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Esce Kreuzweg, il film che racconta la “Via Crucis” della giovane Maria

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 10/10/15

La pellicola di Brüggemann rivela una storia di estremismo religioso che però rischia di creare confusione

Arriva nelle sale il 29 ottobre “Kreuzweg“, che significa Via Crucis. E come le tappe della Passione di Cristo il film di Dietrich Brüggemann è suddiviso in quattordici stazioni.

LA FRATERNITA’ FONDAMENTALISTA

Quattordici sono anche gli anni di Maria, la protagonista, adolescente che vive con la famiglia in un piccolo paese nel sud della Germania, in una comunità religiosa denominata “Fraternità San Paolo”, in cui il regista adombra la “Fraternità San Pio X”, il gruppo scismatico fondato dal vescovo Marcel Lefebvre, che non ha riconosciuto il Concilio Vaticano II. C’è una forte connotazione personale nel film, poiché la famiglia del regista faceva parte dei lefevbriani, ma in seguito se ne allontanò (Internazionale, 2 ottobre).

INSEGNAMENTI DEVIATI

Nella trama si racconta la vita di Maria, che aderisce completamente ai dettami della comunità sforzandosi di seguire il rigore che la fede le impone. Di fronte alla continua censura verso ogni apertura alla vita mondana e ai piaceri terreni, Maria si convince che solo attraverso l’estremo sacrificio si possa raggiungere Dio. E così sacrifica la sua vita al Signore, decidendo di ammalarsi e morire affinché venga guarito il fratellino autistico di quattro anni. Una decisione estrema frutto di una interpretazione travisata degli insegnamenti cristiani, che il film imputa agli adulti, rei di praticare, come ha dichiarato il regista, «un abuso spirituale» sulla ingenua ragazzina (cineblog.it, 4 ottobre).

LA MADRE E IL PRETE

I “colpevoli” del disastro sono la rigida madre della piccola e il prete che prepara la ragazzina alla Cresima. Quando il film si apre con la scritta della prima stazione “La condanna a morte di Gesù” e la si abbina alla lezione di Catechismo che il giovane e convincente padre Weber fa a un gruppo di adolescenti, tra cui Maria, viene un brivido. Perché è proprio all’inizio che occorre sgomberare il campo da ogni ambiguità, distinguendo fra Tradizione e tradizionalismo.

LA DOTTRINA DI PADRE WEBER

Padre Weber contesta il Concilio Vaticano II, le sue aperture, la Messa nella lingua nazionale e la musica rock come espressione del demonio. Ma parte della dottrina che esprime, come il valore dello spirito di sacrificio, l’invito ai ragazzi a impegnarsi nella vita, a non seguire gli impulsi e a cercare di salvare le anime dei propri compagni, sono tutto sommato condivisibili.

IL RISCHIO DI FARE CONFUSIONE

Sarebbe un peccato, scrive Avvenire (8 ottobre), che lo spettatore facesse di tutta l’erba un fascio, confondendo l’ambiente esasperato in cui si muove la storia, con la religione cattolica, tacciandola di “fondamentalismo” tout court. La cosa più commovente del film, prosegue il quotidiano dei vescovi, resta però il sincero desiderio di Dio della piccola Maria, l’amore per il prossimo a costo di rinunciare a se stessa. Una “santa bambina” dei nostri giorni, incompresa e incomprensibile, che ha il pregio di farci riflettere.

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