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Mattarella: “la fede religiosa non si piega all’odio”

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Agi - pubblicato il 22/11/15
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“Desidero esprimere la mia vicinanza a lei e a tutti i partecipanti alla manifestazione di solidarietà con i familiari delle vittime di Parigi e con l’intero popolo francese, colpito dal terrorismo. Rendere pubblici i vostri sentimenti di fraternità, e al tempo stesso di condanna di ogni forma di violenza compiuta in nome di Dio, o di presunti valori religiosi, in qualunque Paese o continente si manifesti, e’ un elemento che rafforza la nostra comune convivenza”. E’ quanto afferma Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane.
“Non possiamo accettare – riprende il Presidente della Repubblica – che le fedi vengano strumentalizzate e piegate da strategie disumane, che producono odio e cercano di spezzare le reti del vivere insieme e del dialogo. La risposta al terrore sta nella liberta’, garantita dalla sicurezza della vita dei nostri concittadini, nella pace, nel diritto, nella collaborazione finalizzata a uno sviluppo sostenibile”. “Gli assassini vogliono piegarci, facendoci rinunciare ai valori di solidarieta’ e al nostro umanesimo. Non ci piegheremo”, afferma ancora il Capo dello Stato. “Ed e’ bene – rileva – che questo sentimento si esprima nella società civile oltre che nelle istituzioni.
La voce della fratellanza e del rispetto verso l’uomo e’ importante trovi eco nelle fedi religiose, in coerenza con i loro principi più profondi”. “In questo momento storico, il dialogo tra le religioni a partire dal Mediterraneo, da dove partirono i figli di Abramo, e’ essenziale per vivere in pace e costruire il futuro, e questo non può che fondarsi sul riconoscimento dei diritti universali e sull’impegno comune per la crescita e il benessere dei nostri figli. La prospettiva della guerra di religione o di civiltà – ammonisce – non ci appartiene, e anzi va respinta con forza dall’Europa”. “I tanti cittadini italiani di fede musulmana che in voi si riconoscono, insieme ad altri fedeli che vivono e lavorano nel nostro paese, sono e devono sentirsi – conclude – parte di questa comune battaglia contro il terrore e contro la ferocia di chi vuole tagliare le radici della nostra umanità, radici che invece dobbiamo continuare a far crescere nel segno del destino comune”.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE