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“Ero ingegnere, ho cambiato la mia vita per Giovanni Paolo II”

Pope John Paul II – Filippine

© CATHOLICPRESSPHOTO

Marinella Bandini - Aleteia - pubblicato il 16/10/15

La storia di Vladimiro: l'ho conosciuto accompagnando i pellegrini polacchi. Ha cambiato il mondo perché ha cambiato i cuori

Vi invito a guardare gli occhi di un uomo commosso che siede davanti a voi, in un pomeriggio di pioggia, in un bar di Roma, a due passi da San Pietro. Così ho conosciuto Wlodzimierz Redzioch, più noto come Vladimiro. “Ho rinunciato alla mia carriera da ingegnere per venire qui ad aiutare nel Centro dei pellegrini polacchi in Vaticano, e poi come impiegato all’Osservatore romano. Ho cambiato la mia vita per lui e lui ha cambiato la vita di milioni di persone“. Lui è Karol Wojtyla, e il 16 ottobre del 1978 è stato eletto Papa, col nome di Giovanni Paolo II. In occasione della sua canonizzazione, nel 2014, Vladimiro ha scritto un libro raccogliendo le storie di 22 testimoni della sua vita (ora disponibile anche nell’edizione inglese della Ignatius Press col titolo “Stories about Saint John Paul II: Told by His Close Friends and Coworkers”). Oggi lui è il 23esimo testimone, che ci racconta la sua vita all’ombra di questo santo. “Sono stato vicino al Papa dal 1980. Era non solo un punto di riferimento, ma un padre, il perno più importante della mia vita”. Quando Giovanni Paolo II è morto “ha lasciato nel mio cuore un grande vuoto, che tentavo di riempire in diversi modi: andando sulla sua tomba, leggendo i suoi scritti… Poi come giornalista ho cominciato a incontrare persone in vario modo legate a lui e a intervistarle” finché è nata l’idea del libro.

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A quel punto la scelta di 22 storie che ripercorressero tutta la vita di Giovanni Paolo II: la vocazione nata e cresciuta nella Polonia comunista ma piena di fede, il pontificato (attraverso le voci dei tre segretari privati, e di alcuni collaboratori e testimoni sua vita, come il fotografo o il medico). Fino ai miracoli e alla santità: “Per la Chiesa è un segno dal cielo che Giovanni Paolo è presso Dio e intercede per noi. Intervistare chi ha sperimentato nella propria carne la grazia di Dio è molto affascinante ed edificante come esperienza di fede”.

Il libro era pronto, ma mancava qualcosa. Mancava il collaboratore più fidato e più vicino. “Sono stato testimone dell’amicizia e della grandissima stima di Giovanni Paolo II nei confronti del cardinale Ratzinger, che il Papa non nascondeva”. E Benedetto XVI, già pontefice emerito, ha accettato di raccontare. “Ha risposto in tedesco, perché usa il tedesco quando vuole essere molto preciso e quando parla di cuore. Ho capito che per lui era importante”. Ci sono dei passaggi che Vladimiro porta nel cuore: “Che Giovanni Paolo II fosse un santo, negli anni della collaborazione con lui mi è divenuto di volta in volta sempre più chiaro. C’è innanzitutto da tenere presente naturalmente il suo intenso rapporto con Dio, il suo essere immerso nella comunione con il Signore. Da qui veniva la sua letizia, in mezzo alle grandi fatiche che doveva sostenere, e il coraggio con il quale assolse il suo compito in un tempo veramente difficile. Giovanni Paolo II non chiedeva applausi, né si è mai guardato intorno preoccupato di come le sue decisioni sarebbero state accolte. Egli ha agito a partire dalla sua fede e dalle sue convinzioni ed era pronto anche a subire dei colpi. Il coraggio della verità è ai miei occhi un criterio di prim’ordine della santità”. E quel finale: “Il mio ricordo di Giovanni Paolo II è colmo di gratitudine. Non potevo e non dovevo provare a imitarlo, ma ho cercato di portare avanti la sua eredità e il suo compito meglio che ho potuto. E perciò sono certo che ancora oggi la sua bontà mi accompagna e la sua benedizione mi protegge”.

Ogni storia aggiunge qualcosa al ritratto di Giovanni Paolo II. Qualcuno ha parlato di un mosaico costruito con 22 tessere. “Queste storie mostrano il grande cuore di Giovanni Paolo II, con cui ha amato Dio e l’uomo. Con questo libro ho voluto aiutare le persone a scoprire il vero volto di Giovanni Paolo II, come l’ho scoperto io, piano piano, in questi anni in cui l’ho frequentato. Scrivendo mi sono ricordato di come l’ho scoperto io”.

Wlodzimierz Redzioch

È l’altra faccia della storia: “Accompagnavo tanti pellegrini alle udienze e in quei momenti scoprivo una persona che incontrava altre persone. Mi colpiva il calore umano che attirava le persone. Ascoltava, faceva sentire che in quei pochi minuti con te era concentrato su di te. Ho chiesto a Poltawska (Wanda, amica intima di Karol Wojtyla per oltre 50 anni, ndr) di spiegarmi questa attenzione e mi ha detto che per il Papa ogni persona era un dono di Dio. Non c’erano incontri casuali, ma Dio metteva le persone sulla sua strada. Ma ogni persona per lui era anche un compito: per quanti pregava e quanti aiutava!”. Vladimiro ha avuto spesso occasione di partecipare alle Messe nella cappella privata del Palazzo apostolico e di vedere Giovanni Paolo II raccolto in preghiera: “Era un uomo di Dio, un sacerdote che ha messo Dio al centro. La sua vita era preghiera ed Eucaristia. Vedevo un uomo completamente immerso nella preghiera con Dio, era mistica, si sentiva, avevi proprio l’impressione che parlasse con Dio. Si capiva che c’è una dimensione della realtà che trascende la dimensione puramente materiale”. E quando pregava, “tutto il resto non era importante. Non disturbarlo era la prima regola”.

Aveva una fede granitica, Giovanni Paolo II. “Gesù non ha chiesto a Pietro di costruire ponti ma di confermare i fratelli nella fede. Grazie alla sua fede milioni di persone non hanno perso la loro fede o l’hanno riacquistata o scoperta”. Anche un collega giornalista, Domenico Del Rio “ha chiesto di ringraziare il Papa per la sua fede: da nessuno aveva avuto più aiuto che dalla fede del Papa”. Giovanni Paolo II cambiava non solo la vita di fede, ma la vita tout court. “Io ho rinunciato alla mia carriera da ingegnere per venire qui. Ho cambiato la mia vita per lui e lui ha cambiato vita di milioni di persone”. E nonostante i grandi gesti e i grandi avvenimenti storici che hanno segnato il pontificato di Giovanni Paolo II – uno su tutti la caduta del Muro di Berlino -, il suo amico Vladimiro è convinto del fatto che “non ha cambiato il mondo con strategie politiche, ma perché riusciva a cambiare cuore degli uomini. E nulla dura se non questo”.

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