di Luisa Restrepo
Potremmo parlare molto del bullismo, del machismo, del femminismo e della violenza contro le donne. Ciò che è certo è che ci sarebbe molto più di che parlare e molti loderebbero il nostro punto di vista.
Il video di oggi si intitola “Caro papà, diranno che sono una ragazza facile”. È un corto forte e tristemente azzeccato. Da un lato ci apre gli occhi sulle conseguenze del sessismo nei commenti, spesso machisti e dispregiativi, dall’altro ci fa porre questa domanda: “Dobbiamo pensare che le condotte indebite come lo stalking e la violenza siano una conseguenza del fatto che questi commenti vengono considerati ‘normali’ nel nostro ambiente?”. Non lo so.
Per me è molto semplice: la base del problema si ritrova nella scarsa comprensione che la donna ha di se stessa e del suo valore. Purtroppo, bisogna ammetterlo, il mondo non ci aiuta molto. Ci abbindola con il femminismo e l’uguaglianza, il tutto perché la donna non sa chi è, in cosa risiede il suo valore e qual è il posto che occupa nel mondo.
Per cominciare a capirlo basta guardare la Vergine Maria. È il modello di una donna che sta bene al suo posto, forte di fronte alla pressione della sua epoca, salda nelle sue decisioni (anche se era un’adolescente) e soprattutto libera.
Vi lascio qualche estratto da un testo di José Luis Martín Descalzo che riassume molto bene quello che voglio dire:
“Grazie, Maria, per essere stata una donna come mia madre e per esserlo stata in un momento in cui essere donna era come non essere niente.
Grazie per essere stata una donna libera e liberata, la donna più libera e liberata della Storia, l’unica donna liberata e libera della Storia, perché sei stata l’unica non legata al peccato, l’unica non soggiogata dalla volgarità, l’unica che non è mai stata mediocre, l’unica veramente piena di grazia e di vita.
Ti ringrazio perché hai saputo trovare la libertà essendo schiava, accettando l’unica schiavitù che libera, la schiavitù di Dio, e non ti sei mai avvolta in tutte le altre schiavitù che legano noi.
Ti rendo grazie perché hai avuto il coraggio di prendere la vita a due mani, perché quando è arrivato l’angelo hai avuto il coraggio di preferire la tua missione alla tua comodità, perché hai accettato la sua missione sapendo che era una strada tutta in salita, una strada in salita che finiva con un Calvario.
(…) Grazie per la tua libertà quando hai parlato a Elisabetta. Grazie perché hai avuto il coraggio di dire che Dio avrebbe rovesciato i potenti, senza preoccuparti di quello che avrebbe potuto pensare Erode.
Grazie per aver saputo che eri povera e che Dio ti aveva scelta proprio perché lo eri. Grazie perché hai saputo parlare dei ricchi senza rancore, ma mettendoli al proprio posto: il vuoto.
Grazie perché hai saputo essere la più materna delle vergini, la più virginale delle madri. Grazie perché hai inteso la maternità come un servizio alla vita, e che Vita!
Grazie per aver saputo essere una donna del popolo, per non aver avuto bisogno né di angeli né di servitori che ti facessero il pane e ti preparassero i pasti. Grazie per aver saputo vivere senza miracoli né prodigi.
Grazie per aver saputo che essere piena non significava esserlo di titoli e onori, ma d’amore.
Grazie per aver rispettato la vocazione di tuo Figlio quando è andato incontro al suo destino, per non avergli dato consigli prudenti.
Grazie per aver saputo rimanere in silenzio e nell’ombra durante la sua missione, ma sostenendo da lontano il gruppo di donne che seguivano tuo Figlio.
(…) Grazie per essere stata la donna più intera che sia mai esistita e grazie soprattutto per essere stata l’unica donna di tutta la Storia a tornare integra nelle braccia di Dio”.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]