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Vallejo Balda smentisce il racconto della Chaouqui

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Giacomo Galeazzi - Vatican Insider - pubblicato il 06/11/15

Secondo la versione fornita dal prelato ai magistrati la pr avrebbe tenuto i contatti con i giornalisti

Il prelato incarcerato rompe il silenzio. C’era un legame personale strettissimo tra i due arrestati nello scandalo della fuga di documenti. Ora, invece, le loro strategie difensive divergono e si contrappongono.

La pr Francesca Chaouqui ha collaborato ed è stata rimessa in libertà perché è incinta e la sua condizione è incompatibile con la detenzione. Lucio Vallejo Balda è ancora in cella e, «con spirito collaborativo», ha cominciato a rispondere alle domande del magistrato vaticano. Al monsignore dell’Opus Dei sono contestate le responsabilità maggiori nella registrazione delle conversazioni con in Pontefice alle riunioni della commissione pontificia sulle finanze (Cosea) e la cessione dei documenti ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. La sua protetta avrebbe fatto da tramite con gli autori dei libri nei quali sono stati pubblicati le carte trafugate in Curia. I due raccontano verità tra loro inconciliabili.

Lotta di strategie
Chaouqui ha negato ogni addebito, ha fatto nomi, riferito circostanze minimizzando il suo ruolo al Cosea e dicendosi all’oscuro delle intenzioni di Vallejo Balda ed è subito tornata a casa. In una situazione di detenzione, il prelato ha avvertito attorno a sé terra bruciata, si è sentito scaricato e ha deciso di parlare con il pm vaticano.

La strategia della Chaouqui, spiegano in Curia, è quella di chiamare in causa il maggio numero possibile di esponenti curiali per diminuire la propria incidenza nelle vicende sulle quali la giustizia vaticana sta raccogliendo prove ritenute già sufficienti per arrivare ad una condanna in tribunale di entrambi gli indagati. I dipendenti laici, soprattutto della prefettura per gli affari economici, continuano ad essere ascoltati alla Gendarmeria per ricostruire il quadro delle frequentazioni dei due consulenti arrestati. Rispetto al 2012 stavolta la Santa Sede vuole procedere tramite rogatoria anche contro gli autori dei libri incriminati. Dopo essere stata rimessa in libertà Oltretevere per Francesca Chaouqui c’è anche un’indagine della magistratura italiana. Un fascicolo aperto a Terni che, a breve, sarà trasferito alla procura di Roma per competenza territoriale. Estorsione e intrusione informatica i reati ipotizzati nell’indagine sulla Chaouqui e il marito Corrado Lanino.

Il caso Nattino
Si vuole far luce anche sul sospetto riciclaggio di denaro sporco. Il Vaticano indaga sulle operazioni di compravendita di titoli e di transazioni  – attraverso l’Apsa – riconducibili a Giampietro Nattino, presidente di Banca Finnat, oggetto già di una rogatoria internazionale avviata dalla Città del Vaticano. L’iniziativa degli inquirenti ha preso le mosse dalle dichiarazioni del prelato Nunzio Scarano, contabile dell’Apsa, sotto processo nella capitale per corruzione e calunnia in relazione al tentativo di rientro in Italia dalla Svizzera di 20 milioni di euro riconducibili agli armatori D’Amico. L’inchiesta dei pm romani sul finanziere Nattino viaggia in parallelo con quella che vede l’ex direttore generale dello Ior Paolo Cipriani ed il suo vice Massimo Tulli rischiare di finire sotto processo per abusiva attività di raccolta del risparmio, e non anche per abusiva attività bancaria e finanziaria. Avviso di chiusura indagine, atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. Ancora conti anonimi come ai tempi di Marcinkus. La glasnost di Francesco trova resistenze sullo Ior.

Tariffe per diventare santi
L’ipotesi è quella di tangenti sulla santità. Mentre impazza il caso dei super postulatori delle canonizzazioni manca ancora il tariffario annunciato un anno fa dal cardinale Angelo Amato, prefetto dei Santi. E così «fare un santo» può costare cifre da capogiro, come negli Usa per il presule Fulton Sheen.

Questo articolo è stato pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano La Stampa.

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