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Spiritualità
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Siamo zelanti nella lotta spirituale?

Jacksonville, N.C., native a Marine Corps drill instructor on Parris Island

Public Domain/USMC Cpl Caitlin Brink

Sgt. William Loughran encourages recruits from Kilo Company, 3rd Recruit Training Battalion, to give 100 percent during physical training at Marine Corps Recruit Depot Parris Island, S.C., Sept. 18, 2013. Loughran joined the Corps in 2004 and became a drill instructor in 2012. “[Being a drill instructor] is the most demanding duty … yet probably the most rewarding thing I have ever done,” Loughran said. About 600 Marine Corps drill instructors train about 20,000 recruits who come to Parris Island annually.(U.S. Marine Corps photo by Cpl. Caitlin Brink/Released)

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 25/11/15

Lottare per le anime – lottare per vincere

“Riprendi la tua pistola, Sammy. Sammy! Devi riprendere la tua pistola!”

Queste parole sono state gridate da un istruttore dell’accademia di polizia a uno dei suoi studenti (un mio amico) durante un’esercitazione. Sammy e un altro cadetto indossavano un equipaggiamento protettivo, si rotolavano a terra e lottavano per il possesso di una pistola di gomma.

Sammy ha condiviso con me l’impatto che ha avuto su di lui quell’esercitazione. “Padre, al liceo ho fatto wrestling, quindi sono abituato a combattere con un altro uomo per vincere, ma nel wrestling lottavamo solo per un punteggio. Eravamo al sicuro, ci rispettavamo e non volevamo farci male. In quell’esercitazione all’accademia era come il wrestling del liceo – ciascuno voleva vincere, eravamo sicuri e non volevamo farci male. La differenza era che ci stavamo preparando a un periodo in cui non sarei stato al sicuro e avrei combattutto contro qualcuno che mi voleva morto. Sapevo che dovevo allenarmi al meglio delle mie possibilità, per essere sicuro al 100% di poter prevalere indipendentemente da tutto. Se non avessi potuto o voluto farlo, allora sapevo che avrei dovuto rinunciare, altrimenti avrei provocato la morte mia o di qualche innocente. In una vera lotta per la vita o la morte non c’è time out, e non c’è misericordia”.

La storia di Sammy mi ha fatto pensare. E se affrontassimo la nostra vita spirituale in quel modo? E se affrontassimo la guerra spirituale in quel modo? Nella nostra vita spirituale veniamo messi in guardia spesso. “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” – 1 Pt 5,8; “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” – Ef 6, 12. Il nostro nemico non ci vuole semplicemente morti – ci vuole dannati.

Il demonio vuole che soffriamo la morte senza fine della separazione eterna dal Dio vivente, il Dio per il quale siamo stati fatti.

Sammy ha riorientato la sua vita per essere preparato, in caso di necessità, a combattere per la sua vita. Si è allenato ed esercitato. Ha smesso di fumare. Si è allenato per combattere e vincere perché sapeva che avrebbe potuto essere trascinato in una lotta che non si poteva permettere di perdere.

I cristiani, però, sono sempre pronti a combattere per la propria anima – una questione di vita eterna e di morte eterna. È una lotta che non si può evitare. Può essere solo vinta o persa. Se Sammy ha “resettato” tutta la sua vita per una lotta che avrebbe potuto anche non verificarsi, come non possiamo allenarci quantomeno con lo stesso impegno per una lotta in cui siamo già sicuramente coinvolti?

Con gravità, chiarezza, zelo e speranza nella grazia di Dio, dobbiamo allenarci con disponibilità e fiducia per combattere, e combattere per vincere la battaglia per la nostra anima. Ecco una preghiera che dovremmo imparare a memoria e insegnare ai nostri figli. È tratta dalla Liturgia delle Ore:

Conduciamo con fortezza la nostra battaglia per la fede sotto lo sguardo di Dio e degli angeli. Che gloria e che felicità combattere alla presenza di Cristo e ricevere dalle sue mani la corona! Prendiamo le armi di Dio e prepariamoci alla lotta con animo saldo e fedele”.

Il primo luogo a cui dobbiamo rivolgerci per affrontare la nostra nemesi spirituale è lo specchio. Il nemico più grande è quello dentro di noi – la nostra pigrizia, il nostro egoismo, le nostre scuse. Per sconfiggere questo nemico serve forza morale. Serve un coraggio che può derivare solo dall’amore grato per Cristo nostro Re. Per sconfiggere il nostro nemico interiore – quell’aspirante traditore che ha sempre un orecchio aperto ai sussurri del diavolo –, per sconfiggere quel nemico serviranno tutto l’onore e tutto il coraggio del guerriero cristiano.

Per essere un vero guerriero per Cristo nostro Re, dobbiamo sconfiggere il nostro nemico interiore, quell’uomo codardo e pigro che vuole fare il suo dovere solo con una mano e con metà del suo cuore. Il nostro nemico interiore non è uno che può essere conquistato con un singolo atto di volontà. È l’antagonista nella nostra anima che vinciamo, giorno dopo giorno, con la disciplina, il pentimento e i piccoli atti di sacrificio che altri scherniscono ritenendoli superlui. Lottiamo per vincere la guerra dentro di noi di modo da poter essere liberi per vincere la guerra che ci circonda.

Combattiamo per le nostre anime, e combattiamo per l’anima di tutti – anime comprate e pagate dal Prezioso Sangue di Cristo nostro Re. Non permettiamo a Satana di derubare Cristo di una vittoria così cara! Impegniamoci a imparare a memoria queste parole del profeta Gioele: “Con le vostre zappe fatevi spade e lance con le vostre falci; anche il più debole dica: io sono un guerriero!” (Gioele 4, 10).

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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