Aleteia logoAleteia logoAleteia
mercoledì 24 Aprile |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

Esiste il peccato virtuale?

st4oiey4dwia3_ptzv5bccneonhq_m3famnescoe1oq2xv1hi-p1avnypy859wal8o_kgjbmajnaqrpoff2h3zsnqye

ebayink-cc

Comunità Shalom - pubblicato il 06/11/15

di Franco Michel Silva Galdino

Ci troviamo di fronte a un profondo cambiamento di paradigma. Alcuni concetti classici come tempo e spazio vengono sfidati dall’espansione di Internet. Nel cyberspazio, è difficile persino immaginare cosa sia lo “spazio”. Potremmo anche pensare allo spazio disponibile nella mia pen drive, ma qual è il limite di Internet? Il tempo dà luogo alla velocità; non si chiede più quanto tempo serve per pagare un conto o per fare una ricerca sulla muraglia cinese. Dipende dalla velocità – quasi della luce – disponibile del mio server. Posso pagare un conto senza dover andare in banca, andare fino in Cina senza dover uscire di casa. Tutto è istantaneo, ben diverso dall’autobus che devo prendere per andare all’università, dall’imbottigliamento che mi fa arrivare tardi a un appuntamento o dell’aereo che dovrebbe attraversare metà del globo per raggiungere il mio obiettivo.

A questo punto, potremmo chiederci se dobbiamo considerare questo ambiente reale o virtuale. Arriviamo al punto principale della questione: l’idea che Internet non è altro che un mondo immaginario o che qualsiasi cosa che non è reale – solo perché non è materiale – ci possa provocare dei dubbi su quello che possiamo o dobbiamo fare in questo ambiente.

La cattiva comprensione di quello che è questo ambiente, o di quello che è il peccato, può far sì che chi naviga in Internet si permetta cose che non si permetterebbe quando le pensa nella “vita reale”. Entrare in un computer e vederne i dati, scoprire la password della rete sociale del tuo amico, mentire, adulterare o cose ancor peggiori, nell’ambiente virtuale, sembra non essere un peccato, ma lo è. Lo schermo del computer sembra essere una protezione – “le persone non mi stanno vedendo”, può pensare ci naviga.

Quanto a ciò che è peccato, Gesù ci insegna che quello che nasce dentro, che nasce nel cuore, il pensiero impuro, è già peccato (cfr. Mt 5, 28). Non è necessario esternarlo per essere offensivi nei confronti di Dio. Su Internet i peccati sono esternati e offensivi non solo nei confronti di Dio, ma anche verso gli altri. Non è difficile sentir parlare di persone che soffrono per il bullismo, spesso virtuale!

Quanto all’ambiente, bisogna dire che tutto quello che si fa on-line ha conseguenze nella vita off-line. Prendere la password del tuo amico per scoprire i suoi segreti è brutto quanto entrare di nascosto nella sua camera e frugare tra tutte le sue cose. Manipolare una banca dati per prendere qualcosa per sé è sbagliato quanto corrompere il funzionario per ottenere aumento di salario.

Dobbiamo state attenti, perché Internet, pur essendo potenzialmente un potente mezzo di evangelizzazione, può essere – per chi vuole essere santo – un rischioso mezzo di perdizione. Con questo non stiamo suggerendo di non utilizzare Internet. Al contrario, dobbiamo stare nel mondo ma non essere mondani.

Abbiamo il dovere cristiano di stare in questo ambiente per essere sale e luce, per portare la luce e non lasciarci immergere nelle tenebre.

Il peccato virtuale esiste e ci fa male quanto quelli non virtuali. Allo stesso modo, l’evangelizzazione attraverso Internet può essere fruttuosa quanto un’evangelizzazione fuori da Internet.

In questo ambiente, possiamo trovare persone che forse non incontreremmo mai o non ci ascolterebbero mai. È possibile non solo commettere veri peccati, ma soprattutto fare il bene di verità, aiutare le persone, essere caritatevoli, esercitarsi nelle virtù, unirsi per una causa solidale…

La sfida dell’evangelizzatore in questo ambiente è la stessa: uscire da se stessi per andare all’incontro con l’altro. Questo è il comandamento: “Che vi amiate gli uni gli altri” (cfr. Gv 15, 12), e l’invito a seguirlo è “Rinneghi se stesso” (cfr. Mc 8, 34). La conversione è necessaria per qualsiasi evangelizzatore; la testimonianza autentica può e dev’essere offerta anche in questo ambiente, o saremo legati a parole sterili che non aiutano nessuno, e che anziché avvicinare allontanano.

In poche parole: vale la pena di evangelizzare su Internet. Ci sono persone assetate che aspettano qualcuno che si avvicini e le aiuti con parole confortanti, con una testimonianza di fede e con l’invito a una vita realmente cristiana. Persone REALI ci aspettano in questo ambiente ed evidentemente al di fuori di esso.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
internetpeccato
Top 10
See More