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Vieni a parlare con un sacerdote: una esperienza straordinaria da consigliare al tuo parroco

Priest talking with woman

© Roman Catholic Archdiocese of Boston/Flickr

Greg Kandra - pubblicato il 18/01/16

"Dagli adolescenti agli anziani, single e coppie. Intere famiglie sono venute a parlare, anche da altri Stati!"

Il 6 gennaio, una parrocchia del Connecticut (Stati Uniti) ha fatto una cosa più difficile di quanto sembri: il parroco ha invitato chiunque fosse interessato a fermarsi e a parlare con un sacerdote – non servivano appuntamenti, non si facevano domande.

“Volete parlare con un sacerdote?”, chiedevano gli annunci. “Siamo qui per voi. Tutti sono i benvenuti”.

Gli annunci fornivano l’indirizzo della chiesa cattolica di St. Matthew di Norwalk, oltre agli orari in cui un sacerdote sarebbe stato a disposizione. Al di là di pochi limiti di orario, l’idea di “incontrare un sacerdote” non aveva vincoli. Tutto sarebbe stato strettamente confidenziale. Sembrava un buon modo per iniziare l’Anno della Misericordia e fare del mandato di papa Francesco alla misericordia una realtà vissuta.

Ciò che è accaduto in seguito, tuttavia, sembra aver colto tutti di sorpresa. Secondo il parroco, la risposta è stata, in una sola parola, “straordinaria”.

Il giorno dopo l’evento, monsignor Walter Orlowski ha postato questo messaggio sulla pagina Facebook della parrocchia:

“Ieri è stato straordinario. Tutti gli intervalli di tempo sono stati riempiti, da persone di ogni età. Adolescenti… adulti… anziani… Intere famiglie sono venute a parlare. Persone che cercavano di fare del proprio meglio per migliorare la loro vita, con ogni sorta di argomenti: nullità, riconciliazione… È molto importante che la gente abbia l’opportunità di parlare con un sacerdote. Le persone cercano di migliorare la propria vita e il proprio rapporto con Dio e con la Chiesa”.

Curioso di saperne di più, ho contattato la parrocchia. Monsignor Walter è stato lieto di rispondere a qualche domanda che gli ho inviato.

Qual è stato lo slancio dietro questa idea? Come avete deciso di organizzare questo evento?

È solo un’idea che mi è venuta cercando modi diversi per raggiungere le persone. Per rendere la Chiesa più personale, più invitante. Alla luce del nostro sinodo diocesano, stiamo cercando dei modi per rivitalizzare la Chiesa – renderla più accogliente, più invitante, per aiutare più persone.

Quanto ci è voluto per organizzare il tutto?

Non molto. Ne ho parlato dall’altare la domenica. Il giorno dopo abbiamo diffuso l’iniziativa sui nostri social media parrocchiali e abbiamo messo un annuncio sul giornale locale. Volevo che la gente si sentisse a proprio agio, sapendo che il tutto era confidenziale. Solo un sacerdote che sarebbe stato lì ad ascoltare.

Come definirebbe la risposta?

È stata una risposta assolutamente positiva. Come sacerdote, è un onore che qualcuno venga in chiesa con il desiderio di parlare. La gente cerca di migliorare la propria vita, e il rapporto con il Signore e con la Chiesa. È stato straordinario. Dagli adolescenti agli anziani. Single, coppie. Intere famiglie sono venute per parlare. Non conoscevo nessuno di quelli che sono venuti, tranne una persona. È stato splendido stare con le persone per la prima volta. Alcuni sono venuti anche da altri Stati.

Ripeterete l’esperienza?

Sicuramente, ma la mia idea è di svilupparla nell’arco dell’intera giornata – dalle 8 alle 20. Nessuna restrizione a livello di orario. Avere un sacerdote lì tutto il giorno, disponibile per chi vuole arrivare e parlare.

Cosa direbbe a chi vuole proporre questa iniziativa?

Coraggio, andate avanti! La gente cerca aiuto e direzione attraverso Cristo. Il parroco ha un rapporto unico con il suo popolo. Vive con il suo popolo. Le persone guardano e ascoltano, e poi decidono se sarete accoglienti, se vi si può avvicinare. E quando vengono, è un enorme privilegio.

***

Questo tipo di spirito sembra essere penetrato nell’omelia di monsignor Walter della domenica successiva, che ha poi postato in rete. Predicando nella festa del Battesimo del Signore, ha detto:

Se avessi un’insegna al neon visibile da un miglio di distanza dalla chiesa di St. Matthew, ci metterei una domanda, e sarebbe questa: “Chi può essere salvato?”. Sotto scriverei: “Vieni e scoprilo!”.

La risposta a questa domanda è: “Tutti noi possiamo essere salvati agendo come ha fatto Cristo”. Oggi celebriamo la festa del Battesimo di Nostro Signore. Potreste chiedervi: “Perché Gesù ha avuto bisogno di essere battezzato? Era nato senza peccato. È il Figlio di Dio. E allora perché?” La risposta è semplicemente perché voleva fare come avremmo fatto noi.

Ha accolto tutti. Donne e uomini. I buoni e quelli che non lo erano tanto. È stato Cristo a includere tutti. È stato Cristo a perdonare il peccatore. È stato Cristo a vivere la compassione. Noi dobbiamo fare lo stesso.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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