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In una società “ebbra di consumo e di piacere”, Gesù ci invita a un comportamento sobrio

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AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE

Pope Francis kisses the unveiled baby Jesus during a Christmas Eve mass at St Peter's Basilica to mark the nativity of Jesus Christ, on December 24, 2013 at the Vatican. TOPSHOTS/AFP PHOTO/FILIPPO MONTEFORTE

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 25/12/15

L'omelia di papa Francesco nella messa della notte di Natale

«In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo», Gesù «ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro.

Prima della liturgia alcuni bambini provenienti dai paesi visitati quest’anno dal Pontefice hanno portato un omaggio floreale al Bambin Gesù.«Gioia e letizia – ha detto Bergoglio – ci assicurano che il messaggio contenuto nel mistero di questa notte viene veramente da Dio. Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore».

«Oggi – ha contiuato – il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo! Ora, deve cessare ogni paura e spavento, perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia».

A un popolo che «da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni».

«Restiamo in silenzio – ha detto ancora Francesco – e lasciamo che sia quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine». Il Bambino di Betlemme «ci insegna che cosa è veramente essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per animali. Eppure, da questo nulla, emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne».

«In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo – ha continuato il Papa – Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera».

«Come per i pastori di Betlemme – ha concluso Francesco – possano anche i nostri occhi riempirsi di stupore e meraviglia, contemplando nel Bambino Gesù il Figlio di Dio».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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