Il canonico vaticano nega di aver gestito la sepoltura del boss della Magliana a S. Apollinare come sostiene “Via Crucis”“Non mi sono mai occupato della scomparsa di Emanuela Orlandi né della tumulazione a S.Apollinare di Enrico De Pedis”. Monsignor Francesco Camaldo replica alle accuse che gli sono state mosse nel libro “Via Crucis”nel quale sono confluiti i documenti segreti trafugati in Curia dai corvi indagati dalla magistratura della Santa Sede. L’ex decano dei cerimonieri pontifici e attuale canonico vaticano smentisce che l’autore del volume, Gianluigi Nuzzi sia in grado di “provare il mio coinvolgimento nella sepoltura in basilica del boss della Banda della Magliana”, coinvolto nell’inchiesta della procura di Roma sul rapimento nel 1983 della cittadina vaticana, della figlia 15enne di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, mai ritrovata.
Monsignor Camaldo, lei all’epoca del “nulla osta” del Vicariato di Roma alla clamorosa sepoltura del boss della Banda della Magliana nella basilica di S.Apollinare era il segretario del cardinale vicario, Ugo Poletti. Ha seguito lei la pratica?
“No. Il rettore della basilica, monsignor Pietro Vergari si è rivolto direttamente al cardinale Poletti motivando la richiesta di tumulazione in cripta come gesto di misericordia verso la vedova. De Pedis era morto incensurato e non si conosceva bene il suo ruolo nella malavita romana come è poi stato ricostruito in seguito. Il vicario papale ha gestito personalmente la questione accogliendo personalmente la richiesta del rettore della basilica. Io ne sono venuto a conoscenza tempo dopo, quando non ero già più al Vicariato”.
Quando ha saputo dell’autorizzazione che era stata concessa?
“Poletti era già stato sostituito da Camillo Ruini e il segretario del nuovo cardinale vicario, don Mauro Parmeggiani, attuale vescovo di Tivoli, mi chiamò. Era appena esplosa la polemica mediatica per la tumulazione di De Pedis a S.Apollinare e mi fu chiesto se in archivio fosse rintracciabile un protocollo, una procedura per il permesso accordato a monsignor Vergari. Risposi che della documentazione si era occupato direttamente il cardinale vicario, senza passaggi intermedi. E questo è stato l’unico contatto che ho avuto in questa vicenda della quale non mi sono mai occupato e della quale mai nulla mi è stato riferito né sono venuto a sapere nel mio servizio nella Curia vaticana, successivo a quello da me prestato al Vicariato di Roma”.
Venerdì scorso nel corso della trasmissione “Quarto grado” , l’autore del libro “Via Crucis”, Gianluigi Nuzzi ha detto che lei è stato retrocesso da papa Francesco. E’ così?
“E’ una palese menzogna. Il Santo Padre ha avuto nei miei confronti gesti commoventi di affetto e considerazione. Sono stato da lui invitato a pranzo nella residenza Santa Marta con mia madre e quando è venuto per la processione del Corpus Domini si è trattenuto a casa mia per riposare un istante e bere un bicchiere d’acqua. Passare da cerimoniere pontificio a canonico della basilica di San Pietro costituisce, poi, una promozione, come risulta evidente a chiunque conosca il Vaticano e la sua storia millenaria, I cerimonieri pontifici non hanno alcun potere, è una funzione di servizio. E non immette in alcuna sfera ristretta del pontificato, come ha invece sostenuto erroneamente Nuzzi in televisione”.
Qual è la sua idea sul caso Orlandi?
“Rispetto profondamente il dolore della famiglia Orlandi. Ho sentito il fratello Pietro sostenere che in Vaticano alcuni esponenti delle alte sfere sono a conoscenza di cosa sia effettivamente accaduto a sua sorella Emanuela. Io non credo che sia così. Lavoro in Curia da molti anni e mai mi ha sfiorato il sospetto che qualcuno sappia e taccia sulla scomparsa della ragazza. Certo giornalismo soffia sulle polemiche per alzare polveroni senza l’appoggio di prove reali. Come ha detto giustamente il cardinale Velasio De Paolis, bisogna fare attenzione a non cadere nel populismo e nella demagogia, accettando lezioni di moralità da rappresentanti dei mass media che non mi sembrano proprio titolati a darle”.
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