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Aspetta, la vita riempirà la tua notte

sorriso

© Unsplash

padre Carlos Padilla - pubblicato il 02/12/15

Gesù mi tocca. Tocca me che sono stordito dal rumore dei morti, dalle minacce che paralizzano Paesi, da quella paura di perdere tutto che condividiamo noi uomini

L’Avvento è un tempo di grazia che ci viene regalato. Un periodo di luce in mezzo alla notte. Un tempo di promesse e di vento che mi aiuta a confidare.

L’Avvento è attesa nel presente e sogno del futuro. È radice e rami tesi al vento. È pozzo e fonte, fiume e mare. Profondità e silenzio. È tempo di sogni e di gioia. È luce e musica che mi riempie l’anima. È tempo per dare e per ricevere. Tempo per abbracciare e per camminare in silenzio.

L’Avvento mi commuove. Questa domenica ascoltavamo: “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21, 36).

Vegliare preparando il cuore. In mezzo a tempi convulsi. Quando la speranza è fragile. Mi piace l’immagine del sogno e quella del rimanere svegli, vegliando, custodendo.

Quanto è difficile vegliare Dio! Gli occhi pesano. Vorrei addormentarmi, ma so che Dio vuole che resti a vegliare con la mia luce accesa. Con il fuoco che non voglio che si spenga. Con la mia lampada piena d’olio. Allora mi passa il tempo, la vita mi sfugge.

Mi risveglio guardando avanti. Voglio svegliarmi come quegli uomini che Gesù toccava. Il suo potere di risvegliare energie sconosciute nell’essere umano creava le condizioni che rendevano possibile il recupero della salute” (1).

Li toccava e guarivano. Mi commuove. Li toccava e si risvegliavano alla vita. Passava e loro si risvegliavano. Voglio che Gesù mi tocchi, e voglio svegliarmi alla porta della sua vita. Voglio che diventi carne dentro di me e mi tocchi, e mi guarisca.

Voglio vegliare per vedere la porta aperta, la soglia che mi mostra orizzonti infiniti. Voglio che nasca e mi tocchi, mi abbracci, mi sollevi.

Leggevo l’altro giorno: “Si avvicina a quanti si ritengono abbandonati da Dio, tocca i lebbrosi che nessuno tocca, risveglia la fiducia in coloro che non hanno accesso al tempio e li integra nel popolo di Dio come Egli lo intende. Devono essere i primi a sperimentare la misericordia del Padre, l’arrivo del suo regno” (2).

Gesù mi tocca in mezzo alle mie paure. Tocca me che sono ferito e mi guarisce. Mi abbraccia. Tocca me che sono stordito dal rumore dei morti, dalle minacce che paralizzano Paesi, da quella paura di perdere tutto che condividiamo noi uomini.

L’Avvento è aspettare che Dio si faccia carne e mi tocchi. Che Dio nasca senza preavviso, con calma, in silenzio. Aspettare che filtri la luce dai rami secchi e riempia la mia notte di vita. Anche se sembra che non cambi niente.

L’Avvento è sognare l’abbraccio di Dio, l’abbraccio della sua misericordia infinita, quell’abbraccio a cui anelo tanto. L’Avvento è attesa e desiderio. Pienezza in crescita. Vita che inizia con un germoglio.

(1) José Antonio Pagola, Jesús, aproximación histórica

(2) José Antonio Pagola, Jesús, aproximación histórica

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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