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Che differenza c’è tra l’uomo “mammone” e quello “mammista”?

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Mammone madre

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 20/11/15

Alle giovani spose il consiglio è di capire bene prima il rapporto tra la suocera e il figlio. Altrimenti il matrimonio è a rischio

Due concetti molto comuni oggi, ma che esprimono due stati diversi. Stiamo parlando di quelle persone che vengono definite mammone o mammiste. Concetti ben spiegati dal medico, psichiatra e psicoterapeuta Giacomo Dacquino in “Guarire l’amore. Strategie di speranza per la famiglia di oggi” (Edizioni San Paolo), volume che affronta le cause del malfunzionamento odierno della famiglia e i suoi possibili rimedi.

VITA BEATA CON LA MAMMA

Il mammone è un uomo che non può fare a meno della mamma e con lei continua a vivere beatamente fino circa alla cinquantina, età in cui, per legge naturale, rimane orfano. Non vi è più quindi la mamma che provvede a tutto e i nodi vengono al pettine.

DEPRESSIONE E AUTOEROTISMO

Il mammone rimane solo affettivamente e soprattutto è incapace di amare, poiché non allenato negli anni precedenti. Si tratta per lo più di un soggetto non seduttivo, la cui sessualità si è sempre e solo soddisfatta di autoerotismo. Spesso tale “figlio simbiotico di mamma”, sostiene Dacquino finisce nella depressione ed è compito della psicoterapia iniziare una nuova crescita psicoaffettiva.

IL “VERO” CONIUGE

Il mammista è invece quel figlio che, pur essendosi sposato, per ogni scelta e comportamento necessita, per la dipendenza patologica dai propri genitori o da uno di essi, della loro approvazione. Il padre o la madre diventano psicologicamente il vero coniuge, mentre il partner funziona solo da comparsa. Sono figli che, non avendo risolto il rapporto con un genitore, non possono stabilire un legame profondo con il partner, in quanto prolungano la relazione infantile con madre o padre anche dopo il matrimonio.

MAMMA “MARITO”

Per esempio, l’adulto che non è riuscito a tagliare il cordone ombelicale che lo lega alla madre, intrattiene con lei un legame fusionale esclusivo, come se ne fosse il marito. A lei continua a rivolgersi come unica fonte di saggezza, autorizzandola a pontificare su ogni particolare di vita della giovane coppia, dall’andamento del ménage familiare all’educazione dei nipoti.

DIPENDENZA PATOLOGICA

Tale dipendenza simbiotica, quindi patologica, del figlio nei riguardi di un genitore, quasi sempre si riferisce alla madre, evidenzia l’autore di “Guarire l’amore”, che si comporta con invadenza specie se vedova o separata, diventando possessiva e soverchiante, una donna che spesso nel passato è stata per lo più infelice nel rapporto con il proprio coniuge. Secondo l’opinione della maggior parte degli avvocati matrimonialisti, l’intromissione delle suocere è responsabile del 30 per cento di tutte le separazioni, e il fenomeno è in crescita.

ADULTI IMMATURI

Figli che appartengono a questa categoria, sono mariti che non difendono le mogli dall’intemperanza delle suocere, favorita spesso dal fatto che i giovani sposi abitano in un appartamento limitrofo. Sono adulti immaturi che non sanno tutelare l’autonomia del proprio nucleo familiare e la dignità della propria consorte, e spesso ripetono: «Mamma pensa… Mamma farebbe… Mamma dice di fare…», creando continui confronti tra coniuge e genitore, dove il primo viene continuamente paragonato al secondo.

MATRIMONIO A FORTE RISCHIO

Dacquino non a caso dà un consiglio alle giovane spose: la futura moglie dovrebbe valutare, già prima di convolare a nozze, il comportamento della madre del fidanzato, poiché è difficile che questa diventi intrusiva soltanto dopo le nozze. Se poi è stata così sprovveduta da non accorgersi della futura “ficcanaso”, dovrebbe mettere il marito con le spalle al muro, dicendogli: «O ti curi per autonomizzarti da lei o me ne vado». E questo è il momento della verità, perché vi è il rischio che il marito scelga la madre e che la moglie sia costretta ad abbandonare il campo, così che il matrimonio finisce.

NULLITA’ DELLE NOZZE

Una precisazione di carattere religioso: anche il tribunale ecclesiastico ha riconosciuto che il mammismo, cioè l’essere troppo legati alla madre, è una dipendenza che inficia gravemente la vita di coppia, per cui può essere riconosciuta la nullità del matrimonio.

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