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Padre Nostro, in una galassia lontana lontana

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WILLIAM NEWTON - pubblicato il 07/01/16

Tra Guerre Stellari e Charlie Hebdo, non stupisce che la società non capisca né i padri né Dio Padre

Per il primo anniversario degli attacchi terroristici al loro ufficio, gli editori della rivista satirica francese Charlie Hebdo hanno ritratto Dio come un terrorista sulla loro copertina. Il Vaticano ha criticato l’immagine, che mostra una figura anziana con la barba e le mani insanguinate, un fucile sulla schiena e un triangolo sulla testa (che nell’arte cristiana rappresenta Dio Padre).

Non c’è niente di paterno in questa immagine.

Anche se non foste consapevoli di questo sviluppo, ad ogni modo, un evento non collegato – il riemergere di Guerre Stellari come forza della cultura pop da non sottovalutare – non può esservi sfuggito. (E qui devo scrivere ALLERTA SPOILER: Guerre Stellari: Il Risveglio della Forza è uscito da qualche settimana, ma se non lo avete ancora visto potreste voler smettere di leggere a questo punto. Altrimenti, consideriamo come viene descritta la paternità in questi film molto popolari).

Per una saga che dipende così tanto dalle ripercussioni esterne su un dramma familiare interno, sappiamo a malapena dei genitori o dell’infanzia di quasi tutti i personaggi. Un elemento che si trae dall’universo di Guerre Stellari è che essere un genitori non è così bello, essere un genitore adottivo è apparentemente ancora peggio e i padri sono piuttosto inutili. Guerre Stellari è contro la paternità o l’assenza di una figura paterna benevola nel film parla dell’assenza del Padre benevolo nella nostra società?

Sappiamo che Anakin Skywalker/Darth Vader ha avuto un concepimento misterioso, senza alcun padre; l’assassinio della madre di Anakin lo porta a commettere la sua prima atrocità di massa. Quando sua moglie, Padme Amidala, muore dando alla luce il figlio, in parte a causa dell’atto di violenza di lui nei suoi confronti, i suoi figli, Luke e Leia, gli vengono tolti e affidati a genitori adottivi. È così inconsapevole dell’esistenza della propria figlia che capire le vere origini di Leia diventa un punto di svolta nella storia.

Un rapporto padre-figlio ancora più strano è quello del cacciatore di taglie Boba Flett. È un clone, creato su richiesta del suo padre-gemello, Jango Fett, in quello che è sicuramente l’atto estremo di narcisismo.

I genitori adottivi non hanno un compito più semplice in questo caso, perché sia quelli di Luke che quelli di Leia vengono uccisi dall’Impero. Lo zio Owen e la zia Beru vengono uccisi, e i loro corpi carbonizzati vengono scoperti da Luke in una scena che ha impressionato me e sicuramente molti altri bambini per anni.

Ne Il Risveglio della Forza, veniamo a sapere che Kylo Ren – alias Ben Solo – è il figlio di Leia e Han Solo, ma ha rotto il rapporto con i genitori. L’apparente definitività con cui lo fa è uno dei momenti più scioccanti del nuovo film. Sappiamo anche che l’ex membro delle truppe d’assalto Finn è stato strappato alla sua famiglia alla nascita; non sa chi sia o da dove venga, anche se in una breve scena l’occhio osservatore può vedere che sono stati tenuti dei registri al computer delle sue origini, inclusa una fotografia di quando era bambino. Quanto a Rey, l’eroina della nuova trilogia, nessuno conosce la sua storia, se non il fatto che è stata abbandonata da bambina su un pianeta desolato. Tra parentesi, se volete passare qualche ora dibattendo sulle minutaglie della trama nel nuovo film di Guerre Stellari, coinvolgetevi nella discussione su chi siano i genitori di Rey (io dico Han e Leia, nonostante le teorie su Luke o Ben Kenobi).

Sembra che tutti i rapporti genitoriali nei film di Guerre Stellari vengano “torturati” in qualche modo, ma soprattutto quando si parla dei padri. In queste pellicole, i padri sono consistentemente assenti o incapaci di giocare un ruolo paterno. Si potrebbe anche dire che creando un’immagine paterna torturata gli editori di Charlie Hebdo stiano agendo nello stesso modo basandosi sull’idea che Dio stesso sia assente, o forse malevolo nelle sue intenzioni.

Se si guarda con attenzione, tuttavia, si vede che a entrambi i personaggi paterni assenti nell’universo di Guerre Stellari viene data una possibilità di redimersi e di comportarsi come dovrebbero fare i padri, ed entrambi la colgono. All’inizio della serie, quando Luke soffre per il dolore inflittogli dall’imperatore Palpatine al culmine de Il Ritorno dello Jedi, le suppliche del figlio alla fine spingono Darth Vader a comportarsi come il padre che avrebbe dovuto essere.

In un momento intenso de Il Risveglio della Forza, Han Solo si lamenta del fatto di non essere uno Jedi e mette in discussione l’efficacia del suo tentativo di fare qualcosa per riportare suo figlio indietro dal Lato Oscuro. Leia sottolinea che è più importante di uno Jedi: è il padre del ragazzo, il che è sia un potere che una responsabilità, che Han in seguito riconosce e in base a cui agisce.

Una volta che decidono di comportarsi come i padri dovrebbero fare nei confronti dei propri figli, Vader e Solo perdono la propria vita per il bene dei figli stessi (se il lettore mi passa la giustapposizione dalla fantasia al Vangelo di Matteo, quanto più allora farà il nostro Padre celeste per noi nella vita reale?).

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Al di là dell’iconografia, è qui che l’immagine di Dio di Charlie Hebdo risulta del tutto sbagliata.

Quando i discepoli hanno chiesto a Cristo di insegnare loro a pregare come faceva lui, ha insegnato loro la preghiera che chiamiamo “Padre Nostro”. Nel suo linguaggio semplice e diretto c’è il riconoscimento del fatto che abbiamo un rapporto amorevole con Dio Padre che ci ha creati, non una relazione basata sulla paura. Gli chiediamo di salvarci da noi stessi e dalla nostra natura caduta. Per noi non è come per i pagani un’entità malevola e capricciosa, interessata solo al piacere e a infliggere dolore per le offese ricevute.

Il Padre Nostro è una rivelazione di quanto siamo amati dal Padre celeste. Non è una supplica per avere ricchezze, né per la distruzione dei nostri nemici. È una supplica che deriva dalla fiducia in base alla quale, come nostro Padre, ci darà ciò di cui abbiamo bisogno, a livello materiale e spirituale. Chiediamo queste cose non come fa un bimbo piccolo, ma come fa un adulto, per poter compiere la volontà del Padre, facendo ciò che nella sua misericordia ritiene più giusto per noi.

Possiamo elevare questa preghiera perché sappiamo che le suppliche rivolte a un padre fondamentalmente buono a nome dei suoi figli non restano senza risposta, né le richieste che presentiamo al Padre celeste cadono nel vuoto – il vero Dio Padre, non un fumetto satirico malizioso. E nonostante tutta la violenza e la morte che circondano il ruolo della paternità nell’universo di Guerre Stellari, se sappiamo dove cercarlo, possiamo vedere che lo stesso rapporto amorevole c’è anche lì, per cui forse, dopo tutto, c’è ancora speranza per la paternità almeno in qualche angolo della cultura popolare.

William Newton è laureato presso la Georgetown University School of Foreign Service, la University of Notre Dame Law School e il Sotheby’s Institute of Art di Londra. Per ulteriori informazioni su di lui, wbdnewton.com. Si può seguire su Twitter su wbdnewton. Ha un blog su Blog of the Courtier.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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