Così il pontefice durante l’udienza generale del mercoledìdi Alessandro De Carolis
Se si impara il perdono reciproco in famiglia, a chiedere scusa prima che sia troppo tardi, si rende più “solida” la famiglia stessa e “e meno crudele la società”. Il Papa ha rilanciato questo insegnamento nella catechesi dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Che il prossimo Giubileo, ha concluso Francesco, insegni sempre più alle famiglie “a costruire strade concrete di riconciliazione”.
Società che sono un deserto piuttosto esteso di malanimo, di visioni negative che non salvano nulla e nessuno e che non di rado sfociano in odio più o meno dichiarato, società che Francesco non esita a definire spietate. E in mezzo a tale aridità, l’oasi di quelle famiglie che, insegnando il perdono al loro interno, lo esportano come un antidoto al di fuori, migliorando il vissuto degli altri.
La grande palestra del perdono
Famiglie del genere, spiega il Papa alla folla dell’udienza generale, sono in fondo la traduzione pratica del “rimetti a noi i nostri debiti” del “Padre Nostro”. Sono “una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco, senza il quale – assicura – nessun amore può durare a lungo”:
“Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile”.
Il segreto “semplice”: chiedere subito scusa
Non è difficile invece il “segreto” del sapersi perdonare, dice Francesco, perché si basa su una semplice parola di cinque lettere, che mamme, papà, figli, nonni possono imparare a scambiarsi quando serve, un semplice “scusa”:
“Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra! Capito?”.
Il perdono “ovunque”
Il bello e il vantaggio di imparare a chiedersi scusa in famiglia – sottolinea Francesco – è che si è spinti a farlo anche all’esterno, “dovunque ci troviamo”. Il Papa comprende lo scetticismo di chi, “anche tra i cristiani”, ritiene il perdono “un’esagerazione”, “belle parole” impossibili da “metterle in pratica”. “Grazie a Dio non è così”, obietta, perché “è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri”:
“Fa parte della vocazione e della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi. La pratica del perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e rinsalda le sue mura”.
Famiglia e Giubileo
La famiglia è tema di quel Sinodo appena terminato, del quale Francesco dice di aver voluto che ne fosse pubblicato il testo “perché tutti fossero partecipi del lavoro” degli ultimi due anni, anche se sulle sue “conclusioni”, soggiunge, “devo io stesso meditare”. Ma è anche tema giubilare e lo sguardo del Papa si spinge all’Anno Santo con un augurio che è anche una preghiera, rivolta a quelle famiglie la cui fede e il cui perdono può aiutare a crescere anche la “grande famiglia della Chiesa”:
“Davvero le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti”.
Solidarietà con i cristiani sofferenti in Medio Oriente e nel mondo
Da sottolineare, al momento dei saluti ai gruppi di varie parti del mondo, le parole rivolte da Francesco ai fedeli polacchi la cui Chiesa locale celebrerà domenica prossima la “Giornata della Solidarietà con la Chiesa Perseguitata”, promossa dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre e dedicata in particolare ai cristiani in Siria. “La vostra opera di preghiera e di solidarietà – è stato l’auspicio del Papa – porti sollievo e supporto ai fratelli e sorelle sofferenti per Cristo in Medio Oriente e in tutto il mondo”.