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Papa Francesco: «Chi imbroglia e semina zizzania non è felice»

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© Antoine Mekary / Aleteia

Domenico Agasso jr - Vatican Insider - pubblicato il 02/11/15

Alla Messa al Cimitero del Verano nel giorno di Ognissanti: la via per la beatitudine è «essere semplici, umili, miti, saper piangere, lavorare per la pace e perdonare»

La felicità? La raggiunge chi è semplice, umile, mite, sa piangere, lavorare per la giustizia e la pace, si lascia perdonare da Dio per diventare strumento della Sua misericordia. Sono le indicazioni date da papa Francesco nella Messa all’ingresso monumentale del Cimitero romano del Verano nel giorno di Tutti i Santi, basandosi sul Vangelo delle Beatitudini.

Con il Pontefice hanno concelebrato il cardinale vicario Agostino Vallini, l’arcivescovo Filippo Iannone, vicegerente della diocesi di Roma, e il parroco di San Lorenzo fuori le Mura, padre Armando Ambrosi.

«Abbiamo ascoltato Gesù che ammaestra i suoi discepoli e la folla radunata sulla collina presso il lago di Galilea – aveva esordito Francesco – La parola del Signore risorto e vivo indica anche a noi, oggi, la strada per raggiungere la vera beatitudine, la strada che conduce al Cielo. È un cammino difficile da comprendere perché va controcorrente, ma il Signore ci dice che chi va per questa strada è felice, prima o poi diventa felice».

Beati i poveri in spirito
«”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Possiamo domandarci – ha osservato – come può essere felice una persona povera di cuore, il cui unico tesoro è il Regno dei cieli. Ma la ragione è proprio questa: che avendo il cuore spogliato e libero da tante cose mondane, questa persona è “attesa” nel Regno dei Cieli».

Beato chi sa piangere
«”Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”. Come possono essere felici quelli che piangono? – ha domandato il Papa – Eppure, chi nella vita non ha mai provato la tristezza, l’angustia, il dolore, non conoscerà mai la forza della consolazione. Felici invece possono essere quanti hanno la capacità di commuoversi, la capacità di sentire nel cuore il dolore che c’è nella loro vita e nella vita degli altri. Questi saranno felici! Perché la tenera mano di Dio Padre li consolerà e li accarezzerà».

Beati i miti
«”Beati i miti”. E noi al contrario – ha rilevato – quante volte siamo impazienti, nervosi, sempre pronti a lamentarci! Verso gli altri abbiamo tante pretese, ma quando toccano noi, reagiamo alzando la voce, come se fossimo i padroni del mondo, mentre in realtà siamo tutti figli di Dio». Papa Bergoglio ha invitato a pensare «a quelle mamme e quei papà che sono tanto pazienti con i figli, che “li fanno impazzire”. Questa è la strada del Signore: la strada della mitezza e della pazienza. Gesù ha percorso questa via: da piccolo ha sopportato la persecuzione e l’esilio; e poi, da adulto, le calunnie, i tranelli, le false accuse in tribunale; e tutto ha sopportato con mitezza»; perfino «la croce».

Beato chi ha fame e sete di giustizia
«”Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. Sì, coloro che hanno un forte senso della giustizia – ha sottolineato – e non solo verso gli altri, ma prima di tutto verso se stessi, questi saranno saziati, perché sono pronti ad accogliere la giustizia più grande, quella che solo Dio può dare».

Beato chi perdona
In particolare, «”beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Felici quelli che sanno perdonare, che hanno misericordia per gli altri, che non giudicano tutto e tutti, ma cercano di mettersi nei panni degli altri».


Perché il perdono è «la cosa di cui tutti abbiamo bisogno, nessuno escluso. Per questo all’inizio della Messa ci riconosciamo per quello che siamo, cioè peccatori. E non è un modo di dire, una formalità: è un atto di verità. “Signore, eccomi qua, abbi pietà di me”». E se si è in grado di «dare agli altri il perdono che chiediamo per noi, siamo beati. Come diciamo nel “Padre nostro”: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”».

Beato chi semina pace
«”Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Guardiamo la faccia di quelli che vanno in giro a seminare zizzania – ha esortato – sono felici? Quelli che cercano sempre le occasioni per imbrogliare, per approfittare degli altri, sono felici? No, non possono essere felici». Al contrario, «quelli che ogni giorno, con pazienza, cercano di seminare pace, sono artigiani di pace, di riconciliazione, questi sì sono beati, perché sono veri figli del nostro Padre del Cielo, che semina sempre e solo pace, al punto che ha mandato nel mondo il suo Figlio come seme di pace per l’umanità».

Ecco, questa è «la via della santità, ed è la stessa via della felicità», ha messo in evidenza Francesco. È la strada percorsa da Gesù, o meglio: «È Lui stesso questa Via: chi cammina con Lui e passa attraverso di Lui entra nella vita, nella vita eterna».

Poi il Papa ha invocato: «Chiediamo al Signore la grazia di essere persone semplici e umili, la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace, e soprattutto la grazia di lasciarci perdonare da Dio per diventare strumenti della sua misericordia».

E i santi si sono comportati in questo modo: «Essi ci accompagnano nel nostro pellegrinaggio terreno, ci incoraggiano ad andare avanti. La loro intercessione – ha chiesto in conclusione – ci aiuti a camminare nella via di Gesù, e ottenga la felicità eterna per i nostri fratelli e sorelle defunti, per i quali offriamo questa Messa».

Al suo arrivo al Cimitero del Verano Papa Bergoglio era stato accolto all’ingresso principale dal neo-commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca, che gli ha stretto la mano e ha avuto con lui un breve colloquio.

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