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11 consigli per parlare di Dio con i tuoi amici (imperdonabile non metterli in pratica)

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Catholic Link - pubblicato il 12/12/15

di Sebastian Campos

Probabilmente fuori dagli ambienti ecclesiali ci troviamo spesso tra l’incudine e il martello al momento di condividere o difendere la nostra fede. Gran parte delle nostre giustificazioni e delle argomentazioni di evangelizzazione e di apologetica è teologica, filosofica e nel migliore dei casi basata su qualche storia accaduta a un’altra persona.

Visto che la nostra intenzione è sempre stata quella di offrire gli strumenti per poter vivere la fede nella vita quotidiana in modo naturale, senza vergognarsi, ecco 10 idee che potrebbero servirvi al momento di parlare di Dio con altri, soprattutto con quegli amici che non credono molto o non credono affatto.

1. Tradurre l’insegnamento della Chiesa in parole semplici

Un evangelizzatore è un traduttore. Gesù spiegava grandi misteri della fede usando idee molto semplici attraverso parabole. La Chiesa ci insegna cose grandi e meravigliose, ma per spiegarle a volte serve una laurea in Filosofia. Cercate di capirle voi e poi provate a esprimerle con parole semplici perché i vostri amici inizino ad avvicinarsi.

2. La fede in chiave di divertimento

Santa Teresa d’Avila, esasperata dalle prove della vita, disse a Dio: “Se questo è il modo in cui tratti i tuoi amici, non c’è da stupirsi che ne abbia così pochi!” La fede non ha motivo di essere qualcosa di grave e terribile. Dio non è una persona con uno scarso senso dell’umorismo. L’umorismo sa piegare il ginocchio più duro e resistente.

3. Testimonianza personale “ABC”

Ovviamente dire che Dio esiste perché lo sentiamo nel cuore ci farà sembrare un po’ strani, ma dobbiamo riconoscerlo: Dio ha fatto qualcosa nella nostra vita, e raccontare questa esperienza agli altri è irrefutabile. Nessuno può negare quello che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Quando parliamo della nostra testimonianza, cerchiamo di fare questo: A. Essere Allegri; B. Essere Brevi; C. Essere Cristocentrici. Niente storie noiose, lunghe e che parlano solo di noi. Meditate e ordinate la vostra testimonianza personale.

4. Riconoscete i “semi di Dio”

Dio è onnipresente ed è in tutte le realtà umane, quindi la sua verità è anche lì, nel vostro interlocutore non credente. Cercate quei semi di Dio presenti dietro tutta quella incredulità e ostilità, nascosti in quel cuore pieno di argomentazioni razionali e logiche.

5. Evitate la morale e cercate l’amore

Gran parte dei non credenti lo è semplicemente perché l’asticella morale è tanto alta che si sentono incapaci o non hanno voglia di vivere in quel modo e di aspirare a quello stile di vita. L’esistenza di Dio è innanzitutto amore, non legge. Mostrate il Dio amore, non il Dio legalista.

6. Non cercate di vincere nella discussione

Comunicate dimostrando che non volete vincere nella discussione e non siete superiori all’altro. Non è una gara, né siete superiori. Guardate con amore, empatizzate con l’altro e con la sua storia. Non diventi mai un dibattito! I dibattiti servono solo a radicalizzare gli atteggiamenti. Finora credo che non sia mai accaduto che qualcuno dopo un dibattito abbia detto: “Ok, hai vinto, e non solo, mi unisco ai tuoi”.

7. Non evitate il tema, sanno che avete fede

È come andare a una festa. Non potete sedervi in un angolo e non parlare. Ai non credenti, soprattutto a quelli esplicitamente atei, piace parlare di Dio con chi è apertamente credente. Preparatevi. Prendetelo come un dono di Dio (perché riconoscono la vostra fede) e guardate la cosa in modo positivo. Vi aiuterà a entrare in qualsiasi conversazione senza timore e confidando in Dio.

8. Tutta la vostra vita parli di Dio

L’argomentazione più convincente è che siate davvero convinti. Convinti al punto da cercare di vivere giorno per giorno quello in cui dite di credere (sappiamo che provare non significa sempre riuscire, ma compiere uno sforzo sincero per far bene le cose).

9. Parlate con il cuore

Siamo fragili. Parlare partendo dalla nostra esperienza di fragilità e anche di dubbio è una cosa molto grande, di cui gli altri sono molto riconoscenti. Non pretendete di dimostrare superpoteri e superconoscenze; Dio non è un enigma che si risolve, è un mistero in cui ci introduciamo e che trascende tutti.

10. Cercare il bene dell’altro

Non vogliamo spiegare l’esistenza di Dio per avere un nuovo membro del nostro gruppo ed essere così il gruppo più folto al prossimo pellegrinaggio. Dio è un dono che vogliamo condividere e la persona che abbiamo di fronte deve avere questa sensazione, non quella per cui le si sta dando da mangiare qualcosa di sgradevole ma che deve masticare a denti stretti per il proprio bene, come facciamo con i bambini piccoli.

11. Voi e l’altro avete qualcosa in comune: siete liberi di credere in quello che volete

Voi avete scelto liberamente di credere. L’esperienza di fede è un’esperienza di libertà, in essa si riceve e si dà gratuitamente. Chi non crede lo fa come un’opzione di libertà e bisogna rispettarlo, anche quando questa opzione non porta sempre a prendere buone decisioni. Dobbiamo amare la persona anche se le sue scelte non sono sempre molto facili da amare. L’amore è sempre evangelizzatore.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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