I volontari di una parrocchia a Serpentara dialogano e pregano con le prostitute sulla Salaria. Esempi di una chiesa che vuol riscattare la fede e la dignità perduta delle donne
Dal 1996 la parrocchia San Frumenzio, a Serpentara (Roma), assiste giovani prostitute slave e africane costrette a ripagare il loro “debito”. L’unità mobile, una delle poche a Roma, ha anche svolto diversi incontri nelle scuole per spiegare ai più piccoli l’importanza del rifiuto della mercificazione del corpo (Redattore Sociale, 3 gennaio).
RITROVARE LA DIGNITA’
Le 50 prostitute di via Salaria hanno dai 18 ai 30 anni, anche se c’è il forte sospetto che alcune di loro siano minorenni. L’Unità di strada di San Frumenzio, coordinata da Don Giampiero, si pone come obiettivo quello di mandare alle ragazze un messaggio di speranza cercando di instaurare un rapporto umano. «Vogliamo esprimere – spiegano i volontari – una solidarietà non pietistica o consolatoria. Al primo posto mettiamo l’incontro con ciascuna di loro e la possibilità di stabilire una relazione sempre più profonda nel tempo. Questo significa anche credere alla possibilità di risvegliare in loro il senso della dignità, il rifiuto della violenza e del guadagno facile, il coraggio della denuncia».
LA DENUNCIA DEGLI SFRUTTATORI
I volontari, offrendo una bevanda calda, si sincerano delle condizioni delle ragazze e instaurano una relazione tra pari. Con alcune di loro si sono instaurati rapporti profondi e la speranza più intima dei volontari è che queste giovanissime ragazza lascino la strada. L’unico modo per farlo è tramite la denuncia dei loro sfruttatori che permetterebbe alle donne di entrare nel circuito di protezione e di riabilitazione sociale.
PREGARE INSIEME
Nel frattempo l’Unità mobile di San Frumenzio le indirizza verso un adeguata assistenza medica collaborando con molti volontari che mettono a disposizione la loro professionalità. «E’ bello quando – spiega Giorgio Carosi, responsabile dell’Unità di strada – le ragazze decidono di pregare insieme a noi casomai rifiutando un cliente che si avvicina proprio in quel momento».
IL DON BENZI DI SVIZZERA
Testimonianze di una chiesa vicina alle prostitute, la offre anche chi, come padre Jean Philippe Chauveau, 64 anni, fino a pochi mesi fa parroco nella zona di Bois de Boulogne a Parigi. «Quello che conta con una prostituta è la relazione che stabilisci con lei, con uno spirito di misericordia, di tenerezza, di bontà», sostiene padre Jean Philippe, che dal 1982, data dell’ordinazione sacerdotale, ha deciso di scendere in strada a salvare le prostitute (www.gdp.ch, 15 novembre 2015).
L’ANGELO DELLE PROSTITUTE
Oppure chi, come Suor Eugenia Bonetti, 76 anni, da marzo 2003 ogni settimana, con altre suore, visita le immigrate nel Centro di identificazione di Ponte Galeria a Roma e nel 2012 ha fondato l’associazione «Slaves no more» contro la tratta. «Puoi davvero aiutare a generare persone – dice Suor Eugenia – quando offri a quelle donne umiliate, distrutte, la voglia di vivere, di riprendere in mano la loro vita e il loro futuro, di fargli comprendere che sono persone che valgono, che non meritano di essere trattate come schiave» (Il Tempo, 8 marzo 2015).