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Il padre della ragazza uccisa a Parigi: se al funerale parla un imam, per me va bene

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Facebook/Valeria Solesin

Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 23/11/15

La cerimonia non religiosa si terrà il 24 novembre a piazza San Marco, a Venezia

“I funerali di Valeria non saranno una cerimonia laica bensì civile perché tutti possano partecipare senza che nessuno però ci metta il proprio cappello sopra”, ha dichiarato questa domenica Alberto Solesin, il padre di Valeria, la ricercatrice uccisa dai terroristi al Bataclan di Parigi, alla camera ardente allestita nella sede del Comune di Venezia, Ca’ Farsetti.

L’ultimo addio alla ragazza ci sarà il 24 novembre alle 11 a piazza San Marco, a Venezia, durante una cerimonia alla quale potrebbe partecipare anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Vogliamo testimoniare un impegno nel senso della solidarietà, del coraggio, della voglia di andare avanti migliorando noi stessi e il mondo che ci circonda, una cosa che mia figlia aveva molto presente”, ha poi aggiunto parlando con i cronisti (Ilgazzettino.it, 22 novembre).

“Una benedizione a me va benissimo – ha quindi precisato –, ma se un Imam vuole esprimersi per me va bene lo stesso, perché parlare di gente di ogni credo significa credere in valori che non sono divisivi. Non sono una persona capace di odiare. È inutile ragionare su come sono andate le cose. Io non ho voluto sapere. Ho visto tante ricostruzioni sul colloquio che Andrea, il fidanzato di Valeria, ha avuto coi carabinieri. Io sono stato con lui tanti giorni a Parigi, non gli ho chiesto nulla e non voglio sapere. Sapere di come sono andate le cose quella sera non cambia nulla nel destino di mia figlia e degli altri 131 sfortunati morti quella notte”.

Per Alberto Solesin bisogna trovare la forza per tornare a vivere. Per non darla vinta a chi vorrebbe “far nascere quel sentimento di odio in noi. Ho visto a Parigi gente piangere, ma tornare anche ad andare ai bistrot. È quello che dobbiamo fare noi: andare in giro”.

Confuso tra i tanti che hanno voluto esprimere la loro vicinanza e solidarietà alla famiglia della giovane vittima nella camera ardente anche il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, che ha lasciato un breve messaggio nel libro di condoglianze: “La Chiesa, che è in Venezia, ti porta nella sua preghiera con grande affetto e tenerezza. Rimarrai nel nostro ricordo come una ragazza semplice volitiva, intelligente generosa. Là dove tu sei nella gioia, da dove tu vedi tutti noi, abbi cura di mamma Luciana, di papà Alberto, di Dario (il fratello ndr) e di Andrea (il fidanzato ndr). Arrivederci con affetto” (Vatican Insider, 22 novembre).

Il presule non è voluto entrare troppo nella scelta fatta dai genitori di celebrare un funerale laico, ma ha tenuto a sottolineare che si tratta di “un fatto che riguarda la scelta delle persone. La Basilica è contenta di essere sfondo di questo avvenimento. Ognuno sarà presente nel ricordo di Valeria, porterà la sua storia, le sue idealità e soprattutto sarà vicino alla famiglia, ai genitori e parteciperà ad un momento delicato, difficile, in cui la città di Venezia deve essere unita. La città di Venezia – ha aggiunto – ha un po’ nella sua storia quello di essere un ponte. I ponti si costruiscono non solo geograficamente, ma anche tra le persone, tra gli orientamenti. Penso che sia un’occasione per costruire”.

“Se mi verrà chiesto – ha poi precisato – parlerò, sennò rimarrò in silenzio. Però vorrei rispettare fino in fondo la famiglia e quelli che sono i loro intendimenti”. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se ci sarà, mons. Moraglia ha risposto che “il Santo Padre partecipa volentieri a tutte le situazioni che riguardano il momento presente, ma sarà lui a valutare, a decidere”.

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