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Sui divorziati risposati il Sinodo indica la via del «discernimento»

Pope Francis audience Synod – HERO

© OSSERVATORE ROMANO / AFP

In this handout picture released by the Vatican press office, Pope Francis (C) attends the Synod on the family on October 5, 2015, as cardinals and bishops gather in the Synod Aula, at the St Peter's basilica in Vatican. Pope Francis on October 4 defended marriage and heterosexual couples as he opened a synod on the family overshadowed by a challenge to Vatican orthodoxy by a gay priest. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

Iacopo Scaramuzzi - Vatican Insider - pubblicato il 24/10/15

Ok unanime della commissione, voto nel pomeriggio, testo e discorso del Papa attesi in serata

L’assemblea ordinaria del Sinodo sulla famiglia indica la via del «discernimento» per il nodo della riammissione alla comunione dei divorziati risposati, non una risposta «sì o no, bianco o nero» ma, alla luce di quanto diceva già Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio, la valutazione dei singoli casi perché «le situazioni sono diverse». Lo ha anticipato il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, nelbriefing quotidiano, (lo aveva ripetuto in un’intervista a Vatican Insider) che ha preceduto l’avvio delle votazioni di questo pomeriggio sulla relazione finale, approvata all’unanimità dalla commissione di dieci padri sinodali che l’ha preparata. Nessun riferimento nel testo conclusivo, destinato al Papa, alle coppie gay. Prevista la pubblicazione del testo, a conclusione delle votazioni e di un discorso conclusivo del Papa,  dopo le 18 di questa sera.

L’assemblea vota, questo pomeriggio, una relazione finale di 94 paragrafi, ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, nel corso del briefing. I 270 padri sinodali voteranno il documento «paragrafo per paragrafo», ha confermato il gesuita, sottolineando che la commissione dei dieci che lo ha rifinito, tra ieri pomeriggio e questa mattina, a partire dai 248 emendamenti presentati dai diversi padri sinodali ieri mattina, ha approvato il testo «all’unanimità». Il testo è stato letto integralmente oggi in aula e verrà votato nel pomeriggio. Sono stati 328 gli interventi dei padri sinodali nel corso delle tre settimane di Sinodo, 51 ieri mattina sulla relazione finale, le discussioni sono durate in tutto 54 ore in aula e 36 ore nei gruppi di lavoro linguistici. La sala stampa ha ospitato 19 briefing con 46 ospiti in totale. 464 le persone, tra giornalisti e operatori, accreditati.

Ad anticipare parzialmente i contenuti della relazione finale è stato il cardinale Schoenborn, che ha fornito due dettagli. Sui divorziati risposati, «se ne parla, se ne parla con grande attenzione, ma la parola chiave è “discernimento”, e vi invito tutti a pensare che non c’è un bianco o nero, un semplice sì o no, è da discernere, e questa è proprio la parola di san Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio: l’obbligo di esercitare un discernimento perché le situazioni sono diverse e l’esigenza di questo discernimento il Papa Francesco, buon gesuita, l’ha imparata da giovane: il discernimento è cercare di capire quale è la situazione di tale coppia o tale persona».

Il documento «tocca la questione in modo obliquo, offre dei criteri di discernimento, perché le situazioni sono talmente diverse: come ha detto il cardinale Cottier in un’intervista a padre Spadaro su Civiltà cattolica, lui che era teologo di Giovanni Paolo II, la parola “divorziati risposati” è troppo univoca perché le situazioni sono diverse e dobbiamo guardare da vicino, discernere la situazione e accompagnare le situazioni secondo le esigenze, anche accompagnare le situazioni irregolari». Quanto all’omosessualità, «non troverete molto sull’omosessualità, certi saranno delusi: ma abbiamo constato due cose. Primo, il tema è toccato in questo documento sotto l’aspetto della famiglia in cui facciamo esperienza di un fratello, una sorella o uno zio omosessuale, come gestire questa situazione da cristiani. Molti hanno detto, e potete immaginare le aree culturali e politiche – ha detto Schoenborn in probabile riferimento alla sensibilità africana – “per noi il tema è troppo delicato’. Aver lasciato fuori questo tema non vuol dire che in Europa o America del nord non sia un tema della Chiesa, ma a livello della universalità si deve rispettare la diversità delle situazioni politiche e culturali».

In generale, «se vi domandate se abbiamo cercato il minimo comun denominatore, o abbiamo fatto compromessi per un voto positivo, devo dire che il messaggio principale del Sinodo è il tema del Sinodo: la Chiesa cattolica in tutto il mondo con un miliardo e 300mila cattolici ha discusso per due anni il tema della famiglia, con tutti gli aspetti positivi e difficili, e già questo è un fatto notevole per il nostro tempo.Il nucleo del messaggio è un grande sì alla famiglia. La famiglia non è superata, non è un modello passato, è la realtà più fondamentale della società umana. Non c’è rete più sicura di sopravvivenza nella società, anche la famiglia ferita, ricomposta, la patchwork family. Lo vediamo anche dalle migliaia di profughi che arrivano e rimangono in contatto con la famiglia».

A chi domandava se la«decentralizzazione» evocata da Papa Francesco non rischi di rovinare la Chiesa, Schoenborn ha risposto: «Io sarei disperato se avessimo una Chiesa nazionale austriaca, sarebbe disastroso. Sono così contento che viviamo in una Chiesa cattolica universale. La decentralizzazione della quale parla Papa Francesco è un vecchio tema, serve equilibrio tra centralizzazione e decentralizzazione, i vescovi dell’America latina possono dire molto di più di noi perché hanno esperienze di di grandi incontri del loro episcopato come ad Aparecida».

L’arcivescovo della città brasiliana, cardinale Raymundo Damasceno Assis, presente anch’egli al briefing, è intervenuto per sottolineare: «Sempre si mantiene la comunione col Papa, che è fondamentale, la testa del collegio episcopale, ma c’è il principio di sussidiarietà: gli episcopati possono avere proprie competenze. Bisogna rispettare le diversità di ogni paese e continente, fare ciò che ci compete, rispettando quel che compete a Santo Padre e la Santa Sede nel governo della Chiesa». Fratel Hervé Janson, intervenuto anch’egli al briefing, ha detto che la relazione finale è un «buon documento» con il quale «il Papa potrrà fare qualcosa di molto incoraggiante di tutti». Padre Lombardi ha preannunciato che in serata, dopo le 18-18.30, è probabile che, come l’anno scorso, concluse le votazioni, che iniziano alle 16.30, e il discorso finale del Papa, il Vaticano pubblicherà il documento.

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