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Papa Francesco battezza il figlio del suo amico «cartonero»

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© Jeffrey Bruno

Vatican Insider - pubblicato il 02/11/15

Il piccolo di sette mesi è il primogenito del secondo matrimonio di Sergio Sánchez; un segno anche per gli esclusi e per i movimenti popolari

Dopo 27 ore di viaggio, gli argentini Sergio Sánchez, noto come il «cartonero amico di Bergoglio», e la sua seconda moglie, Jacqueline Gómez, sono arrivati a Roma, dove papa Francesco ha battezzato il loro primo figlio, nato lo scorso 20 maggio 2015. Il nome scelto? Francesco, chiaramente. «Francisquito» Sánchez è stato battezzato durante una cerimonia molto intima, come ha riferito il giornale argentino La Nación, lo scorso sabato 31 ottobre nella cappella della residenza del Papa, Casa Santa Marta. Tra i pochi presenti, oltre il padrino Juan Grabois, militante della Confederazione dei Lavoratori dell’Economia popolare, c’era anche il gesuita Michael Cherny, numero due del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, guidato dal cardinale Peter Turckson, e impegnato per volere del Pontefice con i movimenti popolari, che sono andati per la prima volta in Vaticano lo scorso novembre 2014.

Sergio, 50 anni, ha anche altri due figli (di 13 e 15 anni) nati in un primo matrimonio; invece per Jacqueline, 27 anni, la sua nuova moglie, si tratta del primo figlio, ma è anche incinta di una bambina, che ha ricevuto la benedizione del Papa. «È la prima volta che vedo il Papa, è stata un’emozione molto grande trovarmi accanto una persona così importante – ha detto Jacqueline a La Nación – È stata tutta un’emozione vedere il Papa battezzare il mio primo figlio; ho pianto un po’ e sono rimasta senza parole. È una benedizione che sto vivendo».

Secondo il papà di «Francisquito», invece, il battesimo papale del suo terzo figlio «non è solo importante per la mia famiglia, per la mia signora, ma è anche importante per tutto il popolo. Perché significa tornare in Argentina, che sta vivendo un momento di cambiamento e incertezza, e riuscire a condividere il suo incoraggiamento per la nostra lotta per gli esclusi, per l’economia popolare, per i movimenti, i cartonerai, i venditori ambulanti, i riciclatori, gli artigiani, i parcheggiatori, i contadini, gli indigeni, e per il diritto alle tre “T” che richiamava il Papa all’incontro con i movimenti popolari a Santa Cruz della Sierra, Bolivia, lo scorso luglio: “Tierra, techo y trabajo” (terra, tetto e lavoro, ndr)».

Il padrino del piccolo, l’avvocato Grabois, ha ricordato le origini umili di questa famiglia, «una famiglia povera, di Villa Fiorito, che lotta “dal basso”, non individualmente, ma collettivamente per un futuro migliore per tutti». «È stata una cosa meravigliosa – ha aggiunto – Sergio è un dirigente che non è un lecca-scarpe: per la sua sincerità e onestà ha un legame molto speciale con Francesco, e il battesimo è stato molto bello, molto emozionante».

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