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Come fa il papa a leggere tutta la sua corrispondenza?

Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia - pubblicato il 08/01/16

Bambini, anziani, malati di tutto il pianeta scrivono a papa Francesco, e quasi tutti ricevono una risposta. Come ci riesce?

“Caro Papa Francesco, ho fatto questo disegno pensando che mi dirai una preghierina speciale per la mia guarigione, che però dovrà essere ancora lunga fino al compimento dei miei 18 anni. Ora ne ho compiuti 9”, ha scritto Monica dalla Franciacorta per affidare al pontefice la sua salute fragile a causa di una malattia.

Sono migliaia le lettere di questo tipo che arrivano in Vaticano dagli angoli più remoti del pianeta. Sono scritte soprattutto da bambini, malati, anziani e casalinghe.

Ma chi legge le montagne di corrispondenza che giungono al Palazzo Apostolico e alla sede della Segreteria di Stato?

Monsignor Giuliano Gallorini, suor Anna e due laiche sono i membri di una piccola équipe che gestisce l’ufficio per la corrispondenza, che riceve ogni giorno dozzine di sacchi pieni di lettere, pacchetti, disegni e oggetti.

La scrittura epistolare torna ad avere un significato, ed è sengo di vicinanza del pastore alla sua gente, soprattutto da quando Jorge Mario Bergoglio è diventato pontefice.

Il papa, dopo aver ricevuto una lettera classificata dai suoi collaboratori come “urgente”, alza il telefono e chiama direttamente la persona, o scrive di proprio pugno come è avvenuto in varie occasioni segnalate dalla stampa. Logicamente non può farlo sempre.

Questo Natale, una lettera molto speciale ha commosso papa Francesco: un bambino gli ha scritto per chiedergli di pregare per una parente molto malata.

Qualche giorno dopo, ha ricevuto una telefonata del pontefice, ha reso noto la parrocchia di San Nicola di Bari di Mendicino, in provincia di Cosenza.

Anche se non tutte le lettere arrivano sulla sua scrivania, tutti i messaggi indirizzati al papa ricevono una risposta e un ringraziamento a nome di Sua Santità e per sua espressa volontà.

Anche le lettere e i biglietti lanciati dentro la papamobile durante le udienze ricevono attenzione, perché tutti devono sentire la vicinanza del papa e della Chiesa.

LEGGI ANCHE:Come far arrivare una lettera a Papa Francesco?

L’ufficio per la corrispondenza è oberato di lavoro. Si calcola che il volume delle lettere sia aumentato fino a 15 volte rispetto all’anno passato, secondo il caporedattore della rivista cattolica Famiglia Cristiana, Alberto Bobbio.

“Nessuno deve sentirsi solo o abbandonato” è il motto che muove le mani e la mente degli incaricati del papa per questo compito. Le persone scrivono chiedendo consolazione, preghiera, aiuto.

“Si cerca di far sentire la vicinanza del Papa che coglie la loro sofferenza, il loro disagio, che è loro vicino nella preghiera”, ha detto al Centro Televisivo Vaticano monsignor Gallorini, responsabile dell’ufficio.

I bambini sono i più spontanei nelle loro richieste. C’è quello che chiede preghiere per il papà che è in carcere, la bambina che gli chiede una benedizione per allungare la propria vita o il piccolo di 10 anni preoccupato per le notizie di possibili attentati al papa.

Che succede alle lettere?

L’équipe del papa seleziona la posta per lingua, poi si passa all’apertura e alla lettura. Francesco in persona ha chiesto ai suoi collaboratori di distinguere le lettere con un semplice saluto da quelle che cercano un aiuto concreto o specifico.

Quali sono i messaggi che arrivano nelle mani del papa? I più urgenti, ovvero quelli collegati a problemi di coscienza o a situazioni particolari.

In questi casi, l’équipe passa i messaggi ai segretari del pontefice perché il papa li legga direttamente. “Senz’altro li legge, mette la sigla e ci indirizza su come dobbiamo rispondere”, ha confermato monsignor Gallorini.

Ci sono altri casi in cui la corrispondenza viene passata direttamente agli uffici della Caritas diocesana, perché possano verificare e agire in aiuto della persona o della famiglia che scrive.

Monsignor Gallorini assicura che si tratta di un lavoro di grande responsabilità che richiede di “leggere queste lettere più che con la mente con il cuore; condividere la sofferenza e cercare di trovare le parole adatte per esprimere quello che il papa vuole veramente che si esprima: la vicinanza, la condivisione”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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