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Non permettere che queste “termiti” divorino il tuo matrimonio

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Aleteia - pubblicato il 22/12/15

“Le supposizioni sono le termiti delle relazioni”. Il tuo matrimonio ne è colpito?

Le supposizioni sono le termiti delle relazioni” (Henry Winkler, attore)

Abbiamo già parlato del disastro che si può verificare nel nostro matrimonio se diamo per scontato che il nostro coniuge ci legga nel pensiero (vedi qui).

Oggi affronteremo il problema considerando l’altra faccia della medaglia: cercare di leggere nel pensiero del nostro coniuge, o, detto in altri termini, dare per scontato di sapere già cosa stia pensando l’altro/a.

Pur non mancando vari detti popolari al riguardo, per i quali la “supposizione è la via più breve verso l’errore”, sembra che il significato di questo sapere antico e persistente nel tempo ci sfugga dalle mani, o che abbiamo fallito al momento di adattare il suo insegnamento nella nostra vita, visto che una delle cause più comuni di conflitto nel matrimonio è la differenza tra quello che un coniuge pensa in realtà e quello che l’altro o l’altra suppone che stia pensando.

Che lo vogliamo o no, le supposizioni rivelano molto al nostro coniuge di come ci sentiamo nei suoi confronti.

Immaginate per un momento di tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare la casa un completo disastro, ben peggiore di quello che è normalmente per una famiglia con una vita frenetica come la vostra.

I bambini sono fuori controllo, e il vostro partner non si vede da nessuna parte.

Domandate al vostro figlio maggiore dove sia suo padre (o sua madre) e lui risponde tranquillamente che sta facendo un pisolino.

Se la vostra prima reazione è arrabbiarvi a causa della “pigrizia” del vostro coniuge, state facendo una supposizione ben diversa da quella di una persona la cui prima reazione sarebbe precipitarsi al fianco del partner per chiedere “Va tutto bene? Ti senti male?”

La prima reazione viene provocata dal senso di colpa, la seconda ha origine nell’amore e nella preoccupazione.

Soffro di un disturbo cognitivo piuttosto comune che fa sì che spesso dimentichi cose importanti. È frustrante per mio marito, che è una persona responsabile e ordinata.

Nel nostro rapporto, ha dovuto lottare costantemente contro l’idea che il mio fallimento costante al momento di rispettare i nostri progetti fosse semplicemente dovuto al fatto che non mi importa né della mia famiglia né di svolgere i compiti domestici in modo efficiente.

Se mi importasse, sostiene, non avrei bisogno di tanto aiuto per ricordare le cose. Sarebbero una priorità naturale per me, sarebbero sempre pronte nella mia mente.

Non importa quante volte il mio medico o il nostro terapeuta spieghi che il mio cervello semplicemente non funziona in quel modo. Sembra che a mio marito costi accettarlo.

Spesso, quindi, mi ha accusata di mostrare indifferenza nei confronti suoi e dei nostri figli, e questa è un’affermazione tanto devastante e dolorosa quanto lontana dalla realtà.

Le nostre discussioni al riguardo, come potrete immaginare, sono state ricorrenti e intense.

Non sono innocente. Essendo cresciuta in un contesto familiare molto critico ed essendomi sposata con un uomo spesso critico anche lui, ho la terribile tendenza a dare per scontato che ogni domanda che mi viene posta abbia sempre un secondo fine, ovvero che se non riesco a dare la risposta che si aspetta sospenderà la “prova” a cui mi sottopone.

A volte, però, una domanda non è altro che una domanda, e mio marito finisce per essere irritato e stanco dei miei interminabili tentativi di cercare il “vero significato” dietro a ogni frase.

La mia supposizione mi invia un messaggio negativo quanto quello che lui manda a me supponendo che la nostra famiglia non mi importi. Assumendo che mi stia sempre mettendo alla prova, gli sto dicendo che non ho fiducia nella sua onestà.

In un mondo perfetto, lasceremmo da parte tutte le nostre supposizioni e comunicheremmo solo con le nostre parole mature.

Anziché supporre ciò che sta pensando l’altra persona, ci limiteremmo a chiedere. Anziché confidare nel fatto che gli altri sappiano ciò che vogliamo, glielo diremmo semplicemente.

La comunicazione, però, richiede che ci avventuriamo fuori dalla nostra zona di benessere, verso uno spazio sconosciuto in cui chiunque potrà sorprenderci e anche deluderci.

Ci sentiamo molto più a nostro agio dentro la nostra testa, dove possiamo rimanere nella nostra beata ignoranza mentre immaginiamo di sapere già tutto.

Se i rischi dell’autentica comunicazione verbale sono superiori a quelli che credete di poter sopportare in questo momento, almeno assicuratevi di comprendere che le vostre supposizioni sono di per sé una potente forma di comunicazione.

Come minimo, cercate di usarle per rafforzare il vostro partner anziché distruggervi a vicenda.

Per pura carità cristiana, dobbiamo supporre il meglio degli altri, e quindi iniziate dal vostro coniuge.

Quando sentite la tentazione di assumere il peggio dei pensieri o delle motivazioni del vostro partner, è meglio cercare di pensare a un’interpretazione positiva.

Prima di arrivare a conclusioni precipitose, assicuratevi che queste conclusioni mostrino il miglior profilo possibile di vostra moglie o vostro marito.

Al di sopra di tutto, ricordate che in ogni conflitto ci sono due parti, e che la vostra non è sempre quella che ha ragione.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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