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Ti accetti come sei?

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©Pixabay.com/Public Domain

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Editrice Cléofas - pubblicato il 05/12/15

Prima di lamentarti per quello che non hai, ringrazia per quello che hai già

Ciascuno di noi è prezioso. Siamo stati creati a immagine di Dio, cosa potremmo desiderare di più? Dio è entrato dentro di sé per cercare lì il nostro “stampo”.

Come puoi lamentarti, allora, delle qualità che non hai? Non è essere ingrati nei confronti di Dio?

Prima di lamentarti per quello che non hai, ringrazia per quello che hai già, e per tutto quello che hai ricevuto gratuitamente da Lui.

Guarda innanzitutto le tue mani perfette, e dì: “Molte grazie, Signore!”

Pensa ai tuoi occhi che guardano l’orizzonte, alle tue orecchie che sentono il canto degli uccelli, e dì: “Grazie, Signore!”

Guarda la bellezza e la forza della tua gioventù e ringrazia il Padre buono, dal quale derivano tutti i doni positivi.

La caratteristica peggiore di un figlio è l’ingratitudine nei confronti del padre.

Gesù si è infastidito quando ha curato dieci lebbrosi (all’epoca la lebbra era una malattia incurabile) e solo uno (il samaritano) è tornato a ringraziarlo. E questi non era ebreo, ovvero era l’unico che non era considerato appartenente al popolo di Dio.

Tu hai ricevuto una grande eredità da Dio, che è dentro di te; la tua intelligenza, la tua libertà, la tua volontà, la capacità di amare, la memoria, la coscienza, ecc. – insomma, i tuoi talenti, che Dio spera che tu faccia crescere per il suo bene e per quello degli altri.

La prima cosa che devi fare per poter moltiplicare quei talenti è accettarti per come sei, a livello fisico e spirituale.

Non fermarti a guardare solo i tuoi problemi, in una specie di introspezione morbosa, perché finirai per non vedere le tue qualità, e questo ti renderà schiavo del tuo complesso di inferiorità.

San Paolo ha detto che siamo come “vasi d’argilla”, ma abbiamo un tesoro di Dio nascosto dentro di noi (cfr. 1 Cor 4,7).

Non sto dicendo che dobbiamo nasconderci dai nostri problemi, o far finta che non esistano. Riconoscili e accettali, e con fiducia in Dio, e in te stesso, lotta per superarli, senza sentirti sconfitto e senza lamentarti della tua sorte.

Sappi che cresciamo come persone umane proprio quando vinciamo i nostri problemi e superiamo i nostri limiti.

Non avere paura dei tuoi problemi, esistono per essere risolti. Un amico mi diceva che ogni problema ha una soluzione, e quando non ce l’ha allora smette di essere un problema. “Quello che non ha rimedio è risolto”, si dice. È inutile piangere sul latte versato.

L’uomo cresce nella crisi e nella lotta. Per questo, è importante eliminare i propri atteggiamenti negativi.

Dio ha un progetto per te e per ciascuno di noi, una bella missione da compiere, e puoi essere certo del fatto che ci ha donato un mondo per poterci dare l’onore e la gioia di essere suoi collaboratori in questa bella opera. Ha bisogno delle nostre mani e della nostra intelligenza. Vuole usare i tuoi talenti.

L’uomo più infelice è quello che si chiude in se stesso e non usa i suoi talenti per il bene degli altri. Quell’uomo si deprime.

Nella parabola dei talenti, Gesù ha mostrato che è stato chiesto solo un talento di più a colui che ne aveva avuto uno, ma sono stati chiesti dieci nuovi talenti a chi ne aveva ricevuti dieci. Dio è coerente.

Tu sai di essere “unico” agli occhi di Dio, irripetibile, e quindi hai ricevuto talenti che solo tu hai, e Dio si aspetta che sviluppi questa bella eredità, essendo quello che sei.

È un atto di maturità avere l’umiltà di riconoscere i tuoi limiti e di accettarli. Non vuol dire essere inferiore o di minore importanza, ma essere reale.

Accetta i tuoi limiti, i tuoi problemi, il tuo fisico, la tua famiglia, il tuo colore, la tua casa, i tuoi genitori e i tuoi fratelli, per quanto possano essere difficili… e inizia a lavorare con fede e pazienza per migliorare quello che si può migliorare.

Se non inizi ad accettare il tuo fisico, quello che vedi, non accetterai i difetti che non vedi.

Se non accetti il tuo corpo, corri il rischio di non amarti. Molti si ribellano contro se stessi e contro Dio a causa di questo.

Potrai amarti solo se ti accetti come sei, a livello fisico e spirituale. In caso contrario non sarai felice.

È chiaro che è positivo imparare cose buone dagli altri, ma non possiamo volerli imitare in tutto.

Non puoi paragonarti a un’altra persona, e magari deprimerti perché non hai lo stesso successo che hanno gli altri.

Non lasciarti neanche trascinare dai giudizi che altre persone emettono su di te. Devi sapere una cosa: non sarai migliore perché le persone ti lodano, né sarai peggiore perché ti criticano.

Come diceva San Francesco, “sono quello che sono di fronte a Dio”.

Una volta camminavano un anziano, un bambino e un asino.

L’anziano tirava l’asino e il bambino montava l’animale.

Passando per una città, sentirono che la gente diceva: “Che bambino senza cuore, lascia che l’anziano vada a piedi. Dovrebbe tirare l’asino e lasciar salire l’uomo”.

Il bambino scese immediatamente dall’asino e fece salire l’anziano, e proseguirono il viaggio.

Passando in un altro luogo, sentirono dire: “Che anziano fiacco, lascia che il bambino vada a piedi e lui sta sull’asino”.

Allora si fermarono e iniziarono a pensare al da farsi.

L’anziano disse al bambino: “Ci resta solo un’alternativa: andare a piedi portando l’asino in braccio”.

Morale della storia: è impossibile accontentare tutti.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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