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“Marie’s Story” e un mondo di mondi

Matthew Becklo - pubblicato il 11/01/16

Il film testimonia la trasformazione – di mente e anima – di Marie Heurtin

Come Helen Keller, Marie Heurtin di Vertou, in Francia, era “chiusa in un mondo di oscurità e di silenzio”. Entrambe le donne erano nate negli anni Ottanta dell’Ottocento, ed entrambe hanno avuto insegnanti “miracolosi” che hanno usato il linguaggio dei segni attraverso le mani per insegnare loro a comunicare. Mentre la Keller aveva perso la vista e l’udito a 19 mesi, però, la Heurtin era cieca e sorda dalla nascita.

Le scene iniziali di Marie’s Story (ora in streaming su Netflix) ci portano nel mondo della 14enne Marie. È con la persona di cui si fida, un volto di cui conosce bene i contorni. Ma il padre di Marie la sta portando da mani più capaci: le Figlie della Saggezza, un ordine di suore locale che gestisce una scuola per sordi.

La suora incaricata di far scendere Marie da un albero (è superfluo dirlo, Marie non apprezza il cambiamento improvviso) è attirata da questa creatura selvaggia. “Oggi ho incontrato un’anima”, scrive suor Marguerite nel suo diario. “Una piccola anima, piuttosto fragile. Un’anima imprigionata che ho visto brillare attraverso le sbarre della sua prigione… Come possiamo parlarle? Ascoltarla? Com’è vivere nell’oscurità e nel silenzio totali?”

Marguerite ha una rivelazione: comprendere Marie e comunicare con lei – “darle la voce perché possa entrare nel mondo” – è la sua chiamata. Ma il percorso può essere duro e ingrato. Le sue sessioni di “tutoraggio” non sono altro che incontri di lotta e grida punteggiati da un silenzio recalcitrante. Mentre le altre suore e gli allievi le guardano, possiamo sentire montare l’impazienza e la vergogna della suora.

Ma Marguerite non rinuncia alla sua allieva – o a se stessa. Cullando il prezioso possedimento di Marie, un piccolo coltello tascabile datole dai suoi genitori, Marguerite fa il gesto di tagliare sugli indici di Marie, il segno per “coltello”. Lo fa un’altra volta, e ancora, e ancora. Quando Marie inizia a fare il segno per conto suo e lo collega all’oggetto, Marguerite è in estasi: la “figlia della sua anima” è nata.

Questa scena rispecchia il famoso passo della storia di Helen Keller in cui descrive il suo ingresso nel mondo dei segni con il suo Virgilio, Anne Sullivan:

Camminavamo lungo il sentiero verso il pozzo, attirate dalla fragranza del caprifoglio da cui era ricoperto. Qualcuno stava prendendo dell’acqua, e la mia insegnante ha messo la mia mano sotto il getto. Mentre il flusso fresco mi scorreva su una mano, ha composto sull’altra la parola ‘acqua’, prima lentamente, poi rapidamente.
Io ero ferma in piedi, tutta la mia attenzione era catturata dal movimento delle sue dita. All’improvviso ho sentito una consapevolezza nebbiosa di qualcosa di dimenticato – un brivido di pensiero che tornava; e in qualche modo il mistero del linguaggio mi è stato rivelato.
Ho allora capito che “a-c-q-u-a” significava la splendida cosa fresca che mi stava scorrendo sulla mano. Quella parola vivente ha risvegliato la mia anima, le ha dato luce, speranza, gioia, l’ha liberata! C’erano ancora delle barriere, è vero, ma erano barriere che con il tempo potevano essere abbattute.
Ho lasciato il pozzo ansiosa di imparare. Tutto aveva un nome, e ogni nome faceva nascere un nuovo pensiero. Mentre tornavamo verso casa, ogni oggetto che toccavo sembrava fremere di vita. Era perché vedevo tutto con la strana, nuova vista che mi era pervenuta.

La Keller prosegue descrivendo come abbia appreso parole più astratte come “madre” e “padre”, nonché un fiorire di nuove emozioni: pentimento, tristezza, gioia.

Lo stesso vale per Marie. Come un bambino piccolo, diventa ansiosa di conoscere tutto, dai semplici oggetti che la circondano ai più elevati problemi filosofici di Dio e della mortalità. Come la Keller, la sua nascita al mondo è sociale, e quel vincolo sociale le apre nuovi orizzonti – non solo dell’intelletto, ma anche dello spirito.

Osservare la lunga strada di Marie fino a questa svolta e la sua rapida trasformazione successiva suscita stupore e meraviglia. È anche una storia universale. Il romanziere Walker Percy era convinto che la svolta della Keller con la parola “a-c-q-u-a” avesse rivelato “il fenomeno Delta” – un rapporto triangolare irriducibile tra il significante, il significato e il segno – che arriva al cuore della vita umana. “Prima Helen si era comportata come un organismo con una buona risposta”, ha osservato Percy in The Message in the Bottle. “In seguito, ha agito come un gioioso essere umano che maneggiava simboli”. In una parola, è diventata la co-celebrante di Anne – dell’acqua, del dolore e di tutto il resto che è sotto il sole.

La storia di Marie ha lo stesso effetto: mostrando cosa significa parlare del mondo, mostra cosa significhi stare nel mondo.

Matthew Becklo è marito e padre, filosofo amatoriale e commentatore culturale di Aleteia e Word on Fire. I suoi scritti sono apparsi su First Things, The Dish e Real Clear Religion.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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