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Lezioni di vita di un’eremita laica che si è reinventata

Margaret Rose Realy, Obl. OSB,

Zoe Romanowsky - Aleteia - pubblicato il 27/11/15

Una conversazione con la giardiniera diventata autrice Margaret Rose Realy, Obl. OSB

Reinventare se stessi è un tipo di innovazione particolare, e Margaret Rose Realy, Obl. OSB, sa che il processo richiede una profonda resa e la disponibilità ad essere sorpresi.

La Realy, 61 anni e autrice e vincitrice di premi di tre libri – A Catholic Gardener’s Spiritual Almanac, A Garden of Visible Prayere Cultivating God’s Garden through Lent–,è un’esperta giardiniera e coltivatrice di serre certificata, così come consulente liturgica e guida di ritiri. È anche un’oblata benedettina laica con un blog su Morning Rose Prayer Gardens di Patheos, e contribuisce regolarmente a Catholic Mom e Catholic Digest, oltre ad altre pubblicazioni.

Per la maggior parte della sua vita, tuttavia, la scrittura non avrebbe potuto essere più lontana dalla sua immaginazione. È cresciuta nell’area di Detroit (Stati Uniti), e la sua famiglia aveva una grande impresa di serre – ed è lì che è iniziato il suo amore per la natura e l’orticoltura. Il punto di incontro tra giardinaggio, natura e spiritualità è stato la più grande gioia della Realy per la maggior parte della sua vita. Per 12 anni è stata coordinatrice volontaria della Garden Society per il St. Francis Retreat Center di DeWitt, Michigan. Poi è stata colpita da un’artrite debilitante, che l’ha lasciata incapace di continuare a scavare e a spingere carriole. Ha dovuto forgiare una nuova identità, un processo pieno di scoperte inaspettate. La Realy ha parlato con Zoe Romanowsky di Aleteia di come sia riscoprire se stessi, di come una studentessa che sbagliava la grammatica sia diventata un’autrice e di quali qualità siano più utili quando si deve affrontare la perdita di qualcosa di prezioso.

Cosa significa essere un’oblata benedettina laica?

Margaret Rose Realy: È meglio evitare la parola “laica” – può far confondere. La mia chiamata personale come oblata benedettina è essere un’eremita laica – una sorta di anacoreta, anche se uso il termine in modo approssimativo. Conduco una vita di celibato, ma non è l’impegno di tutti gli oblati – la maggior parte di loro è sposata e ha figli. Essere un’oblata benedettina è essere nel mondo come un monaco o una suora. Siamo legati in modo specifico a un monastero e chiamati a seguire il carisma di quel monastero. Il mio è un servizio ai poveri, e visto il numero di prigioni che ci sono qui nel Michigan serviamo le persone che escono dal sistema carcerario.

Il carisma degli oblati benedettini è trovare Dio nell’ordinarietà della vita – San Benedetto è il patrono dell’ordinario – e lavorare, pregare e offrire tutto al Signore. Il modo migliore di descriverlo è una pratica particolare che ho come eremita laica: tengo una sedia “di Cristo” vicino al mio letto, e ne ho un’altra nel mio oratorio. Mentalmente, metto lì il Signore di modo che sia sempre con me. Parte del fatto di essere un’oblata benedettina – o qualsiasi altro tipo di religiosa – è tenere gli occhi fissi su Cristo, e avere sempre davanti a noi la realtà della morte. Non in modo macabro, ma guardando sempre attraverso Cristo nella quotidianità del nostro mondo. Essere benedettini vuol dire questo, almeno dal mio punto di vista.

Per molto tempo si è identificata nel suo lavoro di maestra giardiniera. Cosa significava per lei?

Tutti noi nasciamo con dei doni – io sono nata giardiniera. Ho sempre amato la natura, e le cose che crescono. Ho frequentato la Michigan State University, dove ho studiato Botanica e Orticoltura, ma non riuscivo a memorizzare tutto ciò che era richiesto, e quindi sono passata a un master in Comunicazione. Il giardinaggio, tuttavia, non è mai sparito dalla mia vita, e quindi sono tornata a scuola per diventare maestra giardiniera e una coltivatrice di serre certificata. In seguito ho perso il mio lavoro nel campo delle comunicazioni – eravamo in un periodo di recessione –, e sono andata a lavorare per un amico nella sua serra.

Come si conciliano spiritualità e giardinaggio?

È la bellezza del Creatore e della sua creazione. Com’è possibile non capire cosa c’è di santo nella natura e nelle piante? Non si può negare Dio nel mondo; la Trinità è ovunque. Il Creatore è così ovvio per me. Non parlo di panteismo. Tutta la Bibbia è piena di riferimenti alla natura. (…)


Ha perso le sue capacità di giardiniera e l’abilità fisica per svolgere il suo lavoro. Può raccontarci cos’è successo?

Ho avuto una collisione frontale verso i 35 anni. Dopo il recupero iniziale sono riuscita ad andare avanti con la vita e non ho avuto problemi fino ai cinquant’anni. Il medico aveva detto che sarebbe successo. Mi è venuta l’artrite, che si è sviluppata rapidamente. Nel 2008 è diventata pronunciata, ed è allora che è avvenuta la transizione dall’essere giardiniera.

Si è lasciata andare a calci e urla o è stata una resa pacifica?

Il passaggio per diventare una scrittrice è stato piuttosto terrificante. Al college non andavo bene in inglese. Non ero una scrittrice, ma stavo diventando rapidamente disabile. Ero la coordinatrice della Garden Society per il St. Francis Retreat Center – era quello il mio dono. Quando ho capito che non avrei più potuto esserlo mi sono sentita molto male. Non sapevo cosa avrei fatto senza quella capacità.

Mi piace molto l’adorazione, e un giorno ero seduta a piangere piano. “Signore, cosa vuoi? Cosa devo fare? Non so cosa fare. Mi hai creata con questa capacità per il giardinaggio”. E ho sentito molto chiaramente che diceva al mio cuore: “Scrivilo”. Era così chiaro. E ho detto ad alta voce: “Sul serio?”, spaventando la povera donna che era nella cappella con me. Al college me ne ero occupata a malapena, per cui sperimentare questa chiamata era una cosa terribilmente estranea per me.

Ho capito anche che essere una scrittrice avrebbe significato che non avrei più potuto starmene nascosta. Non ero una buona combattente, ma ho dovuto abbandonare le mie paure e le mie ansie per abbracciare questa nuova situazione.

Com’è riuscita a diventare l’autrice di tre libri?

La mia prima sfida è stata in qualche modo cercare persone che sapessero come farlo accadere. È stato tremendo.

Nel marzo 2009, mentre andavo all’adorazione, ho ricevuto la telefonata di un amico che pensava dovessi collegarmi al Catholic Marketing Network, e sono stata mandata da Ann Lewis, che all’epoca era presidente dell’Associazione degli Scrittori Cattolici.

La storia a questo proposito è stata una vera lezione di fiducia in Dio. (…) Non dovevo pagare per andare alla conferenza dell’Associazione degli Scrittori Cattolici; (…) non ho dovuto neanche pagarmi l’albergo. Eccomi allora ad attraversare il Paese senza soldi per gettarmi in un’industria di cui non sapevo nulla con gente che non conoscevo. Ero stordita. È allora che è avvenuta la piena resa.

Oh, e c’è un’altra parte che quasi dimenticavo! A questa conferenza ci sono sessioni in cui si ha del tempo per parlare con gli editori. I posti si sono riempiti quasi subito. Ann mi ha detto che aveva avuto una cancellazione con un editore per Circle Media che guarda caso era un giardiniere. Ho venduto il mio primo libro a quell’incontro. Non avrei mai potuto riuscirci con le mie forze. È successo solo grazie alla mia resa.

Che consiglio darebbe a qualcuno che si sente privato di qualcosa che pensava avrebbe sempre fatto parte della sua vita, o a qualcuno che si sente chiamato a una missione particolare ma la porta si chiude, o non si apre mai?

Un’unica parola: apertura. Apertura alla fiducia. Non è facile per noi umani. Lasciar fare a Dio. Si dice spesso, ma è vero. Quando affrontavo le mie sfide, cercavo spesso di pormi alla presenza di Dio. Mi ha aiutata ad abbandonare tutto ciò che mi teneva prigioniera della spirale di tristezza.

San Francesco di Sales dice di metterci alla presenza di Dio in quattro modi: Dio è intorno a me in tutte le cose. Dio è pienamente in me, diffuso in tutto il mio corpo. Dio mi guarda con affetto. E Dio è sempre vicino a me, presente davanti a me. È stato il mio credo quotidiano mentre diventavo una scrittrice. Come esseri umani vogliamo controllare, vogliamo gestire il nostro mondo. Metterci alla presenza di Dio è essere aperti a ciò che è santo, crescere nella fiducia. Ma la parola chiave è “apertura”, e tutto ciò che comporta.

Ha mai sentito che qualcosa di bello le era stato portato via?

Non ho mai pensato che Dio mi abbia portato via il giardinaggio. Sono state le circostanze della mia vita ad aver portato via l’opportunità. Le mie capacità diventavano molto limitate ed è stato molto difficile lasciar andare tutto perché era la mia identità: lavoro in giardino, curo gli alberi, parlo agli arbusti – l’ho fatto fin dall’infanzia. Lasciar andare quell’identità è stato molto difficile. Ha influito sulla mia spiritualità, sulla mia dipendenza da Dio. Ma qualunque siano le transizioni nella nostra vita, la lezione è avvicinarsi a Dio. È la cosa più importante.

Quali frutti sono derivati dal fatto di essere disponibile a varcare nuove soglie?

Il primo frutto è stata la capacità di avvicinarmi a ciò che è santo. Un santo ha detto “Dammi, Signore, ciò che andrà a tuo beneficio”. Saper dire questo con fiducia è un frutto.

Quello successivo è calmarsi, essere liberi dall’ansia. Quando si inizia ad aprirsi e ad avere fiducia, si diventa più calmi. Questa pace è importante – mi permette di abbracciare quell’apertura e di lasciarmi andare. Ho visto che se sono ansiosa gli altri lo sentono. La tranquillità tende ad essere contagiosa.

Come si sente oggi? L’artrite come influenza la sua vita?

Gestisco la mia artrite a livello nutrizionale. Lavoro con un medico che conosce bene le mie condizioni e devo moderare la mia attività fisica – non posso stare seduta per lunghi periodi, che è la mia abitudine peggiore – perché la mia artrite interessa il collo e la parte superiore della schiena. Sono riuscita a gestirla abbastanza bene senza farmaci e interventi. Non è costante. Non vivo nel dolore 24 ore al giorno 7 giorni su 7.

Cosa farà ora, e cosa c’è all’orizzonte?

Quando ad agosto sono andata alla Conferenza degli Scrittori sono state avvicinata da tre persone relativamente a tre libri. Ho ricevuto altri inviti a scrivere. Sto cercando di essere aperta a dove mi porterà il Signore. Ho coordinato tre ritiri per scrittori cattolici e ne sto traendo grande gioia. Potrebbe essere il compito a cui sono chiamata come prossimo passo. Sono aperta a questo, ma anche aperta a scrivere altro.

Ho anche iniziato a dipingere. Il giardinaggio mi ha aiutato a calmarmi e a processare le cose, ma con la scrittura le parole mi ronzano continuamente nella mente, il che per me è una sfida. La mia vicino ha organizzato un party di vino e pittura e mi ha invitata. “Devi uscire di casa”, ha detto. “Sono un’eremita!”, ho replicato. Ma sono andata, e ho dipinto per quasi tre ore, ma mi sono sembrati tre minuti.

Per farla breve, ho trovato un’insegnante di arte e ho iniziato a prendere lezioni. È successo quasi un anno fa, e non avevo idea che avrei potuto dipingere. Non sono un’artista – non riesco a creare partendo dalla mia immaginazione – ma posso copiare, e lo faccio abbastanza bene. Dal mio punto di vista non è un granché, ma alla gente piace. Ho iniziato a vendere cartoline con le immagini che ho dipinto. Mary, la mia insegnante, dice che migliorerò quando creerò immagini originali. È un’altra delle questioni relative all’“apertura”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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