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La nascita di Gesù sul gommone…cattivo gusto o giusta denuncia?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 29/12/15
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Quest’anno in diversi presepi la nascita del Salvatore si è ispirata al dramma dell’immigrazione

Da Lamezia ad Assisi, da Ischia a Bari. Quest’anno in diversi luoghi la Natività ha richiamato il tema dell’immigrazione e Gesù è stato rappresentato come un migrante, addirittura all’interno di un barcone e non più nella grotta della Natività.

Questa scelta però non ha avuto sempre consensi unanimi. Nella chiesa di San Paolo Apostolo, a Montefiore Conca, in provincia di Rimini, il Bambin Gesù che è venuto alla luce dentro un gommone, ha diviso la comunità.

AL PASSO COI TEMPI

«La scena è stata allestita da alcuni fedeli – spiega don Egidio Brigliadori, parrocco del vicariato di Morciano, da cui dipendente la chiesa di San Paolo –. L’ho trovata un’iniziativa interessante e in linea con i tempi. In questo modo si è cercato di attualizzare un dramma, quello dei migranti, che può sembrare tanto lontano dalla nostra realtà, ma che ci riguarda tutti da vicino» (Il Resto del Carlino, 27 dicembre).

NATIVITA’ “FALSATA”

Ma più di una persona ha storto il naso di fronte alla sacra raffigurazione. A cominciare dal sindaco, Vallì Cipriani. «La trovo un’immagine di cattivo gusto, oltre che un’evidente mancanza di rispetto – dice la prima cittadina –. Mancanza di rispetto nei confronti delle tradizioni che i nostri genitori e i nostri nonni ci hanno insegnato e tramandato nel corso degli anni. Ai nostri bambini abbiamo sempre detto che Gesù è venuto al mondo in una stalla, vegliato dalla mamma e dal papà, nella condizione più umile possibile: cosa penseranno di fronte a una scena del genere? Così sembra quasi che il Bambino sia stato abbandonato alla deriva in mezzo al mare».

“LA STALLA NON E’ UN BARCONE”

Parole che sembrano ricordare quelle della Lega Nord, insorta contro il presepe-barcone realizzato dai bambini della scuola elementare di via Montessori, a Bollate (Milano): «La stalla è una stalla, non un barcone e Gesù non è un migrante, né un rifugiato, ma un infante» (The Huffington Post, 18 dicembre).

INVITO ALL’ACCOGLIENZA

Il dirigente della scuola, Francesco Muraro, aveva replicato citando Papa Francesco: «Da non credente mi sento di commentare che questo presepe nel barcone rappresenta un messaggio in linea con la teoria cristiana, in linea con le parole del Pontefice che di fronte all’emergenza profughi lancia un invito all’accoglienza».

GESU’ E AYLAN

Don Vitaliano Della Sala, il sacerdote no global avellinese, ha postato su Facebook la foto del presepe della sua parrocchia di Mercogliano, in provincia di Avellino. Quest’anno, scrive in un post sul suo sito, “Gesù nasce sul gommone“. Ne mette uno giallo davanti all’altare, al posto della mangiatoia, ed è simile a quelli usati dai migranti per attraversare il Mediterraneo e arrivare in Europa. Dentro c’è il tradizionale Gesù Bambino che è sdraiato su un salvagente. Dietro una scritta: “Ora sono profugo, perché non mi accogli?”. E davanti al gonfiabile un’immagine che nel 2015 è stata il simbolo delle tragedie in mare: è la foto di Aylan Kurdi, bimbo di tre anni morto in un naufragio mentre fuggiva con la famiglia dalla Siria (Il Fatto Quotidiano.it, 25 dicembre).

LA TRAVERSATA DI PIETRO

«Abramo, Mosè e Giosuè, i padri dell’ebraismo, e dunque padri anche del cristianesimo, furono degli “immigrati” nella Terra promessa – scrive il sacerdote, che al G8 di Genova si trovava a Piazza Alimonda, durante gli scontri che hanno portato alla morte di Carlo Giuliani – E sappiamo bene che Pietro, duemila anni fa, giunse a Roma, riuscendo a fondarvi la Chiesa: oggi, forse, se pure gli fosse riuscito di raggiungere vivo la città eterna – e di non crepare asfissiato nella stiva di qualche nave – verrebbe espulso come clandestino».

VERSO UNA VITA MIGLIORE

Nel gommone del presepe dell’associazione salesiana “Don Bosco” di Noci (Bari)  con Gesù ci sono anche San Giuseppe e la Madonna. Si rappresenta la Sacra Famiglia che ha lasciato le coste di un paese in rovina e decadente – sottolinea Francesco Loperfido, responsabile giovani dell’associazione – alla volta di uno sviluppato e civilizzato, dove poter cercare di costruire un’esistenza migliore: l’Occidente, a sinistra della composizione, presenta però un muro di filo spinato che impedisce l’attraversamento.

COME LA PORTA DEL GIUBILEO

Uno sguardo più attento, hanno spiegato, rivela un’apertura nella rete: per l’ospite in arrivo si prospetta una speranza di salvezza, una sorta di Porta Santa del Giubileo. Perché quello sul gommone è un presepe di denuncia e di speranza, e mai di rassegnazione.

I CLANDESTINI ED ERODE

Sembrano echeggiare le parole di Papa Francesco, pronunciate nell’omelia della Sacra Famiglia nel 2013. «Sulla via dolorosa dell’esilio, in cerca di rifugio in Egitto, Giuseppe, Maria e Gesù sperimentano la condizione drammatica dei profughi, segnata da paura, incertezza, disagi», affermava il Papa, paragonando il dramma dei clandestini che lasciano la propria terra alla famiglia di Gesù che ha lasciato la propria casa per sfuggire dalla persecuzione di Erode.