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Il prete enigmista che raccontò la vita di Cristo con gli anagrammi

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© RUSLAN GRUMBLE / SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 23/11/15

L’incredibile e bizzarra storia di don Anacleto Bendazzi

Un prete campione di giochi enigmistici, inventore di migliaia di frasi anagrammate, linee bifronti, acrostici, frasi bilingui, bisticci, definizione argute, etimologie spiritose, frasi doppie, frasi sibilline, motti e stranezze ingegnose d’ogni genere in italiano, in latino e in altre lingue.

“Bazzecole andanti” le definisce don Anacleto Bendazzi, anagrammando il suo nome. Il prete, scomparso nel 1982, originario di Ravenna è rimasto sicuramente uno dei preti più fantasiosi e singolari di sempre.

MODERNISTA PER REAZIONE

Era diventato sacerdote nel lontano 1905 studiando in un seminario dove quasi tutti i preti allora rimpiangevano Pio IX. Per reazione aveva abbracciato la causa del modernismo. Si salvò dai rigori del Sant’Uffizio perché era considerato più eccentrico che eterodosso. L’ex prete modernista è morto portandosi dietro una fama di “ultimo autricante” beffardo e reazionario. Era però impossibile affibbiargli delle etichette anche perché non si riusciva mai a capire quando parlava sul serio o stava scherzando. Parafrasando una giaculatoria della messa latina si definiva “per omnia saecula saeculorum amens”, cioè “ameno” per tutti gli anni che gli sarebbero rimasti.

MAI INCARICHI PASTORALI

Questo suo carattere, nonostante fosse condiscepolo di Giovanni XXIII, ottimo latinista e grecista, non gli fece mai incamerare incarichi pastorali perché ritenuto «inadatto al rapporto con i fedeli». Fu sopratutto per questo motivo che si dedicò all’enigmistica.

ANAGRAMMI DI CRISTO

Era anche riuscito a scrivere una “Vita di Cristo in mille anagrammi”, composta appunto da mille versi ciascuno diviso in 2 parti, l’una anagramma dell’altra. Tanto per capire visi trovano risultati quali: “mistica notte di Natale – atta a dolci sentimenti”,”il sermone de la montagna – dà l’insegnamento morale”, “Giuda Iscariota – dai guai a Cristo”.

DA NOBILE A SUINO

Esemplari alcuni anagrammi su Mussolini. Fece felici i fascisti anagrammando “Benitus Mussolini” in “Unus et nobilissimus” (cioè unico e nobilissimo. Ed anche in “Lumen vis tu nobis sis” una giaculatoria nella quale si chiedeva al Duce di essere “luce e forza”. Con una “inversione politica” trasformò però Mussolini anche in “Sus in limo”, cioè “suino nel fango”.

“BIZZARRIE LETTERARIE”

Il tutto raccolto nelle “Bizzarrie letterarie”, un libro che lui stesso pubblicò il 15/1/51 (data non casualmente palindroma, ovvero identica se letta in entrambe le direzioni); aveva sempre amato i palindromi. In questa sua “passione” fu coerente fino alla morte: morì infatti a 99 anni (numero palindromo), appena in tempo per evitare di diventare “secolare” – condizione disdicevole per un ecclesiastico, sosteneva scherzando – il 28-2-’82 (data anch’essa palindroma).

LA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA

Agli inizi del secolo ebbe anche una passione particolarissima per la fotografia. Questo prete enigmista che si divertiva a scomporre le parole, si dedicava allo stesso procedimento anche con le immagini, lasciando di sé ritratti incredibili. Una volta che, armato di macchina e cavalletto, si recò in tempo di guerra a far fotografie in pineta, fu bloccato da alcuni carabinieri che lo sospettarono di spionaggio. Raggiunse così Ravenna in mezzo a due militari e un terzo che gli portava la sua apparecchiatura fotografica. Solo quando giunse davanti casa trasse di tasca il permesso che lo autorizzava a fotografare in pineta e congedò gli allibiti carabinieri con un candido: “Vi ringrazio per avermi portato il cavalletto”.

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