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La Messa in tv vale come quella in chiesa?

Messa in Tv e precetto domenicale

© Public Domain

don Antonio Rizzolo - Credere - pubblicato il 09/11/15

Pur non potendo in nessun modo sostituire la partecipazione diretta e personale, è un utile servizio

Gentile direttore,

la Messa seguita per televisione “vale” come quella partecipata in chiesa?
Filippo, Padova

Il primo dei precetti generali della Chiesa chiede di partecipare alla Messa la domenica e nelle altre feste comandate. C’è però un principio morale fondamentale secondo cui nessuno è tenuto a compiere atti “impossibili”. Perciò chi è malato e non può muoversi o è impedito da seri motivi non è più tenuto a osservare il precetto. Anche nel caso in cui non ci sia il sacerdote per celebrare l’Eucaristia.

Non bisogna però dimenticare che partecipare alla Messa non è solo un precetto da assolvere per sentirsi la coscienza a posto. Anzi, è prima di tutto un dono che il Signore ci fa: il dono di se stesso, dell’incontro con lui, la comunione con il suo corpo e il suo sangue.

E’ anche l’incontro con il suo corpo che è la Chiesa, rappresentata dall’assemblea radunata per celebrare l’Eucaristia. Questo spiega anche la differenza essenziale tra la Messa a cui si partecipa di persona e quella trasmessa alla radio, in televisione o su internet. Una differenza evidenziata anche dalle tue parole, caro Filippo. Nel caso della Messa in tv hai usato la parola “seguire”, per quella in chiesa “partecipare”. E’ proprio qui il punto: si tratta di partecipare, insieme a tutta l’assemblea radunata, al sacrificio di Cristo, unendovi l’offerta di se stessi.

Come leggiamo nel Compendio del Catechismo, la Messa è “il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù […]. E’ il segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazie e viene dato il pegno della vita eterna”. Quindi termini come ascoltare la Messa, o seguirla, non sono molto appropriati. Il Catechismo, infatti, sottolinea che “è tutta la comunità, il corpo di Cristo unito al suo Capo, che celebra. ‘Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è ‘sacramento dell’unità’, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi’”.

Allora la Messa attraverso i mezzi di comunicazione a cosa serve? Non sostituisce la partecipazione alla celebrazione in chiesa, ma ha un alto valore spirituale per chi è impossibilitato a partecipare. Un bel documento dei vescovi italiani, Il giorno del Signore, afferma: “La Messa in tv è spesso vissuta con partecipazione e devozione dal malato, dall’anziano, o da chi si trovi comunque nell’impossibilità di recarsi personalmente in chiesa. E proprio a questi ultimi essa può offrire un servizio spiritualmente assai utile”.

In questo senso, prosegue il documento, “una Messa alla televisione o alla radio […] ha i suoi aspetti positivi: la parola di Dio viene proclamata e commentata “in diretta”, e può suscitare la preghiera; il malato e l’anziano possono unirsi spiritualmente alla comunità che in quello stesso momento celebra il rito eucaristico; la preghiera universale può essere condivisa e partecipata. Manca certamente la presenza fisica, ma l’impossibilità di portare un’offerta all’altare non esclude quella di fare della propria vita (malattia, debolezza, memorie, speranze, timori) un’offerta da unire a quella di Cristo”.

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