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Il diario di una ragazza che ha ritrovato Dio dopo la strage di Parigi

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STR/AFP

A young couple stands in front of illuminated waters with the colors of the French national flag on November 16, 2015 to pay tribute to victims of the attacks claimed by Islamic State which killed at least 129 people and left more than 350 injured on November 13. AFP PHOTO / STRINGER / AFP / STR

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 24/11/15

Da cinque anni Camilla aveva tagliato i contatti con gli amici ciellini. Durante gli attentati perde un caro amico, ma poi accade qualcosa…

Ha ritrovato Dio dopo averlo smarrito per cinque lunghi anni. Ed è riemerso più che vivo che mai in una giornata indimenticabile. Quella in cui un suo caro amico ha perso la vita in uno degli attentati di Parigi.

Camilla è riuscita ancora a sorridere nonostante sapesse della scomparsa di Guillaume. «Un collega è venuto a chiedermelo: “Come fai a ridere? Hai perso un amico, stai aspettando la data dei funerali, come fai a essere così?”. L’ho guardato e ho risposto: “Perché c’è Uno che la morte l’ha vinta. E dopo cinque anni è tornato a urlarmi in faccia che le cose non le faccio io».

DALLA SORBONA AL CANDELARIA
Camilla, racconta Tracce.it (23 novembre), è nata a Bologna 26 anni fa e lavora in uno dei locali più in di Parigi, il cocktail bar Candelaria. Era venuta nella capitale francese a studiare alla Sorbona ma l’approccio non era stato dei migliori perché stava vivendo un brutto periodo personale. Essendo vicina al movimento Comunione e Liberazione, inizialmente aveva frequentato gli altri ragazzi ciellini a Parigi, in particolare Silvio, il responsabile. Poi, da oltre cinque anni aveva chiuso i ponti con tutti. Si era sposata ed aveva avuto anche un figlio, per poi divorziare.

TRE GIORNI INDIMENTICABILI
Oggi abita in un appartamento sopra “Le Petit Cambodge”, uno dei ristoranti in cui i terroristi hanno fatto strage il 13 novembre. Lei però, quella sera, non si trova a casa, ma è con un’amica a 20 minuti di distanza. Il fidanzato dell’amica le passa a prendere e porta tutti fuori città. Iniziano tre giorni che le cambiano la vita.

QUEL MESSAGGIO A GUILLAUME
Il giorno dopo gli attentati Camilla resta a casa degli amici con cui era uscita la sera del 13 novembre. Durante la giornata riceve una telefonata. «Mi dicono: “C’è una brutta notizia”. In quel momento mi ricordo che tra i 350 messaggi WhatsApp mandati e ricevuti, ce n’era uno a cui non avevo ricevuto risposta: “Guillaume, tutto ok?”». Ma lui non ha mai potuto rispondere a quel messaggio perché era stato trucidato fuori da “La Belle equipe”, uno dei luoghi delle stragi. 

IL SORRISO DOPO LE LACRIME
La notizia la sconvolge. «Avverto un dolore fortissimo, accompagnato però da una letizia sorprendente. Improvvisamente mi trovavo di fronte a un fatto che non stavo facendo io. Ho guardato alla mia vita, c’erano lì i miei amici, che mi ospitavano, perché era ancora troppo presto per rientrare a casa mia. Quello era un fatto. Capivo che nulla era più in mano mia e qualcosa di bello stava accadendo. Non ero sola». Dopo due ore passate in lacrime, Camilla esce di casa e, per le strade di una Francia in preda alla paura, va a fare la spesa. Vuole preparare una bella cena per lei e i suoi amici.


“HO CHIESTO MISERICORDIA”
Il giorno dopo, domenica 15 novembre, arrivano a Parigi i genitori di Guillaume e le chiedono di accompagnarli a portare un mazzo di fiori sul luogo della tragedia. «Quando siamo arrivati lì ho pensato agli attentatori – spiega sempre a Tracce.it – Ma anche a tutto il male che faccio nella mia vita. Mi sono sorpresa a chiedere misericordia, ma l’ho chiesta per me. Mi è stato chiaro che uno sguardo di perdono lo desidero innanzitutto su di me. Se non partisse da qui, qualsiasi forma di perdono sarebbe un inutile buonismo. Perché, al fondo, non sono così diversa da loro».

“NON DOBBIAMO AVERE PAURA DEL MALE”
Sulla strada, osserva Camilla, ci sono fiori e cartelli che dicono: “Même pas peur”, nessuna paura o “La valeur de la vie”, il valore della vita. Messaggi che le hanno inviato una ulteriore scossa: «Guardavo quei due genitori e pensavo: sì, non abbiamo paura. Ma c’è di più. C’è che tutta questa tragedia è già stata salvata da Qualcuno. A noi non rimane che scegliere il bene. Dio ci ha amato talmente tanto che ci ha lasciati liberi ogni giorno di scegliere. È la mia battaglia da quel giorno: appartenere a Chi il male l’ha già vinto. È una guerra con me stessa, perché io sono davvero una pazza…».

IL “RITORNO ALLA VITA”
In lei ormai è sorto un cambiamento. Dall’angoscia per la morte dell’amico alla scoperta che la vita per lei può essere ancora bella, nonostante tutto. Lunedì 16 novembre torna a lavoro, serena e in settimana c’è il suo compleanno che non festeggia da tre anni. Ma stavolta sente un nuovo entusiasmo e vuole tornare festeggiarlo in compagnia i suoi amici. E invita una persona speciale, che non vedeva da cinque anni. Da quando cioè si era allontanata da Dio. E’ Silvio quella persona, il responsabile di CL.

L’ABBRACCIO CON SILVIO
Il lunedì torna al lavoro, ci sono i colleghi, i suoi capi. Camilla è dominata dalla scoperta fatta nel weekend. Sì, pensa, Guillaume è morto, ma io non posso non dire a tutti che la vita è bella. In settimana c’è il suo compleanno. È tre anni che non lo festeggia con gli amici, perché non capiva che cosa ci fosse da festeggiare. Organizza un party. E tra amici e colleghi c’è anche Silvio. «E lui è venuto alla festa del mio compleanno, perché chi ti ama c’è sempre».

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