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Unioni civili: non facciamo politica sulla pelle delle vittime di pedofilia

Don di Noto Letta Convenzione di Lanzarote

© ChameleonsEye/SHUTTE RSTOCK

Don Fortunato Di Noto - Associazione Meter - pubblicato il 20/01/16

Don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, cerca di stemperare una polemica che danneggia solo i più piccoli

La pedofilia e gli abusi all’infanzia entrano a pieno titolo nel dibattito delle unioni civili. Posizione sollevata dai gay che in uno dei portali molto visitati e consultati così hanno scritto: “dicono di voler difendere i loro figli, ma poi vanno a letto con quelli degli altri”, e giù le accuse alle famiglie ‘cattoliche e non’ che fanno turismo sessuale e abusi sessuali sui figli propri e degli altri. Accuse cariche di alcune verità sugli abusi e lo sfruttamento sessuale sui minori ma parziali, strumentali, ideologizzate, guidate a discreditate le famiglie. E’ come se si dicesse che ci sono preti che abusano e quindi tutti i preti sono pedofili.

Lo potremmo dire anche degli omosessuali e delle lesbiche, del movimento LGBT: chi mi potrebbe smentire nel dire che ci sono omosessuali che hanno abusato dei bambini degli altri e anche dei loro bambini? Ma sappiamo infatti che non tutti gli omosessuali sono pedofili e abusatori. Quanti fatti di cronaca passati sotto silenzio anche a proposito di gay che hanno abusato di minori. Basta fare una ricerca nella cronaca italiana e internazionale. Che significa pertanto fare di tutta un erba un fascio e bruciarlo come ‘falò’ (forse la parola esatta sarebbe autodafè) a difesa di chi sostiene che la famiglia faccia pena essendo luogo di maltrattamento e abuso, mentre nelle unioni civili o nelle coppie di fatto dello stesso sesso non possono esserci dei perversi abusatori.

Ecco, questa presentazione di una difesa ideologica, perché di questo si tratta. Pur dicendo delle verità in ambedue i casi, essa è utilizzata in modo parziale e strumentale che non dà e fa giustizia alle vittime: i bambini. Milioni e milioni di bambini. Da tempo in molti ci chiediamo davanti alla facile espressione: “conta l’amore”, se la pratica dell’utero in affitto, delle madri surrogate, se sia cioè corretto alimentare ulteriormente questa pratica da ipermercato che dovrebbe essere superata dal dono dell’amore e dalla presenza di un papà e di una mamma. A prescindere dal rispetto per i bambini già nati da questa assurda e discutibile pratica che offende la dignità delle donne.

I bambini sono vittime da parte di adulti sia nel mondo eterosessuale che omosessuale. È bene ribadirlo. Non dovrebbe essere così. Ma non è da accogliere la posizione espressa da alcuni gay secondo la quale le famiglie tradizionali, normali, eterosessuali o come le volete chiamare, siano l’inferno della pedofilia.

Sarebbe ora di smetterla di giocare con le parole sulla pelle delle vittime sostenendo, per motivi politici e ideologici, che gli abusi avvengano nell’ambito della famiglia tradizionale: non è vero, e questo perché avvengono anche nelle unioni dello stesso sesso. E aggiungiamo anche che la pedofilia e la pedopornografia si muovono come una comunità che ha delle proprie regole, ferree e stringenti. Una struttura gerarchica che replica quella delle organizzazioni criminali tradizionali. Con tanto di leader e posizioni da scalare, sia nel web che nel mondo reale. Organizzazione che hanno anche le lobby pedofile culturali, le quali rivendicano e promuovono la liceità dei rapporti d’amore e/o meramente sessuali con i bambini, dato che si è convinti che possano esprime un loro esplicito e consapevole consenso.

Per favore, smettiamola di giocare con le parole. Non si può scrivere che “gli slogan dell’integralismo cattolico cercano di far leva sulla figura dei bambini per chiedere che alcuni di loro siano privati delle medesime tutele legali sulla base della sessualità dei loro genitori.” Non strumentalizzate i bambini. Avremmo tutti un vantaggio.
Il dibattito è molto acceso e non si gioca sul punto di rispettare o non rispettare le persone e le loro scelte personali: siamo consapevoli e rispettosi di chi non vive e non la pensa allo stesso modo. Ma non prendiamo come lotta ideologica gli abusi che subiscono i bambini nella famiglia tradizionale per difendere le unioni civili: è disonesto intellettualmente e non fa bene alla causa.

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