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Qual era la giornata tipo di Gesù?

Interview with Jesus – it

Thomas Hawk

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 10/11/15

In "Un giorno con Gesù" si racconta il suo primo giorno a Cafarnao, a casa di Pietro

Proviamo ad immaginare una giornata trascorsa con Gesù in Galilea. Il Messia come la scandiva? Pregava? Usciva? Evangelizzava?

Giulio Michelini in “Un giorno con Gesù” (edizioni San Paolo) traccia una giornata tipo di Gesù con particolare riferimento al suo primo giorno trascorso a Cafarnao. Una giornata che coincideva con il cosiddetto shibbat, il sabato ebraico.

In generale la giornata di un ebreo era ritmata dalla preghiera dello Shemà (“la” preghiera identitaria di Israele, tratta da Dt 6,4-9: «Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio…») al mattino e alla sera. Ma non si deve dimenticare che questi atti e gesti religiosi potevano essere più o meno presenti in una giornata a seconda del modo in cui ci si rapportava a Dio.

I LUOGHI FREQUENTATI
Gesù invece trascorre principalmente nelle strade e, quando si trova all’interno dei villaggi, si reca spesso nelle case. Di sabato, poi, per qualche ora, va anche nella sinagoga. Sono dunque questi i “luoghi” degli incontri di Gesù. I principali aspetti della giornata-tipo di Gesù, si concentrano, dunque, sulla categoria dell’itineranza.

PROFETA DEI VILLAGGI
Nel suo ministero pubblico Gesù ha attraversato tutta la Galilea, in particolare toccando le tre città che formano un “triangolo” attorno al lago: Cafarnao, Betsaida e Corazin. Gesù, che vive a Cafarnao (il suo quartier generale è la casa di Pietro) esce da quella città coi suoi discepoli e passa per i villaggi della regione creando una rete di collegamenti e relazioni esemplari. Nel suo tempo trascorso in Galilea, è piuttosto un «profeta dei villaggi».

L’INCONTRO CON I MALATI
Un elemento interessante che riguarda la giornata di Gesù a Cafarnao è il suo incontrarvi lì molte persone inferme. Come potevano esserci in quel villaggio così tanti malati e indemoniati? Forse possiamo dare una spiegazione a tale afflusso grazie al fatto che a circa 3 km da Cafarnao c’è una località che prendeva il nome dalle sue “sette fonti” o sorgenti d’acqua: Heptapegon. Qui vi erano anche – come alcuni storici antichi testimoniano – fonti termali terapeutiche di acqua calda, che favorivano l’afflusso di ammalati che andavano lì a curarsi. Avendo saputo quello che accadeva in città (in sinagoga e nella casa di Simone), gli ammalati, dalle fonti termali della vicina Tabga, forse decisero di andare a Cafarnao

NELLA SINAGOGA
Nel Vangelo di Marco si racconta dettagliatamente il primo sabato vissuto nel villaggio sulle rive del Lago di Tiberiade. Michelini nel libro lo ricostruisce così: «Non sappiamo come si sia svolta la liturgia sinagogale alla quale Gesù partecipa, siamo sicuri che prima di insegnare, Gesù, in ogni caso, deve aver ascoltato. Possiamo immaginare che abbia attentamente udito insieme agli altri la proclamazione di un lungo passo dai primi cinque libri della Bibbia, la Torà, secondo la divisione in parti che probabilmente già vigeva al tempo, e poi – dopo questa – la proclamazione del relativo brano dei Profeti che lo commentavano (Haftarà)».

PREGHIERE E CANTI
Oltre ad ascoltare queste letture Gesù avrà anche recitato, insieme agli altri, antiche preghiere bibliche (lo Shemà, ad esempio), cantato salmi, benedetto Dio e ricevuto benedizioni. Deve avere, come si legge nel citato testo di Luca che riguarda la liturgia di Gesù a Nazaret, tenuto anche un’omelia.

L’ESORCISMO
Nella sinagoga si svolge poi l’esorcismo. L’uomo posseduto da un demonio prende l’iniziativa. Non potendo tollerare una presenza così diversa (“santa”) vicino a lui, chiede a Gesù ragione della sua venuta. Gesù non si lascia spaventare. La sua autorità è tale da poter vincere il male e la sua santità non teme il confronto con l’impurità. Gesù, anzitutto, risponde allo spirito impuro facendolo tacere. Poi, libera l’uomo, facendo uscire il male che era in lui.

DOPO LA SINAGOGA

Con la frase «usciti dalla sinagoga» (Mc 1,29) i luoghi che sono presi in considerazione dall’evangelista dicono che lo spazio attorno a Gesù tende ad allargarsi sempre di più. Il movimento del racconto passa dalla sinagoga della cittadina sul lago alla casa di Simone e Andrea, poi ancora dalla casa a tutta la città, dalla città ai villaggi vicini (1,38); infine, dai villaggi fino a «tutta la Galilea» (1,39). Tutto lo spazio deve essere attraversato da Gesù e dal suo annuncio. Anche i personaggi cambiano: ora sono i discepoli, la suocera di Simone e i malati.

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