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Vuoi cambiare? Questo è l’unico modo

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Shutterstock / Oksana Kuzmina

padre Carlos Padilla - pubblicato il 11/12/15

Inizia con una preghiera: “Voglio baciare i tuoi desideri, ma mi aggrappo ai miei...”

In Avvento mi piace pensare alla pazienza di Dio. Mi vedo molto impaziente. Voglio che le cose avvengano immediatamente, il prima possibile, ma non avvengono e dispero. Il tempo passa e quello che desidero non si verifica.

Voglio che si rispettino i termini e si prendano le decisioni. Resto in silenzio aspettando che il sole affondi nella notte. Che albeggi nell’oscurità. Aspetto impaziente che il germoglio lasci vedere il fiore. Che le foglie cadano spogliando i rami.

Voglio già il presente e non il futuro. Mi inquieto quando non cambio alla velocità che desidero. Quando non progredisco, quando non sono migliore di qualche tempo fa. Mi fa male ripetere i peccati. Mi colpisce la goffaggine della mia volontà, anche se so bene che maturare non è perdere il sorriso né l’atteggiamento da bambino e diventare più serio. Questo non lo voglio.

Come dice Jim Carrey: “Credo che maturare non significhi essere una persona seria, men che meno noiosa. Maturare è poter giocare, scherzare, far sorridere come un bambino, ma senza dimenticare le nostre responsabilità. Accettare che non siamo più bambini, ma senza dimenticare che un giorno lo siamo stati”.

Maturare è accettare che la vita si possa riempire di luce con un solo sorriso. Tra qualche scherzo. E non per questo crescere diventa qualcosa di serio. Dio è paziente con il sorriso di quei bambini che vivono in un presente eterno.

Dio è paziente con la mia immaturità, con le mie cadute, con le mie goffaggini. Rispetta i miei tempi e le mie ansie. Mi guarda come una madre guarda un bambino aspettando i primi cambiamenti del passare del tempo. E mi sogna migliore di quanto già mi vede.

Perché crede nella potenzialità che si nasconde nella mia anima. Nel seme sotterrato. Sa che posso essere molto più libero, più puro, più generoso, più suo. Conosce le possibilità che ci sono sotto la mia terra. Desidera una vita più piena di quella che vivo, e aspetta che dia il primo “sì” che produce il cambiamento.

Una persona pregava: “Voglio camminare sulle tue strade a Betlemme. Anelo al cammino. È un cammino nuovo, pieno di tappe, di misteri in cui Giuseppe e Maria mantengono il segreto, il loro mistero, si sostengono, si curano, condividono sogni e paure. E si sentono molto piccoli, molto indegni, si ammirano a vicenda, si guardano con tenerezza. Quanta tenerezza nel loro cammino verso la montagna! Voglio andare con loro. Tutto è iniziato con un ‘sì’. Te lo do anche oggi. Sì, anche se non lo vedo. Sì, anche se ho paura. Sì, anche se amo con tutta l’anima. Sì, anche se rinuncio. Sì, anche se ho solo l’oggi. Grazie”.

Dio è paziente con me. Quando mi perdo mi viene incontro. Mi lascia cadere perché rispetta i miei passi. Mi invita a non aver paura del ridicolo, dell’insuccesso, dell’abbandono.

Ho paura. Vorrei vivere di più la fede. Dio ha pazienza e mi viene incontro. Ho bisogno di coraggio per assumere dei rischi per Gesù. Ci sono decisioni folli che non prendo. Mi conformo, resto tranquillo. Mi fa paura perdere le mie sicurezze. Espormi al rifiuto e alla solitudine.

Mi dimentico che quando dono quello che ho ricevo molto di più. Mi costa credere alla generosità di Dio. Vorrei avere più libertà interiore, ma so che non posso spianare da solo le mie montagne, elevare da solo le mie valli.

Dio ha pazienza ed è Lui che fa tutto. Questo mi consola. Lui lo fa in me. Quello che io non riesco a fare lo fa Lui. E devo solo aprire il mio cuore e lasciarlo agire. Mi piacerebbe vedere la salvezza di Dio che arriva nella mia vita.

Chioedo a Dio di aiutarmi ad ascoltare la sua voce. Di andare nel deserto ad ascoltarlo, ad ascoltare il silenzio, la solitudine. L’Avvento è un tempo di deserto. Per conoscerci di più, per scoprire dove andiamo.

Voglio chiedergli di insegnarmi ad essere sempre fedele a quella voce. Ad essere docile alla sua volontà. Ad aprire il mio cuore perché mi sorprenda sempre con il suo sguardo.

Egli è sempre più della mia idea di Lui, del mio annuncio di Lui. Le mie parole non fanno che abbozzare goffamente il suo volto. I miei gesti spesso sminuiscono il suo amore. È sempre di più, mi sorprende sempre.

Voglio che in queste settimane cambi il mio cuore. Gli offro le valli della mia anima, i monti, le strade. Tutto quello che sono. Gli offro il mio paesaggio originale, perché arrivi ed entri, e metta i piedi nella mia argilla.

Voglio pregare come pregava una persona: “Mi rallegra dare la vita, ma mi costa soffrire. Ho tante cose a cui sono attaccato… Voglio inscrivere il mio cuore nel tuo, Gesù. È possibile. Sarebbe un miracolo. Voglio sognare cose grandi. Voglio baciare i tuoi desideri, ma mi aggrappo ai miei. Voglio sognare le tue vette, e mi conformo a vivere in pianura. Desidero toccare ciò che non vedo”.

Voglio che in questo Avvento Egli arrivi e possa costruire la sua casa con la mia argilla, con le mie pietre, con la mia acqua, con le mie valli e le mie montagne. Con le mie rocce dure, con la mia terra fragile. Gli offro la mia vita com’è ora perché ne faccia miracoli.

La mia vita limitata e povera. Non come mi piacerebbe che fosse. Gli offro i miei cammini confusi, il mio giardino pieno di erbacce, il mio pozzo tante volte secco. Gli offro tutto perché Egli arrivi ed entri dentro di me, e cambi tutto.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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