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Otto secoli fa i domenicani cambiarono la storia. Oggi ci vogliono riprovare…

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 31/10/15

150 mila laici, 3 mila suore e 6 mila fratelli seguono i passi di Domenico di Guzmán

Otto secoli fa Domenico di Guzmán lanciava uno dei movimenti spirituali ​più influenti nella storia del cristianesimo.​ ​Seguendo i passi di Gesù, l​​’Ordine dei Frati Predicatori​ ​voleva rivivere l’esperienza dei ​ ​primi​ ​discepoli,​ ​che andavano per le strade di Galilea a ​predicare l​’amore di Dio in povertà…

Il 7 novembre, nella sede storica di S. Sabina a Roma, l’Ordine dei domenicani ha dato inizio all’anno giubilare in ricordo delle bolle promulgate da papa Onorio III nel 1216 e 1217 tramite le quali fu confermata la fondazione dei frati predicatori.

San Domenico, spiega fr. Bruno Cadorè, Maestro dell’Ordine e 86° successore del santo fondatore, in un intervista a Aleteia, ha voluto per i suoi fratelli preghiera, studio – “non perché tutti fossero sapienti ma perché la ricerca continua della verità che si trova nelle Scritture plasmasse la loro umanità” –, vita fraterna e povertà.

I fratelli di Domenico sono andati in giro per il mondo. Oggi la famiglia domenicana conta 3 mila suore in 209 monasteri e 6 mila fratelli in 602 conventi , 150 mila laici, insieme ad oltre a 40 mila sorelle apostoliche, in più di 119 congregazioni.

I domenicani rappresentano una parte importante della storia della Chiesa: più di 130 santi tra uomini e donne, di cui molti dottori della Chiesa, 4 papi, 75 cardinali, 150 arcivescovi e centinaia di vescovi.

La chiesa di Santa Sabina sull’Aventino fu donata a S. Domenico nel 1219 ed è uno scrigno di tesori

Non sono mancate pagine oscure di questa storia, come il periodo dell’Inquisizione, in cui un malinteso “orgoglio di possedere la verità” ha fatto smarrire il senso di una fede che può essere “solo proposta e mai imposta”, soprattutto con la tortura e la violenza.

Per capire cosa significa anche oggi la “difesa della dottrina” e il suo rapporto con la pastorale, Cadoré invita a guardare a uno dei figli più illustri dell’Ordine domenicano: san Tommaso d’Aquino. “Un grande teologo – sottolinea il Maestro dei Frati predicatori – ma anche un grande predicatore: non c’è niente che non abbia pensato e scritto nella Summa teologica che non abbia poi predicato alla gente normale”. Difendere la dottrina significa quindi “difendere la capacità della dottrina di aiutare la Chiesa a parlare con gli altri di Dio“.

Oggi come ieri il carisma dei domenicani si concentra nella predicazione, che deve affrontare la sfida del “nuovo continente” di Internet, un mondo nel quale “la facilità della comunicazione rischia – paradossalmente – di isolare le persone”. Ma predicare, avverte Cadorè, non è semplicemente parlare, bensì “incontrare, ascoltare, cercare di capire e conversare“.

La celebrazione di un anno giubilare porta sempre con sé bilanci e propositi per il futuro. L’obiettivo per i prossimi 800 anni? Una sfida antica e sempre nuova: “Raggiungere coloro che non hanno ancora conosciuto Gesù“, spalancando le porte dell’Ordine e della Chiesa così come invita a fare papa Francesco.

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