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Attento a come parli! Il tuo nome potrebbe finire on line perché razzista e omofobo

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/11/15
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Radio Vaticana: stessa logica dei nazisti con gli ebrei e gli omosessuali. C’è chi ci scherza su e chi è pronto alla querela per diffamazione Cosa hanno in comune gli stilisti Dolce e Gabbana, il giudice Carlo Deodato e il presidente della Lega Calcio Carlo Tavecchio? Che da qualche giorno sono finiti nella rete di “Riro-Registro italiano dei razzisti ed omofobi”.

CHE COS’E’ IL RIRO
Questo registro on line è nato, riporta Radio Vaticana (1 novembre), con l’intento dichiarato di volere “marchiare” – come fecero i nazisti con gli ebrei e gli omosessuali – coloro che si macchiano di presunti comportamenti e giudizi discriminatori. Nel mirino stanno finendo, sistematicamente, tutti coloro che esprimono giudizi o frasi, magari anche infelici, sul mondo omosessuale.

COME INSERIRE IL NOMINATIVO
Per inserire il nominativo di un omofobo, di un razzista o di una persona che ha maltrattato animali, scrive Notizie ProVita (31 ottobre) occorre sapere il suo nome e cognome e la provincia di residenza e descrivere dove, quando e come è avvenuto l’evento incriminato, allegando documentazioni oggettive dello stesso (foto, prove video o audio, log di chat…).

TEST ANTIRAZZISMO PER ELIMINARLO
Una volta che il nominativo è stato approvato può essere cancellato solo ed esclusivamente se la persona incriminata supera il “Test Antirazzismo”, del quale non viene specificata la natura. Test che, qualunque sia il suo esito, verrà reso pubblico.

RISCHIO DIFFAMAZIONE
Il professore Fabio Macioce, docente di Filosofia del Diritto all’Università Lumsa di Palermo evidenzia un pesante rischio di diffamazione dietro l’iniziativa del Riro. «Può configurarsi, dipende da cosa c’è scritto sotto a ogni nome. In alcuni casi, infatti, ci si limita a riportare le opinioni espresse su siti giornalistici o profili pubblici e in quel caso non c’è una vera e propria diffamazione. In altri casi invece sì, laddove la persona viene ad esempio bollata come bigotta, integralista, omofoba o altri appellativi di questo tipo. Questa non è più una semplice cronaca, un semplice riportare le opinioni altrui, ma è invece un giudizio che, in alcuni casi, può assolutamente essere diffamatorio. Questo poi lo stabilirà la magistratura» (Radio Vaticana, 1 novembre).

NOMI ILLUSTRI
Continuando a spulciare il registro, riporta FanPage (1 novembre) tra i nomi finora inclusi ci sono il filosofo Alessandro Benigni; il critico d’arte Vittorio Sgarbi, preso di mira per aver definito “culimonio” un’unione tra due gay; l’allenatore dell’Arezzo Eziolino Capuano, noto per i suoi discorsi dal linguaggio colorito, durante i quali ha definito “checche” i suoi calciatori.

DA SAN PAOLO ALLA LISTA AFFITTA-UTERI
Replica Mario Adinolfi, il quale, sul suo profilo Facebook, denuncia l’iniziativa del Riro: «Se noi avessimo pubblicato una lista di nomi invitando a “marchiare e emarginare” chi compra bambini e affitta uteri, cosa ci sarebbe successo?». Costanza Miriano è sarcastica: «Visto che a breve ci finirò, ho provato a iscrivere anche il mio amico San Paolo nel registro ufficiale degli omofobi, per essere in ancora migliore compagnia. Sono in fiduciosa attesa di risposta».