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La “battaglia” dell’arte contro l’iconoclastia dell’Isis

bardo foro proiettile © gianluca baronchelli (1)

© gianluca baronchelli

Marinella Bandini - pubblicato il 04/12/15

"Archeologia ferita" in mostra: ad Aquileia i capolavori del Museo del Bardo di Tunisi, colpito dai terroristi

Il foro di un proiettile nel vetro. È una delle immagini del Museo del Bardo di Tunisi, ferito dagli attentati terroristici del 18 marzo scorso. Quelle schegge, grazie alla Fondazione Aquileia, ora diventano altrettanti frammenti di dialogo nella mostra “Il Bardo ad Aquileia” che dal 6 dicembre al 31 gennaio prossimi porterà nella cittadina friulana nove capolavori custoditi nel museo tunisino. Uno su tutti la testa dell’imperatore Lucio Vero, e poi tre mosaici (il mosaico della dea Cerere ritrovato a Uthina e due mosaici di “lottatori nudi in presa” provenienti dal tepidarium delle terme di Gigthis), una statua di Giove, la stele funeraria di Marcus Licinius Fidelis, soldato originario di Lione che fu sepolto ad Ammaedara, due ceramiche ritrovate nelle necropoli di El Aouja, una brocca decorata a rilievo e un contenitore cilindrico con rappresentazioni di dei e satiri.

Le opere testimoniano non solo lo scambio e i collegamenti che caratterizzavano Nord Africa e Alto Adriatico in età romana, ma danno voce anche a quanti si oppongono alla “nuova iconoclastia” che vuole distruggere le radici del dialogo interculturale e interreligioso. La città di Aquileia, protesa nell’Adriatico e fin dall’antichità crocevia di popoli e culture, si pone come il luogo ideale per questo dialogo e come trampolino naturale per lanciare un confronto sull’importanza della difesa del patrimonio culturale come baluardo contro la violenza e il terrorismo. “Desideriamo invitare alla riscoperta del ‘filo rosso’ della tolleranza che, sia pur con l’andamento di un fiume carsico, ha segnato la storia dell’Europa, del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale” spiega il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi. L’iniziativa vuole essere “un contributo a quella ‘battaglia culturale’ che sola potrà consentirci di superare e vincere il fanatismo e la violenza”. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione e la sensibilità verso il tema della distruzione di monumenti di eccezionale valore, eredità delle grandi civiltà del passato, e quindi della volontà di cancellazione della memoria della storia universale dell’uomo.

Anche per questo l’esposizione, ospitata al Museo Archeologico Nazionale, si inserisce nel più ampio progetto “Archeologia ferita” della Fondazione, che intende portare ad Aquileia opere d’arte significative provenienti da musei e siti colpiti dai tragici attacchi del terrorismo fondamentalista.

Il progetto “Archeologia ferita” nelle parole del presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi:


Come scrive nella prefazione al catalogo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “L’esposizione ad Aquileia è un gesto di amicizia e la affermazione, convinta e forte che, solo attraverso la riproposizione dei valori della cultura e della storia comune, sarà possibile sconfiggere la cieca violenza e la barbarie di chi vorrebbe proporre infondati scontri di civiltà”. Pare fargli eco il presidente della Repubblica Tunisina Béji Caïd Essebsi: “Di fronte al terrorismo, tutti i popoli, a Nord come a Sud, devono restare uniti. Dobbiamo essere uniti nel proteggere il nostro patrimonio comune e rendere il nostro mare Mediterraneo un anello di congiunzione e non un confine”. La mostra è realizzata in collaborazione con Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Udine, Edison e con il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Fiumicello e Aiello. Scrive il direttore del Museo di Tunisi, Moncef Ben Moussa: “In un mondo in cui la violenza ha innescato una spirale inquietante, la cultura placa e trasmette un messaggio di pace. Ed è in nome dei valori fondamentali del dialogo della condivisione e della tolleranza che abbiamo accolto la proposta” di questa esposizione.

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