apa Francesco lo ha detto nella visita alla comunità evangelica luterana di Roma. Su Parigi: «Non costruire muri ma pregare e servire»
«Oggi lo vediamo, il dramma»: nella capitale francese «il cuore era chiuso, e anche il nome di Dio viene usato per chiudere il cuore». Adesso «che fare? Parlare chiaro, pregare e servire». Lo ha affermato papa Francesco questo pomeriggio durante la visita alla comunità evangelica di Roma presso la Christuskirche (chiesa di Cristo, in via Sicilia), in occasione del V centenario di Martin Lutero. Spaziando tra attentati parigini, ecumenismo, carità, assistenza, profughi, ha anche risposto così alla domanda di un bambino: «Un pontefice che non fa il parroco non è felice».
Il Papa è stato accolto, tra calore e applausi, dal pastore Jeans-Martin Kruse.
A Parigi «anche il nome di Dio usato per chiudere il cuore»
Dopo Parigi «che fare? Parlare chiaro, pregare e servire». Il Pontefice ha evocato con queste parole la tragedia degli attacchi terroristici nella conversazione spontanea con i fedeli della chiesa luterana di Roma, rispondendo a una donna che gli chiedeva che cosa fare per evitare che le persone si rassegnino alla miseria e costruiscano nuovi muri. «L’uomo – ha sottolineato – dal primo momento, se leggiamo le Scritture è un grande costruttore di muri, dalle prime pagine della Genesi vediamo questo». Secondo il Papa «c’è una fantasia dietro i muri umani: diventare come Dio. La Torre di Babele è proprio l’atteggiamento di dire: “Noi siamo i potenti, voi fuori”. C’è la superbia del potere, per escludere si va in questa linea».
Papa Bergoglio ha aggiunto: «L’egoismo umano vuol difendersi, difendere il proprio potere. I muri alla fine sono come un suicidio, ti chiudono. È una cosa brutta avere un cuore chiuso e oggi lo vediamo».
«Il muro è il monumento all’esclusione – ha spiegato – Sapete come fare a evitare i muri? Bisogna parlare chiaro, pregare e servire. Fate gli ultimi, lavate i piedi, prestate servizio ai fratelli e alle sorelle, ai più bisognosi».
«Che cosa mi piace di più nell’essere papa? Fare il parroco»
«La cosa che mi piace di più» nell’essere Papa «è fare il parroco» ma anche «stare con i bambini, parlare con loro, perché si impara tanto da loro». Così papa Francesco ha invece risposto alla domanda di un bambino di 9 anni: «Cosa ti piace di più dell’essere Papa?».
«La risposta è semplice – ha detto Jorge Mario Bergoglio – se io ti chiedo cosa ti piace più di un pasto tu mi rispondi il dolce. In realtà però di un pasto si deve mangiare tutto. Così a me non piace molto il lavoro di ufficio, ma devo farlo». Ma «la cosa che mi piace di più è fare il parroco, e quando ero rettore della facoltà di Teologia (a Cordoba, Argentina, ndr), c’era una parrocchia accanto alla facoltà di cui ero parroco: mi piaceva tanto insegnare il catechismo ai bambini e la domenica fare la messa con i bambini, c’erano 250 bambini ed era difficile che tutti stessero in silenzio, ma il dialogo con loro mi piaceva molto, perché i bambini sono concreti, non fanno domande teoriche».
«Fare il papa con lo stile del parroco, del pastore. Mi sento bene quando visito gli ammalati, quando parlo con le persone che sono disperate, tristi, e amo tanto andare in carcere. Ma non che mi portino in galera eh!», ha riso Francesco. «Ogni volta che io entro in un carcere mi domando “perché loro? e io no” – ha ribadito – e lì sento la salvezza di Gesù Cristo, perché è lui che mi ha salvato, io non sono più peccatore di lui, e lui mi ha preso per mano». «Se un papa non fa il parroco, il vescovo, il pastore, sarà una persona importante, intelligente, avrà influsso nella società ma nel suo cuore penso non sia felice».
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