di Alberto Laggia
Sulla credenza stanno un volume del poeta Clemente Rebora e una biografia di Teresa di Lisieux. Accanto, su un piccolo leggio di legno, il messalino aperto. «Ci ripasso le letture della domenica», spiega. In parrocchia a Mestre s’è offerto per animare le celebrazioni suonando l’organo. Ma non stiamo parlando di un organista qualsiasi. Lui è Tony Pagliuca, uno dei miti italiani del rock progressivo degli anni Settanta: il tastierista delle Orme, lo storico gruppo veneziano che scalò più volte le hit parade nostrane, vincendo due “dischi d’oro” con indimenticabili album quali Uomo di pezza e Felona e Sorona e singoli fortunati come Gioco di bimba.
DAL PROFANO AL SACRO
Dalle giovanili trasgressioni rockettare, Pagliuca è passato all’impegno ecclesiale e adesso addirittura a un disco “religioso”, Wake up!, eccezionale in tutti i sensi, in cui è stato chiamato a “musicare” i discorsi del Papa e a reinterpretare gli inni sacri della tradizione cristiana in chiave rock, soul, etnico. Insomma, dai viaggi all’isola di Wight al gregoriano in cattedrale. Darebbe l’idea di un triplo salto mortale con avvitamento. E invece no. Tutto ha un senso, tutto si tiene, spiega l’ex-rockstar, che, a dispetto dei capelli grigi, non dimostra minimamente i suoi 69 anni. «La ricerca spirituale mi ha sempre interessato, anche quando suonavo con le Orme. Sono sempre stato il più tormentato del gruppo, il meditativo, il filosofo». Tra le sue canzoni più note ci sono in effetti le mistiche Sguardo verso il cielo e Maggio. Sua è Fine di un viaggio dove si nascondono, ma non troppo, nella strofa i versetti del Salmo 40 «più sicuri sono ora i passi miei». E una volta separatosi dal gruppo, ha continuato nella ricerca, scrivendo Io chiedo, «una specie di preghiera a Dio perché aiuti l’uomo a non distruggere il pianeta». Poi aggiunge: «Non ho mai interrotto il mio cammino di fede che, in tempi più recenti, mi ha portato musicalmente, prima del disco sul Papa, anche a comporre una originalissima Messa di Natale (La notte della stella, pubblicata per la San Paolo Audiovisivi nel 1999, ndr)».
Ricorda con riconoscenza la madre che fin da bambino lo accompagnava al catechismo. «Mamma ci teneva molto alla mia formazione cristiana». Poi a 12 anni, dopo una brevissima esperienza negli scout, ha lasciato la parrocchia e la Chiesa per un po’ di tempo. Erano gli anni della contestazione più dura al clero e all’istituzione-Chiesa, e Tony stava per diventare un divo rock. «Frequentavo un altro mondo, ma che dentro di me fosse rimasta accesa la fiamma della fede lo attestano perfino alcune critiche musicali che definivano i miei pezzi troppo moralistici», ricorda. «Detto ciò, passare dalle Orme al Papa, no, questo non lo avrei mai immaginato», afferma sorridendo.
A LOURDES INCONTRA TATIANA
L’impegno ecclesiale del musicista è entrato con forza anche negli affetti e ne ha determinato la svolta esistenziale. «Fu durante un pellegrinaggio a Lourdes che conobbi Tatiana, la ragazza che sarebbe diventata mia moglie. Io facevo il barelliere all’Unitalsi e lei la crocerossina. Prima fu amicizia, poi amore». Sono seguiti anni non sempre sereni dal punto di vista economico: dopo la rottura col gruppo, Tony sperimenta la difficoltà di vivere di sola musica. Questo ambiente, si sa, non guarda in faccia a nessuno, neanche se sei stato un divo del pop. «Riciclarmi non è stato facile. Se non ti puoi più permettere un manager, sei praticamente fuori».
Il matrimonio, invece, è stato segnato dalla gioia dei figli: prima Emanuele, 23 anni, poi Alberto, 19, entrambi musicisti, studenti del conservatorio Pollini di Padova e coinvolti dal padre per la realizzazione del disco sul Papa. Infine, tre anni fa, è arrivata Celeste. «Che nacque proprio il giorno in cui perdetti il fondo di solidarietà della Siae che mi aiutava a sostenere la famiglia», racconta Pagliuca. «Uno dei momenti più delicati della nostra vita familiare. In cui non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel. Ma proprio nel momento più buio della mia vita è arrivato il disco del Papa. Il lavoro più importante che abbia fatto. Un’opera da far tremare le vene ai polsi a chiunque. Quando mi contattò don Giulio Neroni, produttore e direttore artistico di Wake up!, per propormi di collaborare al progetto, mi chiesi: perché proprio io? Mi sono dato anche la risposta: è stata la Provvidenza. Nel momento più difficile della mia carriera mi è stata data un’occasione straordinaria».
NON PORTA RANCORE
Per i 25 anni di matrimonio festeggiati un paio di settimane fa, Pagliuca ha voluto esaudire il grande desiderio di Tatiana, insegnante di religione nella scuola materna e pianista anch’essa: le ha regalato un pianoforte a coda, che ora campeggia nel soggiorno di casa. «Un regalo impegnativo, una piccola follia da innamorato, ma sono felice. Tatiana ha attraversato tanti deserti con me e se lo merita», afferma il “musicista senza domestica”, come scherzosamente si definisce. Anche adesso che i media italiani ed esteri, grazie al cd del Papa, hanno ripreso a parlare di lui, non porta rancori, né cerca stizzite rivincite. Ma chiude con una battuta: «Le interviste? Sì mi lusingano, ma portano via il tempo alla preghiera».
IL DISCO WAKE UP
Sembra quasi che il Papa esegua un rap. Il cd Pope Francis. Wake up, in distribuzione dalla Believe Digital in tutto il mondo, contiene 11 brani musicali con inni sacri della tradizione cristiana rivisitati in chiave rock, soul ed etnico, da compositori contemporanei (sei dei quali da Tony Pagliuca, gli altri da Giorgio Kriegsch, Beppe Dati, Mite Balduzzi, Dino Doni e Lorenzo Piscopo). Alternati a questi, alcuni estratti di discorsi del Papa, con sottofondo musicale. Il cd è prodotto dalla San Paolo.