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Senti la pace di Betlemme

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© FR LAWRENCE LEW / CC FLICKR

padre Carlos Padilla - pubblicato il 05/01/16

Gesù porta la pace al posto della guerra. Neanche il mio cuore ha pace

Mi piace la pace di Betlemme. Sembra strano. Betlemme non è precisamente un luogo di pace. Betlemme è una città fortificata. Una città di violenza. E Dio viene a nascere proprio lì. Mi sorprende. Vorrà dirmi qualcosa.
Gesù porta la pace al posto della guerra. Porta l’amore dove regna l’odio. Neanche il mio cuore ha pace. Mi colpisce la pace di Gesù quando nasce. Mi piace la vita ferma davanti a un presepe. La mia vita piena di fretta e di rumori spesso non ha pace. È piena di voci e occupazioni. Quando fallisco, quando tocco la morte e la malattia, resto turbato, perdo la pace.
A Natale giunge la vera pace. Mi colpisce questa pace che non è frutto di circostanze favorevoli. È un dono. Un miracolo.

Questa pace non si improvvisa. È frutto di una vita profonda, che ha le basi ben radicate. Una vita costruita sulla roccia, non sulla sabbia.

È quella pace di fronte ai progetti di Dio di cui parla Santa Teresa: “Se volete datemi preghiera, altrimenti datemi siccità, se volete datemi abbondanza e devozione, altrimenti sterilità. Sovrana Maestà, trovo pace solo qui: cosa volete che si faccia di me? Datemi quindi saggezza, o per amore, ignoranza; datemi anni di abbondanza, o di fame e carestia, date tenebre o un giorno chiaro”.
Questa pace o santa indifferenza di fronte a ciò che Dio ha in serbo per me. Non è facile vivere esposti, fiduciosi, abbandonati. È una grazia che chiedo davanti a Gesù nel presepe. Perché mi turbo e mi inquieto quando i miei progetti non si realizzano e non mi va tutto bene. Voglio avere quella pace di fronte alla vita.
Oggi vengo davanti a Gesù a Betlemme con la mia vita disordinata. La mia vita povera. Non so cosa farei se un giorno smettessi di sorprendermi davanti a un presepe. Mi sembra il miracolo più grande che Dio possa offrirmi.
Voglio meravigliarmi di fronte a quei re dell’Oriente che arrivano sorpresi. Di fronte a quei pastori che Dio chiama e ai quali dice di non temere. Ma loro hanno paura. Come non averne? Anch’io temo, e mi calmo solo quando guardo il bambino nel presepe.

Nella vita ci sono persone – ne conosco alcune – di fronte alle quali è come stare davanti a un presepe. Danno pace, hanno luce e vita, il loro sguardo è canto.

Vorrei avere quel dono sacro di essere presepe, terra sacra per altri, in cui altri possano trovare la pace. Mi piacerebbe ospitare nella mia anima Gesù, Maria e Giuseppe e poterli offrire a chi mi si avvicina.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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