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Aborto, omosessualità, prostituzione: la deriva di Amnesty International

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© BartN66 / SHUTTERSTOCK

Philippe Oswald - Aleteia - pubblicato il 23/10/15

Fondata da cristiani, la famosa ONG internazionale tradisce la sua vocazione iniziale abbracciando cause contrarie alla dignità dei più sfortunati

Amnesty International si presenta come un’organizzazione non governativa (ONG) che difende gli esseri umani in base alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Milita attivamente e spesso in modo efficace per la liberazione dei prigionieri per crimini di coscienza, per il diritto alla libertà d’espressione e per l’abolizione della pena di morte, della tortura e della detenzione per crimini politici.

Aleteia la cita spesso come una fonte di informazione quando si tratta di mettere in guardia su violazioni dei diritti umani, abusi e discriminazioni ingiusti in tutto il mondo.

“Diritti” forgiati per il re individuo

È questa la missione data ad Amnesty International (AI) all’inizio degli anni Sessanta del Novecento dai suoi fondatori, l’avvocato britannico Peter Benenson e l’indipendentista irlandese Sean MacBride, entrambi cattolici.

Benenson, il cui vero nome era Peter James Henry Solomon, è nato in una famiglia ebraica e si è convertito al cattolicesimo nel 1958, qualche anno prima di fondare AI.

Questa missione si estende tuttavia oggi alla difesa e alla promozione di tutto un registro di nuovi “diritti”, civili, politici, economici, sociali e culturali, tratti dalla devozione al re individuo.

Come numerose ONG, Amnesty International si è posta ideologicamente al rimorchio dell’ONU, lamenta un ex militante dell’associazione: “Prima andavamo dove non andava nessuno; parlavamo di prigionieri politici, di pena di morte. Ora ricalchiamo il programma dell’ONU; ci si occupa delle donne, dei diritti economici e sociali, della miseria. È un panorama troppo ampio” [1].

A spese dei più fragili

In particolare, AI non difende gli esseri umani più fragili quando milita per la deroga di tutte le leggi antiaborto in nome del “diritto” delle donne di disporre del proprio corpo senza pensare alla vita del bambino.

Questo ha fatto sì che nel 2007 il Vaticano, attraverso il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Martino, abbia richiamato l’attenzione dell’associazione, chiedendo a tutti i cattolici e a tutte le istituzioni cattoliche di smettere di appoggiarla a livello economico.

Sempre nel 2007, in Inghilterra il vescovo cattolico di Est Anglie, Michael Evans (1951-2007), membro di Amnesty International per 30 anni, molti dei quali trascorsi nel comitato direttivo, ha protestato contro l’introduzione nel programma di Amnesty di un “diritto all’aborto”. Molti cattolici hanno seguito il suo esempio.

Nel 2013 Amnesty International ha svolto una campagna, insieme alla commissione per i diritti umani dell’ONU, perché l’Irlanda depenalizzasse totalmente l’aborto.

Nel 2014 ha lanciato la campagna mondiale “Il mio corpo, i miei diritti” per la promozione dei “diritti sessuali e riproduttivi”. Il 28 settembre 2015, dei simpatizzanti di AI hanno partecipato in più di 20 Paesi a una “giornata mondiale per la depenalizzazione dell’aborto”.

In questa linea ideologica, AI è impegnata nella difesa dei “diritti” LGBT: “Amnesty International si appella al rispetto della libertà d’espressione e degli incontri dei LGBT e sostiene le ‘Marce dell’orgoglio’ in Europa”, comunica la ONG.

Nell’agosto 2015 ha anche optato per la depenalizzazione della prostituzione per le prostitute ma anche per i clienti e i protettori, a condizione che le “lavoratrici del sesso” siano adulte consenzienti.

La campagna che la ONG ha dedicato a questa dubbia causa le è valsa il rifiuto di personaggi famosi come le attrici Meryl Streep e Kate Winslet, che si oppongono a questa schiavitù, che si aggrava nei Paesi che hanno scelto la depenalizzazione (Catholic Herald).

La storia giudicherà la cecità di oggi

Nella sua volontà di unirsi, come tanti altri – associazioni, partiti politici… -, alla moda dei tempi, Amnesty International sposa la cecità sul destino di esseri umani fragili e poveri, iniziando dai bambini non ancora nati.

La storia giudicherà questo atteggiamento contemporaneo dell’obnubilazione quanto al destino di intere popolazioni condannate alla schiavitù o allo sterminio da società cristianizzate molto tempo fa.

[1] Citato da Marc Girot, Amnesty Internacional. Investigación sobre una ONG genéticamente modificada, Parigi, Éditions du Cygne, coll.Essai, 2011, p.89.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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