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Troppo euro-centrismo, no fermo alla teoria gender, più spazio alla positività della famiglia

Card. Luis Antonio G. TAGLE – Synod of Bishops – Briefing – 2015_10_09 © Antoine Mekary – Aleteia  – DSC8306

Antoine Mekary/Aleteia

Iacopo Scaramuzzi - Vatican Insider - pubblicato il 10/10/15

Sinodo, i gruppi di lavoro rivedono il testo base: appunti e proposte

Mettere maggiormente in luce la positività della famiglia anziché la sua crisi. Criticare più apertamente la «teoria del gender» e sottolineare i rischi della secolarizzazione. Emendare un approccio troppo euro-centrico e occidentale. Dare più attenzione a temi come la cura dei disabili. I 13 circuli minores (gruppi di lavoro linguistici) hanno concluso, con la prima settimana, l’analisi della prima parte dell’Instrumentum laboris, il documento base dell’assemblea ordinaria sulla famiglia, e oggi sono state pubblicati le rispettive relazioni (quattro in inglese, tre in francese e italiano, due in spagnolo, una in tedesco), così come avverrà, per le altre due parti del testo, alla fine delle prossime due settimane sinodali. Molti gli appunti e le proposte, in testi peraltro tutt’altro che univoci. Per il cardinale Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, è normale un po’ di «confusione» dovuta alla nuova metodologia più partecipativa di questo sinodo, ed è giusto che l’Instrumentum laboris, un «testo martire», vada migliorato con la partecipazione collegiale dei vescovi di tutto il mondo.

L’analisi del documento approntato dalla segreteria del Sinodo «presenta spesso un carattere negativo» ed è marcato «da una problematica molto europea, anche troppo europea, col rischio di vedere le cose attraverso un certo prisma», si legge ad esempio nella relazione del secondo circolo francese guidato dal card. Robert Sarah. Più sfumato il primo circolo francese moderato dal cardinale Gerald Cyprien Lacroix, secondo il quale «l’incontro tra differenti culture» che pure parlano la stessa lingua è comunque «espressione unica della cattolicità, che non è mai definitivamente acquisita» e necessita un «reciproco spiegarsi». Se di accenti «troppo negativi» parla la grande maggioranza dei circoli, la critica di eurocentrismo è più marcata in alcuni gruppi, come il primo inglese guidato dal cardinale Gorge Pell («una redazione che segue una mentalità eccessivamente eurocentrica o occidentale») o il quarto guidato dal cardinale Thomas Christopher Collins (il testo sembra «eccessivamente ispirato da preoccupazioni dell’Europa occidentale o del Nord America), è assente nel secondo gruppo inglese, guidato dal cardinale Vincent Nichols mentre il terzo, guidato da mons. Eamon Martin, sottolinea che «è affascinante l’interazione tra unità e diversità», pur ricordando che il documento finale dovrebbe muoversi in «una direzione diversa e più fresca» dell’Instrumentum laboris. Stessa differenziazione presente nei circoli italiani: quello guidato dal cardinale Francesco Montenegro sottolinea che vi è stata una « comprensibile difficoltà di partenza, progressivamente superata» e riferisce che in merito al documento-base «non sono mancate iniziali obiezioni, espressione di diverse e legittime sensibilità tra i padri»; il gruppo guidato dal cardinale Edoardo Menichelli si limita a consigliare di «asciugare un po’» il testo, mentre il terzo gruppo moderato dal cardinale Angelo Bagnasco scrive che «la tessitura del testo è apparsa a molti fortemente connotata da una prospettiva occidentale (europea e nordamericana), soprattutto nella descrizione degli aspetti e delle sfide aperte dalla secolarizzazione e dall’individualismo che connota le società dei consumi». Più generici, in merito al testo-base, le due relazioni spagnole, più positivo il gruppo tedesco che sottolinea una notevole consonanza con l’Instumentum laboris.


Le sottolineature dei 13 circuli minores sono molte e differenziate, ma vi sono diverse ricorrenze. I gruppi più critici nei confronti del testo base insistono sulla necessità di parlare più diffusamente delle teorie del gender (il gruppo guidato dal cardinale Bagnasco, ad esempio, sottolinea che bisogna mettere «più chiaramente in luce il loro carattere ideologico e offrendo alle famiglie un aiuto per riprendersi il loro originario diritto all’educazione dei figli nel dialogo responsabile con gli altri soggetti educativi»), della sfida dell’handicap nelle famiglie, così come di quella delle migrazioni. Nel primo gruppo francese emerge la voce di chi sottolinea la necessità di un «dialogo con i nostri contemporanei». Il secondo gruppo di lingua inglese mette in luce problemi sociali come «la scarsità abitativa, la disoccupazione, la migrazione, la droga, i costi di educare i figli». Il gruppo moderato da Menichelli denuncia i «limiti di un femminismo all’insegna della sola uguaglianza» e segnala la necessità di «denunciare lo sfruttamento del lavoro minorile, dei bambini soldato, del corpo della donna», suggerendo «uno sguardo positivo sulla sessualità» e ricordando la «sfida bioetica». Il gruppo coordinato dal cardinale Collins (relatore mons. Charles Chaput) sottolinea che «molte famiglie cristiane forniscono una contro-testimonianza alle tendenze negative» della società. Il primo gruppo spagnolo chiede di mettere maggiormente in risalto «la bellezza dell’amore umano aperta alla vita», contestando chi sostiene che il pensiero della Chiesa sia «medievale». Il gruppo tedesco, moderato dal cardinale Christoph Schoenborn, sottolinea come il matrimonio «non è un tema solo della fede cattolica». Su questioni più metodologiche, il secondo gruppo francese prospetta un «intervento magisteriale» per dare maggiore chiarezza teologica e canonica, il secondo gruppo anglofono evoca il fatto che «ogni Chiesa locale dovrebbe cercare di identificare le situazioni particolari della marginalizzazione della famiglia nella loro società». Il gruppo germanofono mette in luce la necessità che il testo finale sia rispettoso delle «specificità e differenze» culturali esistenti in seno alla Chiesa, perché serve «una analisi e un giudizio differenziato». Diversi gruppi sottolineano che il tempo delle tre settimane del Sinodo è scarso per affrontare tutti i temi sollevati.

L’arcivescovo di Louisville Joseph Kurtz e presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti ha riecheggiato, tra l’altro, la preoccupazione «che il documento finale non sia semplicemente iper-preoccupato e visto con gli occhi dell’Occidente o addirittura euro-centrico, ma testimoni la ricchezza della reale esperienza della famiglia», affermando che è «meglio parlare di luci e ombre piuttosto che parlare di crisi» della famiglia. «Io credo che quello che si sta facendo – anche il modo di farlo, così buono – sia una scuola di belle arti. Si sta cercando infatti la pittura migliore, i pennelli migliori, per poter mostrare il volto di quella che è la struttura originale della vita, che è la famiglia», ha detto a sua volta Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, che ha anche insistito sulla questione della migrazione e della disoccupazione. Quanto al metodo nuovo adottato dal sinodo sulla famiglia in corso in Vaticano «probabilmente» è «costato un po’ di confusione», ma «è bene essere confusi ogni tanto, se le cose sono sempre chiare non sarebbe più la vita vera», ha chiosato il cardinale Louis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nel briefing quotidiano in Vaticano: se il testo-base fosse quello conclusivo, «perché convocare 300 vescovi?». «In passato – ha sottolineato il porporato filippine – i circoli minori proponevano proposizioni per il Santo Padre, che poi scriveva una esortazione post-sinodale, ma i primi sinodi di Paolo VI non finivano con una esortazione papale: Paolo VI permise al Sinodo di pubblicare il proprio documento come documento finale, solo con la Evangelii Nuntiandi iniziò la pratica delle propositiones per l’esortazione papale, ma suppongo che non sia obbligatorio: è successo nel passato può succedere ancora. Attendiamo la decisione del Papa». Per l’arcivescovo di Manila, comunque, «il Papa ha già detto che il Sinodo non deve cambiare la dottrina, stiamo affermando e riscoprendo l’insegnamento. Il focus è la cura pastorale, come accompagniamo le famiglie divise dalla guerra e dalle migrazioni, come rendere la dottrina viva in specifiche situazioni. La fede è una ma le situazioni sono diverse, emergono serie proposte su come spazio può essere dato più spazio alle conferenze episcopali per affrontare le proprie questioni particolari sempre alla luce della fede».


Aprendo la conferenza stampa, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, riferendo quanto affermato dal segretario generale del Sinodo, ha ricordato – in implicito riferimento alle sintesi degli interventi pubblicati sul sito della conferenza episcopale polacca – che ogni padre sinodale è libero di rendere noto il contenuto del proprio intervento. Ma non è previsto – ha aggiunto – che si rendano pubblici interventi o sintesi di discorsi di altri partecipanti al Sinodo.

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