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Malthus sbagliava: se si frena la popolazione, è la miseria ad aumentare

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© Xuan Zheng

Centro de Estudios Católicos - pubblicato il 13/11/15

Vari Paesi europei già soffrono le conseguenze della diminuzione della loro popolazione

Nel giugno 2012, la fotografia di una giovane donna cinese che giaceva accanto al cadavere del suo bambino di sette mesi di gestazione, abortito a forza, ha scandalizzato il mondo. Feng Jianmei e il marito Deng Jiyuan non erano riusciti a trovare i 6.300 dollari che avrebbero dovuto pagare come multa per aver messo al mondo un secondo figlio, e le autorità della loro città hanno portato via da casa Feng ed hanno applicato la legge.

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"Feng Jianmei"/Wikipedia

Questa politica è stata imposta nel 1980. In 35 anni, in Cina si sono avuti come conseguenza circa 400 milioni di aborti, ovvero è morta circa 13 volte tutta la popolazione del Perù. Per la maggior parte si trattava di bambine, perché la tradizione cinese favorisce i figli maschi. Attualmente uno dei problemi seri della Cina è che ci sono molti più maschi che femmine, con circa 24 milioni di scapoli che non trovano una partner.

Quasi all’inizio del XIX secolo, il britannico Thomas Robert Malthus elaborò la sua teoria sulla demografia, che incise profondamente sulle correnti economiche e politiche di quel secolo e di quello successivo. Nel suo “Saggio sul principio di popolazione” (1798), Malthus afferma che la popolazione è necessariamente limitata dai mezzi di sussistenza e che la sua crescita dev’essere frenata per non produrre miseria.

Giunti al XXI secolo, i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario. In Cina, dove questa teoria è stata praticata a qualsiasi prezzo per quasi quattro decenni, l’invecchiamento della popolazione per la mancanza di nascite ha evidenziato che è la sussistenza ad essere limitata se non c’è una popolazione sufficiente. I fatti dimostrano anche che è la miseria ad aumentare se si frena la crescita della popolazione.

La Cina è un esempio dei problemi che derivano dall’applicazione delle leggi malthusiane, ma non è l’unico. Vari Paesi europei soffrono già le conseguenze della diminuzione della loro popolazione. Non vi sono state applicate politiche del figlio unico, ma gli stili di vita più individualistici o il timore di far nascere figli in un mondo che sembra essere pieno di minacce hanno portato a questa situazione.

Oggi il Vecchio Continente non ostenta questo nome solo per il fatto di essere la parte del pianeta in cui ha avuto origine il mondo occidentale sviluppato, ma anche perché la sua popolazione evidenzia un invecchiamento progressivo, mentre diminuisce in modo preoccupante la popolazione giovanile, che è quella che deve sostenere i sistemi sociali e pensionistici.

In molti Paesi, promuovere la maternità è diventata una sfida importante. La Svezia, che ha una delle aspettative di vita più alte ma anche uno dei più bassi indici di natalità, ha come obiettivo principale la promozione della maternità e della paternità. Per questo il suo sistema è quello che assicura più tempo alla madre e al padre, alternativamente, perché restino a casa con i figli piccoli: 480 giorni, circa 16 mesi, nei quali ricevono un sussidio statale.

Questo estremo possibile solo in Paesi ad alto reddito sarebbe impensabile ad esempio in Perù, dove anche se l’aumento della popolazione diminuisce in modo pericoloso è ancora leggermente al di sopra del limite di sostituzione generazionale e non si affronta il rischio della piramide invertita.

Se il figlio di Feng fosse stato concepito in questi giorni, dopo che la Cina ha ammesso la possibilità di un secondo figlio per le coppie che lo desiderano, la sua sorte sarebbe stata un’altra. La decisione cinese è una gran bella notizia.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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