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Calcio, basket, pallavolo: quando i preti e le suore fanno i presidenti delle squadre

suor Giovanna Saporiti

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 23/12/15

Da Novara a Reggio Calabria, dal calcio al basket così si fondono fede e sport

Preti e suore al timone di squadre sportive. Avvenire (22 dicembre) mette in rassegna l’esperienze più significative in Italia in cui fede e sport si incrociano e i religiosi diventano protagonisti assoluti del connubio.

L’AGLI VOLLEY A NOVARA

L’Agil-Igor Gorgonzola Volley di Novara da anni ormai è alla ribalta della pallavolo femminile nazionale. Una società professionistica in piena regola al cui vertice c’è una “schiacciatrice” sui generis: suor Giovanna Saporiti, più nota come “la presidente”. Sua vice è suor Monica Loro, un’altra sorella delle Ministre della Carità di san Vincenzo de’ Paoli, l’ordine protagonista di questa sfida lanciata nel lontano 1983 a Trecate. Dai tornei oratoriani alla Terza divisione, fino all’incredibile scalata alla Serie A1 con la conquista della Coppa Italia e del primo trofeo internazionale: la Coppa Cev.

L’ASD BOTTEGONE BASKET

Il vulcanico presidente dell’Asd Bottegone Basket (sponsorizzato daValentina’s Camicette) iscritto al campionato nazionale di serie B2 di pallacanestro è don Piergiorgio Baronti. «Fino a qualche anno non sapevo nemmeno che cosa fosse la pallacanestro – spiega il sacerdote, 73 anni, parroco di Bottegone (Pistoia) – Seguivo una comunità per il recupero dei tossicodipendenti e i ragazzi mi chiesero di accompagnarli a vedere una partita di basket a Pistoia. Fui folgorato da questo sport. Diventai grande amico dei dirigenti della Giorgio Tesi Group, fino alla proposta folle: “Te la senti di metter su una squadra?”. Era una pazzia, ma in chiesa avevo tanti tifosi di pallacanestro. E accettai».

DALLA PRIMA DIVISIONE ALLA SERIE B

Correva l’anno 2000. Da allora una scalata continua, dalla Prima Divisione regionale alla serie B. Oggi Bottegone, frazione di appena 3.600 abitanti del comune di Pistoia, è la nuova “parrocchia” del basket nazionale: «Una cavalcata incredibile – racconta entusiasta don Baronti – per anni il nostro palazzetto è stata la palestra di una scuola, un’aula di 99 posti… Adesso giochiamo al PalaCarrara »

IL DROLA RUGBY

Una meta più alta è anche quella proposta da don Andrea Bonsignori, direttore della Scuola del Cottolengo a Torino, presidente e fino a qualche anno fa giocatore della Drola Rugby il club fondato nel 2011 con i reclusi del carcere delle Vallette: primo esempio a livello nazionale di squadra composta da soli detenuti e regolarmente iscritta a un campionato Fir (Serie C piemontese).

ISPIRATO A SANT’IGNAZIO

Questo sport. ruvido ma nobile, ha avuto anche “piloni” spirituali: i gesuiti – fondatori di numero- se squadre anche celebri, come il Petrarca Padova – hanno sempre considerato il rugby una metafora geniale degli Esercizi di sant’Ignazio.

L’APOS CALCIO STRADELLA

Nel calcio l’Apos Calcio Stradella nel giro di tre anni è passata dalla Terza alla Prima categoria. Il suo presidente è don Cristiano Orezzi, 32 anni, che ha raccolto il mandato dal compianto predecessore don Ermanno Ariata, mentore dell’Associazione polisportiva oratorio Stradella (Apos), fondata nel 1959 e oggi serbatoio calcistico dell’Oltrepò orientale con 350 tesserati:

ASD SAINT MICHEL GIOIA TAURO

Gaudioso Mercuri, sacerdote impavido, è sceso in campo per dare un calcio alla malavita e al disagio giovanile. Calabrese, 28 anni, don Mercuri è oggi presidente e fondatore dell’Asd Saint Michel, squadra di Gioia Tauro che da pochi mesi illumina la Terza categoria: «Purtroppo il nostro territorio è piagato dalla ’ndrangheta e dalla corruzione. Non ne potevo più di vedere i ragazzi disocuppati e rassegnati in mezzo alle strade. E il calcio è un ottimo veicolo per educare alla legalità e al rispetto delle regole. Mi hanno seguito subito oltre 60 giovani. Per un progetto che va oltre: puntiamo a creare una cooperativa che dia loro anche un lavoro».

IL BOMBER VENUTO DALLA ‘NDRANGHETA

Prima del fischio d’inizio, ricorda don Mercuri, «recitiamo tutti l’Ave Maria. Mi commuovo se penso a un ragazzo che viene da una famiglia difficile e da un passato di violenze. Qualcuno pensava sarebbe stato un rischio prenderlo in squadra. Ma bisognava solo dargli fiducia e indicargli la strada. Ha scoperto la squadra come una famiglia. E oggi lui è diventato il nostro bomber».

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