programmi familiari perché gli adulti con figli erano il loro “target demografico”. Diceva che questo avrebbe allontanato altre persone, ma non se ne preoccupava. Era una combinazione tossica di convinzione di base della Chiesa come comunità, pragmatismo evangelico e commercialismo ecclesiale, le cui vittime erano le persone che non rappresentavano una consistente “fetta di mercato”.

I sacerdoti cattolici non sono così crudi, ma dev’essere difficile non adattare la propria predicazione e i propri programmi alla maggioranza dei parrocchiani e non dire ciò che vogliono sentirsi dire. Predicate un’omelia sulle bellezze del matrimonio e la gente risponderà con gioia; predicatene una sull’essere single e solo i single diranno qualcosa; predicatene una sui requisiti del matrimonio, soprattutto sul fatto di essere aperti alla vita, e la gente si arrabbierà. Le dinamiche della vita parrocchiale tendono a uno squilibrio tra le persone sposate e i single.

Trascurare i single è un problema che richiede una risposta più sistematica da parte dei nostri pastori. In un altro articolo, la Fernandez ha chiesto “un po’ più di riconoscimento – una riga nel bollettino, una menzione del sacerdote nelle intenzioni di preghiera durante la Messa, un’omelia o due su santi cresciuti da genitori single o che erano essi stessi genitori single, e infine, quando si parla di famiglie in generale, il riconoscimento del fatto che i genitori single e i loro figli sono davvero famiglie”.

Anche noi sposati possiamo fare qualcosa per i single che ci circondano: essere loro veri amici, soprattutto se in genere, come succede nella maggior parte dei casi, trascorriamo del tempo con altre persone sposate (agli incontri a scuola, ad esempio, si conoscono delle persone e si ha subito un argomento di conversazione, che poi può continuare quando si parla dopo la Messa). Una famiglia è una benedizione, e le benedizioni ci vengono date per essere condivise, anche se non nello stile “Ehi, sono gentile con questi poveri e tristi single!”

Includete i single nelle vostre cene, invitateli a vedere una partita di calcio o a uscire. Fate sapere loro che possono sempre passare da voi. Prendete una babysitter che guardi i loro figli quando vengono da voi e così via.

Non è molto, e guadagnerete più di quello che date.

David Mills, ex direttore esecutivo di First Things, è scrittore e autore di Discovering Mary. Per consultare il suo blog, www.patheos.com/blogs/davidmills.

Fonte: http://www.patheos.com/blogs/thecrescat/2014/10/insignificant-members-of-the-church.html

Vedere anche: http://www.patheos.com/blogs/thecrescat/2014/10/overlooked-and-dismissed-during-the-synod-how-single-parents-continue-to-be-regarded-in-the-church.html

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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