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Noi cattolici non siamo noiosi: 10 prove inoppugnabili (o quasi)

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Pixabay.com/Public Domain

Catholic Link - pubblicato il 14/01/16

di Sebastian Campos

Prima di iniziare a sviluppare qualsiasi idea, dobbiamo chiarire che nessuno pretende di avere fede come se si trattasse di un passatempo o di una distrazione. Molti credono che le cose della fede siano noiose e fuori moda. Un tipico esempio è ascoltare le persone dire “La Messa è noiosa”, e la domanda che viene subito in mente è “Chi ha detto che la Messa serve come intrattenimento?” – per questo c’è il cinema.

Nonostante ciò, fede e vita vanno innegabilmente mano nella mano, e nella vita trascorrere momenti gradevoli (anche di carattere spirituale) è necessario. Anzi, il tempo dedicato all’ozio, al riposo e al tempo libero è fondamentale per una buona salute mentale e spirituale, altrimenti si corre il rischio di diventare persone amareggiate.

In questo senso, per i cattolici ci sono due modi di guardarsi: da fuori e da dentro. Molti di coloro che sono “fuori” ci vedono come persone noiose, ferme nel tempo, con pratiche medievali. Noi (quelli che hanno fede) viviamo il nostro cattolicesimo come se fosse qualcosa di noioso e pieno di restrizioni; guardiamo alle cose che potremmo fare “nel mondo” con una certa nostalgia, come se fosse qualcosa che ci è stato tolto.

Essere cattolico è invece sinonimo di allegria e celebrazione. Questa gioia si vede riflessa nelle cose che facciamo, e in quanto stiamo bene. E quando parliamo di stare bene non ci riferiamo a quello che vende il mondo. Credere che solo questo sia divertimento ci fa dubitare delle nostre scelte di fede e della gioia che vi troviamo.

Per tutto questo abbiamo voluto proporre una galleria per comprendere meglio perché noi cattolici siamo ben lungi dall’essere noiosi; anzi, siamo chiamati a non esserlo.

1. La nostra gioia non è circostanziale

E questo è un grande sollievo, perché se dipendesse da quanto ciò che facciamo è divertente e festoso saremmo perduti e immersi in una frustrazione costante. La nostra gioia è nel fatto che siamo amati, che siamo voluti da Dio, e questo è molto più importante delle nostre debolezze.

2. Siamo chiamati ad essere autentici

Siamo amati da Dio per come siamo, con le nostre virtù e le nostre debolezze. Essere chi siamo ci dà davvero una libertà immensa, che ci riempie di allegria e ci permette di affrontare la vita in modo molto più fiducioso e felice.

3. Il conto è già stato pagato!

Immagina che stai mangiando in un bar molto caro e all’improvviso si avvicina il cameriere e ti dice che il conto è stato pagato, che non devi niente, che qualcuno ha già pagato per te. Viviamo nell’allegria per cui il nostro conto è già stato cancellato da Gesù, non per approfittarne e continuare a chiedere cose, ma per avere la tranquillità che nonostante ciò che abbiamo fatto c’è qualcuno che è morto sulla croce per amor nostro e che questo ci dà la certezza del fatto che non ci sono debiti da pagare.

4. La comunità sostiene le nostre fragilità

Viviamo in comunità con persone che credono nelle cose in cui crediamo noi e hanno le nostre stesse speranze. Sono loro che ci sostengono nelle nostre fragilità, festeggiano insieme a noi nei momenti di gioia e ci accompagnano nella nostra vita riempiendola d’amore.

5. Siamo chiamati ad essere come bambini

Essere come bambini non significa comportarsi in modo infantile o immaturo. Significa agire con libertà, mettere da parte la paura e i pregiudizi e agire in base all’amore cercando la felicità.

6. Viviamo con la gioia di essere figli di Dio

Niente tranquillizza di più di sapere che ci aspetta una casa, che il Padre ci ha riservato un posto per la fine dei nostri giorni e che quel Padre è il creatore di tutto. Questo ci dà senza dubbio una gioia impossibile da misurare.

7. Cerchiamo attività che arricchiscano la nostra interiorità

Quell’allegria profonda che sboccia dai nostri cuori possiamo viverla perché abbiamo visto cosa c’è dentro di essi, cercando di nutrire la nostra anima con l’unica cosa capace di saziarla: l’amore di Dio.

8. Abbiamo sempre bisogno di portare la buona novella

Se qualcuno arriva con una buona notizia è ben accetto. Quando condividiamo il Vangelo, è sempre una buona notizia, dà speranza, consolazione, riempie di pace l’anima e comunica vita. Vedere il volto illuminato dalla speranza è la nostra gioia.

9. Ci riconosciamo infinitamente amati

Comprendiamo che la nostra vita e la nostra esistenza sono desiderate da Dio, che non siamo una casualità e che tutto il nostro essere è amato. Questa certezza ci dà un modo nuovo di vedere la vita, perché questa ha un senso: qualcuno ha cura di noi e vuole il meglio per noi.

10. Abbiamo margine di errore e possiamo riprovare

Non è un invito a sbagliare volontariamente, ma sapersi perdonati. Sapere che chi ci giudica è il Dio della Misericordia e dell’Amore ci permette di affrontare l’errore e la fragilità con speranza. Essere figli amati di Dio è qualcosa che non perderemo, anche se ne siamo indegni, perché siamo perdonati e accettati continuamente nel cuore di Dio, anche quando non facciamo le cose al meglio.

Cosa puoi fare per iniettare allegria e divertimento al tuo apostolato? E se nella tua diocesi si sta realizzando qualcosa di grande, che ci aiuti a raccontare al mondo che è un mito che il cattolico sia noioso, non esitare a scriverci.

Come bonus, vi lasciamo questi due video che riassumono come possiamo arrivare a fare cose grandi vivendo la nostra fede e la gioia che questa suscita in noi.

Lifeteen Summer Camp

Lifeteen è un programma per la pastorale giovanile che esiste negli Stati Uniti e in alcuni altri Paesi e che è stato promosso in centinaia di parrocchie. Lifeteen organizza un campo estivo con una produzione di film a cui migliaia di giovani di varie parti degli USA partecipano durante l’estate. È un’esperienza che segnerà la loro vita e il loro cuore per sempre, in cui Gesù Eucaristia e vivere la purezza sono al centro di tutto.

Giornata Mondiale della Gioventù (GMG)

La Giornata Mondiale della Gioventù è un incontro internazionale in cui giovani di varie parti del pianeta si riuniscono, insieme ai loro catechisti, sacerdoti e vescovi, con il papa per celebrare per una settimana la loro fede. Il fondatore e primo ospite della GMG è stato San Giovanni Paolo II, che ha invitato i giovani a Roma nel 1984. Papa Benedetto XVI e ora papa Francesco hanno portato avanti questa tradizione. Durante questa settimana, si possono trovare concerti, veglie, adorazioni, fiere, esposizioni, opere teatrali e tutto ciò che riuscite a immaginare.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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